lunedì 25 dicembre 2017

Perdersi a Natale

(racconto ispirato dall'esercizio Festeggiamenti speciali. Ho ripreso il personaggio di Patrizio Boscoscuro e ho cercato di capire come festeggia il Natale)

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


– Non sarebbe una novità.
Patrizio aveva liquidato ogni mia proposta con una frase come quella. "Non sarebbe una novità. Noioso. Già fatto, già vissuto."
Era il primo Natale che passavamo assieme, e volevo che fosse speciale, ma lui era incontentabile. E nemmeno quella era una novità. Seduti al tavolino di un caffè diverso da quello in cui lavoravo, io con un cappuccino e una brioche e lui con un succo di mela caldo e speziato, fissavo i suoi occhi grigi senza più idee. Ormai le aveva bocciate tutte.
– Ti odio quando fai così – borbottai, spingendo indietro le spalle contro lo schienale della sedia.
– No, non è vero – replicò Patrizio con un sorrisino strafottente. – Quando è l'ira a muoverti, stringi di più gli occhi e ti protendi in avanti, come per attaccare.
Mi staccai dallo schienale. – Tu e le tue doti da osservatore...
– Sei prevedibile. Come chiunque altro – m'interruppe lui. Stringendo tra le mani il calore del bicchiere, Patrizio lasciò vagare lo sguardo tra i clienti del locale, prima di tornare a fissarmi intensamente. – La colpa è tua.
Lo guardai storto, ma affondai i denti nella brioche per impedirmi di pronunciare una replica piccata. Avevamo già litigato, e più di una volta, a causa del suo atteggiamento insolente. Ma quello non era uno dei giorni in cui gli avrei permesso di rovinare tutto.
– Insomma – biascicai con la bocca ancora piena. – Che cos'è che ti piace fare, a Natale?
Patrizio sfiorò la copertina nera del suo blocchetto per appunti. – Credevo che ormai lo avessi capito.
Scossi la testa. Fu il suo turno di sospirare e addossarsi allo schienale. – Scelgo una città in cui mi sembra di non essere mai stato, e ne percorro le strade finché non mi perdo. Senza mappa. Senza navigatore. – Patrizio assaporò un sorso del suo succo, troppo dolce e strano per me. – Mi regalo la sensazione di non sapere dove sono, né cosa farò dopo. A questo punto della mia esistenza è ciò che di più raro esista al mondo, e vale più di qualsiasi bene materiale. Ma è un dono che conservo per le occasioni speciali: se lo faccio troppo spesso, rischio di rendere immensamente noiosa la vita di chi verrà dopo di me.
– Ovviamente – borbottai. Nonostante lo conoscessi da mesi, mi sembrava ancora bizzarro pensare agli altri "lui" che erano venuti prima, e a quelli che lo avrebbero seguito. Patrizio mi aveva spiegato come non ne avesse una vera memoria, piuttosto, una sensazione di déjà vu che gli faceva riconoscere luoghi, schemi e sensazioni, anche se non li aveva mai incontrati prima. Finii il cappuccino e sorrisi: mi era venuta un'idea. – Sei mai stato a Fontanellato?
 – Il nome non mi sembra familiare. Dove si trova? Aspetta, provo a... – Patrizio sbloccò lo smartphone, ma io mi allungai sul tavolo e glielo sottrassi.
– No, niente informazioni. Altrimenti, che sorpresa sarebbe?
Patrizio si rilassò e rise. – Vedi? È per questo che ti ho rivelato chi e come sono. Oltre al fatto che non penso di averlo mai raccontato a nessuno... nessuno che mi abbia creduto. – Patrizio si protese e mi accarezzò la mano con cui coprivo il suo smartphone. – Puoi essere prevedibile, ma sai fare in modo che la mia vita non lo sia.
Infilai in bocca l'ultimo pezzetto di brioche e pregustai il momento in cui Patrizio Boscoscuro avrebbe scoperto che a Fontanellato, proprio qui in Italia, c'è il labirinto più grande del mondo: il posto perfetto in cui perdersi a Natale.

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