lunedì 1 giugno 2020

Un nuovo inizio, a piedi nudi

 
Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Jill Wellington from Pexels


Sono poche le cose a cui non potrei rinunciare: un bicchiere di latte al mattino, il piacere di dire una parola gentile a uno sconosciuto, una serata di giochi da tavolo con dei nuovi amici, la sensazione dei miei piedi nudi sulla terra.
Ma non è sempre stato così.
Alcuni anni fa, quando mi sono risvegliata senza ricordi e senza un nome, mi sono rifugiata in un guscio per evitare di perdermi nell'abisso sotto ai miei piedi nudi, per non sentire il canto degli steli d'erba sulla pelle. La polizia mi ha fornito un'identità e mi ha affidato a qualcuno che mi aiutasse a recuperare il mio passato, senza sapere che in realtà chi mi avrebbe restituita a me stessa lavorava nello studio accanto.
E così avevo ricominciato daccapo la mia vita, a tentoni, a piedi nudi, e per paura li avevo subito costretti nelle scarpe. Non capivo allora quale benedizione fossero i nuovi inizi. Ero arrivata a temere qualunque cosa mi fosse sconosciuta; e, non ricordando quasi niente, tutto per me lo era.
Ho imparato a poco a poco, assieme a lui, il valore di un'alba. Oggi posso dire "grazie a dio è lunedì", e festeggiare come si conviene il primo giorno del mese, perché so che è nei nuovi inizi, nei semi che risiede tutto il potenziale per un futuro che deve ancora germogliare; lo so meglio di chiunque altro, perché lo avverto nel toccarli con la mia anima da driade, e non per sentito dire. E per i semi metaforici vale la stessa identica cosa.
Perciò, anche se suonerà un po' folle, oggi ho invitato alcuni amici a passeggiare con me a piedi nudi in giardino. Con quelli che declineranno il mio invito, posso sempre attribuire le mie stranezze all'amnesia. Ma quelli che accetteranno di lanciarsi in un'avventura e celebrare con me un nuovo inizio, chissà, forse potrebbero anche assistere al prodigio di una fioritura improvvisa, o all'animarsi di un ramo che li soccorre con la sua ombra.
In fondo, è primavera. È tempo anche per me di spaccare il mio guscio di seme e germogliare alla luce.

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