lunedì 29 giugno 2020

5 - Balloon - Palloncino

#inktober #inktober52


Distrutta


A volte basta poco per essere felici. E altrettanto poco per perdere tutto.
La gioia per me era un palloncino. Sfuggito di mano, ma in fondo mai perso, bloccato con me in un istante per sempre.
Finché non ho visto la mia gioia fatta a pezzi per uno stupido scherzo.

sabato 27 giugno 2020

Fomento


Fomento [fo-mén-to] s.m. med. Applicazione su parti doloranti del corpo di impacchi, generalmente riscaldati, imbevuti di sostanze medicamentose. 2. fig. Istigazione, sobillazione.

Etimologia: proviene dal latino fomentum, derivato di fovere, "riscaldare".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Andrea Piacquadio from Pexels


Jasmen non capì mai chi avesse fatto trapelare la notizia. Sapeva solo che, a poche ore dalla morte del presidente Neron, mentre ancora stavano decidendo il da farsi, attorno al palazzo si era radunata una folla di invasati che chiedevano a gran voce giustizia o vendetta - a quel punto, erano la stessa cosa - e si incitavano a vicenda con urla di fomento.
– ...abbiamo un bel problema – mormorò Jasmen, sbirciando dalle finestre del secondo piano. – Non credevo che sarebbero stati così tanti.
Aveva previsto un po' di resistenza da parte di coloro che avevano beneficiato del regime di Neron, non che il tiranno fosse ancora così amato dal popolo. Nella sua follia, Majestas Neron non aveva dimenticato chi aveva detronizzato la vecchia aristocrazia e lo aveva portato al potere.
Una forza così grande che come le acque di un fiume in piena poteva scavare una montagna e sommergere una città.
Leda si fece avanti. – Jasmen, dovremmo andarcene. Quelli non cercheranno un colpevole, ma un capro espiatorio. E ai loro occhi, lo saremo tutti. Insomma, noi siamo stranieri, tu sei un traditore, non ci sarà nemmeno bisogno di un processo.
Mathias annuì e le mise un braccio attorno alle spalle.
Jasmen comprendeva la loro preoccupazione, ma era già fuggito una volta, e non intendeva farlo più. – Sono responsabile dei casini che quell'uomo ha combinato. Di non averlo fermato quando ne avevo l'occasione. E... aspettate, mi è appena venuta un'idea.
Jasmen si allontanò oltre le doppie porte della sala. Nella piazza, la folla rumoreggiava e premeva per entrare.
Era servito un intero giorno, e ogni risorsa dei suoi vecchi contatti, per sedare la rivolta. E, al termine, quasi un centinaio di feriti erano stati soccorsi e portati nella sala grande. Leda si aggirava tra loro, controllando le bende e applicando fomenti che profumavano di fieno e di erbe balsamiche.
Jasmen sapeva che non era ancora finita, ma per il momento, aveva fatto qualcosa di buono per rimediare agli errori del passato.

giovedì 25 giugno 2020

4 - Snake - Serpente

#inktober #inktober52


Scale e serpenti


Prima che il gioco chiamato "scale e serpenti" venisse inventato il nostro erpetologo, lo gnomo Lo-so, andò a lavare i denti della più alta serpe che si fosse mai vista. Ma un colpo di vento gli tolse i gradini da sotto i piedi. A quel punto, lo gnomo Lo-so non aveva che un modo per scendere.

lunedì 22 giugno 2020

3 - Brick - Mattone

#inktober #inktober52


Chi la fa l'aspetti


Era la quinta volta in tre mesi.
Il metodo, sempre lo stesso: qualche mattone dal vicino cantiere, un lancio mirato, e la vetrina che andava in frantumi.
Non sapevano i ladri che stavolta il proprietario aveva fatto installare una lastra di vetro elastico.

sabato 20 giugno 2020

Magione


Magione [ma-gió-ne] s.f. lett. Abitazione, casa.

Etimologia: proviene dal latino mansionem, "soggiorno, dimora", derivato di manēre, "fermarsi, alloggiare".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero


Quando era andata a vivere da sola, Vivienne aveva scelto quella casa per il vicinato. Non per le due famiglie con bambini che vivevano di fronte, sebbene poter aggiungere qualche ora di ripetizioni private e di baby-sitting al suo stipendio era un bel vantaggio. E neppure l'aveva preferita ad altre per il vicino giovane e single che viveva giusto alla porta accanto, e che nei sabati pomeriggio, in primavera e in estate, era solito condurre il tosaerba abbigliato solo di calzoncini e sandali.
No, ciò che incuriosiva di più Vivienne era la dimora dall'altro lato della sua nuova casa, e il mistero che sembrava racchiudere. Circondata da un'alta e fitta siepe, abbracciata dagli alberi di un giardino tanto ampio che lo si sarebbe potuto definire un parco, la magione che affiancava la sua modesta casetta la si poteva indovinare, più che vederla. Di sicuro, era molto antica.
Vivienne aveva passato ore a fantasticare sulla torre che svettava tra le fronde, e sul tetto d'ardesia che ogni tanto, nelle giornate ventose, faceva capolino a tratti dal verde brillante delle foglie. Non aveva mai visto nessuno entrare o uscire dal cancello. Aveva anche provato a chiedere chi fossero i proprietari agli altri vicini, che vivevano lì da molto più tempo di lei, ma nessuno aveva saputo risponderle. Più volte Vivienne aveva pensato di andare a presentarsi, per scoprire chi davvero la abitasse, e perché nessuno li avesse mai visti. Erano forse una famiglia di vampiri, o una congrega di streghe? C'era una principessa rinchiusa in quella torre? Vivienne si era anche fermata di fronte al cancello in un paio di occasioni, ma non era mai riuscita a raccogliere il coraggio sufficiente per andare fino in fondo.
La verità era che la magione sembrava uscita da un libro di favole, perciò Vivienne non desiderava scoprire una realtà che non avrebbe potuto competere con la sua immaginazione.

giovedì 18 giugno 2020

2 - Shadow - Ombra

#inktober #inktober52


Senza di te


Non conoscevo la solitudine prima di lasciarti.
Credevo di essere schiava. Lottavo per essere libera.
Per compiere le mie scelte, non le tue.
E ora mi manchi, dannato ragazzino volante!

lunedì 15 giugno 2020

1 - Flight - Volo

#inktober #inktober52


Ispirazione perduta


La pagina bianca era un fantasma muto. La sua vena creativa si era esaurita: era la fine di ogni storia.
Poi la meraviglia arrivò battendo le ali come una farfalla alla sua finestra in un giorno di maggio, e le parole ripresero il volo.

sabato 13 giugno 2020

Offuscare


Offuscare [of-fu-scà-re] v.tr. (offusco, offuschi ecc.) [sogg-v-arg] Oscurare qualcosa, renderlo fosco, buio; annebbiare; estens. privare qualcosa di chiarezza. fig. Rendere qualcosa confuso, ottenebrare; rendere qualcosa meno vivo o splendente, farlo scadere, sminuirlo.

Etimologia: proviene dal latino tardo offuscare, composto dal prefisso ob "dinnanzi", e fuscus, "oscuro, nero".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Bryan Geraldo from Pexels


Quando mi ero offerta di ospitare lo straniero, pensavo che la sua presenza avrebbe alleviato la mia  solitudine. Non nel modo in cui insinuavano le vecchie comari, no. Soltanto... volevo sentire che c'era di nuovo qualcun altro, oltre a me, in questa casa che ormai mi andava troppo larga.
Ma lo straniero se ne stava sempre per conto suo, in una camera che aveva offuscato abbassando le tapparelle. Non usciva mai di giorno e riuscivo a vederlo solo quando, vincendo l'imbarazzo, prendevo l'iniziativa e portavo nella sua stanza buia il vassoio del tè o il carrello portavivande con il pranzo. Non restavo più di qualche minuto, perché trovavo opprimente l'oscurità in cui si era confinato, e non avevamo argomenti di conversazione. Lui non parlava molto, e non avevo idea di cosa facesse tutto il giorno là dentro da solo.
Sapevo che usciva di sera tardi, o di notte, perché al mattino trovavo il carrello portavivande oppure il vassoio del tè in cucina, con le posate e le stoviglie lavate e riposte nella credenza. E, ogni primo del mese, non mancava mai di lasciarmi sulla tavola una busta con l'anticipo dell'affitto della sua stanza.
Non potevo lamentarmi, davvero. Ma non era questa la convivenza che avevo immaginato.
Io avevo sperato in rumori di passi, e in una voce che riempisse il vuoto, quel vuoto pesante d'assenza che giorno dopo giorno offuscava sempre di più, nella mia mente, il ricordo di una famiglia che non avrei mai più rivisto.

giovedì 11 giugno 2020

Parole e disegni


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Alena Koval da Pexels


Questo è da sempre un blog fatto di parole e racconti, con qualche esercizio, qualche riflessione, qualche recensione dei libri che ho letto. Dunque, che c'entra il disegno, l'arte grafica, in tutto ciò? Si potrebbe dire che l'immagine sia l'antitesi della parola scritta. Laddove per interpretare le linee di un disegno si usa la vista, per interpretare le parole su una pagina si usa la memoria e la fantasia, e mentre lo stimolo visivo di una immagine è lo stesso per tutti, le sensazioni evocate da una frase possono variare da persona a persona; inoltre ciò che è fissato nei tratti di uno schizzo è una immagine statica, la fotografia di un momento, mentre un racconto può contenere una sequenza di avvenimenti molto più simile a un film e, se l'autore è bravo, coinvolgere tutti i sensi, seppure a livello di immaginazione, per rendere più vivida l'esperienza.
Ma io sono di parte. Vero è anche che si dice che una immagine vale più di mille parole, dato che da sola può sintetizzare e trasmettere contemporaneamente molteplici concetti, per veicolare i quali sono necessarie più parole in una sequenza ordinata; e, sono costretta ad ammetterlo, un disegno o una foto attira la nostra attenzione più di una pagina di testo.
Eppure... immagine e immaginazione, com'è facile intuire, sono parole che condividono la stessa radice. Quindi, quella creatura invisibile che vive nella nostra mente che è la storia prima di essere scritta, o ogni volta che viene letta da qualcuno, ha molto più in comune con il prodotto concreto dell'arte grafica di quanto si pensi. Cerca di ricordare. Ti è mai capitato di provare a disegnare un personaggio o un luogo che hai inventato, o uno di cui hai letto? Forse per fissare i dettagli nella memoria, per essere sicuro di averne un'idea sufficientemente chiara, o soltanto per il piacere di far scorrere la matita sulla carta con un soggetto che trovi gradevole. Magari per lo stesso principio degli scarabocchi tracciati mentre si è al telefono, o nel corso di una lezione monotona: una stampella per il pensiero.
Di queste stampelle per il pensiero io ne avevo già create, ancora prima di Inktober. Figure umane, soprattutto, per quanto la mia capacità nel disegno sia piuttosto scarsa. Più di un personaggio delle mie storie aveva trovato un volto nei tratti incerti su una pagina. Quindi, per me non è un'esperienza nuova. Quel che è nuovo è che, prima di ottobre scorso, quella era un'esperienza privata.
Ora mi sento un po' più competente in questo mezzo espressivo. Non tantissimo, appena un po'. Dunque, perché no?
In fondo parole e disegni, come dimostrano i libri illustrati, non poi sono un'accoppiata così strana.

lunedì 8 giugno 2020

Inktober tutto l'anno

Come avrai già intuito dal titolo di questo post, la mia intenzione per questo nuovo capitolo del blog è un secondo Inktober... fuori stagione. L'idea mi è venuta quando ho saputo, tardi come al solito, dell'iniziativa Inktober 52, che dall'inizio dell'anno ha offerto ai disegnatori una parola a sorpresa alla settimana su cui basare le proprie opere. Queste le parole fin qui rivelate:


  1. Flight - Volo
  2. Shadow - Ombra
  3. Brick - Mattone
  4. Snake - Serpente
  5. Ballooon - Palloncino o Mongolfiera
  6. Hammer - Martello
  7. Dinner - Cena
  8. Spider - Ragno
  9. Wave - Onda
  10. Elf - Elfo
  11. Tower - Torre
  12. Elephant - Elefante
  13. Joy - Gioia
  14. Green - Verde
  15. Red - Rosso
  16. Blue - Blu
  17. Yellow - Giallo
  18. Train - Treno
  19. Praying Mantis - Mantide Religiosa
  20. Bubbles - Bolle
  21. Robot - Robot
  22. Stranded - Arenato o Bloccato
  23. Shell - Conchiglia o Guscio

Lo so, parto tardi, rispetto ai disegnatori che hanno seguito l'iniziativa fin da gennaio. Ho un bel po' di parole da recuperare, vero? Il mio piano è di farne due ogni settimana, il lunedì e il giovedì, lasciando come al solito il sabato per la parola inconsueta (collegata a una delle due di Inktober o libera). Questo a partire dalla settimana prossima.
Naturalmente, come per la sfida che ho completato a ottobre dell'anno scorso, io non mi limiterò a creare un disegno: in fondo, sono una scrittrice e non un'artista. Perciò ogni disegno sarà accompagnato da un pensiero o da un micro racconto, qualche decina di parole al massimo. Non voglio pormi un limite che non sia quello dello spazio sulla pagina, e ti assicuro che, tolto il disegno, ne rimane ben poco. Ma mi fa bene, perché imparare a sintetizzare, a ridurre ciò che scrivo all'essenziale, è da sempre la mia sfida.
E, come è stato per Inktober, non vedo l'ora di iniziare. Il che è sempre un buon segno.

sabato 6 giugno 2020

Librarsi


Librarsi [li-bràr-si] v.rifl. [sogg-v-prep.arg] Mantenersi sospeso in aria, in equilibrio.

Etimologia: proviene dal latino librare, "mantenere in equilibrio", derivato di libra, "peso, bilancia".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Hai mai provato la sensazione di librarti in aria? L'euforica impressione di galleggiare pochi centimetri al di sopra della tua testa, leggero o senza peso, che spesso segue l'aver esagerato un po' nel bere, o un'inaspettata e intensa felicità, o l'attesa di una persona amata. Un'emozione selvatica ed effimera, difficile da afferrare. Inconsistente e libera come una bolla di sapone, che nel provare ad afferrarla ti scoppia in mano senza lasciare alcuna traccia, se non poche gocce d'umido e un effluvio lieve.
Per te, lo posso immaginare, si tratta solo di illusione. Anche se ti senti fluttuare, sai che i tuoi piedi non si sono mai staccati da terra, e perfino nei deliri dell'alcol una parte di te continua a rendersene conto. Volare è impossibile.
Ma io sono un sognatore, un visionario, e non ho mai accettato un no come risposta. Per questo ho elaborato una teoria, un modo per moltiplicare e amplificare quella sensazione fino a renderla reale. Ma una teoria, per quanto bella, resta pur sempre una teoria. Serve qualcuno che possa metterla in pratica, sperimentarla, correggerla. Quel qualcuno, per me, era Ekira Bright. Mia moglie.
Lei si è librata al di sopra della mia follia e le ha dato una forma. Lei, alla fine, ha addomesticato quella sensazione sfuggente, l'ha rinchiusa entro i confini di un poliedro sfaccettato e ha capito come usarla. Come alimentare con i nostri sogni il vero volo.
Senza di lei, al primo soffio di vento, il cielo mi avrebbe rapito per non restituirmi mai più alla terra.

giovedì 4 giugno 2020

Tempo di voltare pagina


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Giusto un breve annuncio, dato che per oggi non ho un racconto pronto, e neppure il tempo per causa di forza maggiore né la voglia (mi starò ammalando?) di scriverne uno al momento. Avevo intitolato questo "capitolo" del blog "Racconti brevi", sulla scia dell'esperienza di Inktober che è servita a rinfrescare la mia scrittura su questo blog, che prima di ottobre scorso aveva finito col diventare quasi più un peso che un piacere. Speravo di continuare idealmente quella serie di mini racconti, solo, non accompagnati da un disegno. Però per strada, da qualche parte, devo aver perso quell'idea. Tanto che mi sono ritrovata, qualche giorno fa, con gli stessi identici problemi di cui speravo di essermi liberata: post pubblicati di sera tardi, scarsa voglia, poca convinzione di aver scritto qualcosa di decente.
Quand'è così, mi sono detta, è tempo di voltare pagina. Considerare concluso questo capitolo e iniziarne uno diverso, con altri spunti di scrittura e una nuova impostazione. Anche perché mi sembra sia durato abbastanza a lungo, se lo confronto con i precedenti.
Quindi, per mantenere breve almeno questo annuncio, visto che con i racconti mi stavo dilungando troppo: dalla prossima settimana, si cambia. O forse non dalla prossima, visto che stavo già meditando di prendermi almeno una settimana di pausa per prepararmi e coprire un problema tecnico (che si è poi rivelato una bufala... lasciamo perdere, va).
Il come, voglio lasciare che sia una sorpresa.

lunedì 1 giugno 2020

Un nuovo inizio, a piedi nudi

 
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Sono poche le cose a cui non potrei rinunciare: un bicchiere di latte al mattino, il piacere di dire una parola gentile a uno sconosciuto, una serata di giochi da tavolo con dei nuovi amici, la sensazione dei miei piedi nudi sulla terra.
Ma non è sempre stato così.
Alcuni anni fa, quando mi sono risvegliata senza ricordi e senza un nome, mi sono rifugiata in un guscio per evitare di perdermi nell'abisso sotto ai miei piedi nudi, per non sentire il canto degli steli d'erba sulla pelle. La polizia mi ha fornito un'identità e mi ha affidato a qualcuno che mi aiutasse a recuperare il mio passato, senza sapere che in realtà chi mi avrebbe restituita a me stessa lavorava nello studio accanto.
E così avevo ricominciato daccapo la mia vita, a tentoni, a piedi nudi, e per paura li avevo subito costretti nelle scarpe. Non capivo allora quale benedizione fossero i nuovi inizi. Ero arrivata a temere qualunque cosa mi fosse sconosciuta; e, non ricordando quasi niente, tutto per me lo era.
Ho imparato a poco a poco, assieme a lui, il valore di un'alba. Oggi posso dire "grazie a dio è lunedì", e festeggiare come si conviene il primo giorno del mese, perché so che è nei nuovi inizi, nei semi che risiede tutto il potenziale per un futuro che deve ancora germogliare; lo so meglio di chiunque altro, perché lo avverto nel toccarli con la mia anima da driade, e non per sentito dire. E per i semi metaforici vale la stessa identica cosa.
Perciò, anche se suonerà un po' folle, oggi ho invitato alcuni amici a passeggiare con me a piedi nudi in giardino. Con quelli che declineranno il mio invito, posso sempre attribuire le mie stranezze all'amnesia. Ma quelli che accetteranno di lanciarsi in un'avventura e celebrare con me un nuovo inizio, chissà, forse potrebbero anche assistere al prodigio di una fioritura improvvisa, o all'animarsi di un ramo che li soccorre con la sua ombra.
In fondo, è primavera. È tempo anche per me di spaccare il mio guscio di seme e germogliare alla luce.