giovedì 11 giugno 2020

Parole e disegni


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Alena Koval da Pexels


Questo è da sempre un blog fatto di parole e racconti, con qualche esercizio, qualche riflessione, qualche recensione dei libri che ho letto. Dunque, che c'entra il disegno, l'arte grafica, in tutto ciò? Si potrebbe dire che l'immagine sia l'antitesi della parola scritta. Laddove per interpretare le linee di un disegno si usa la vista, per interpretare le parole su una pagina si usa la memoria e la fantasia, e mentre lo stimolo visivo di una immagine è lo stesso per tutti, le sensazioni evocate da una frase possono variare da persona a persona; inoltre ciò che è fissato nei tratti di uno schizzo è una immagine statica, la fotografia di un momento, mentre un racconto può contenere una sequenza di avvenimenti molto più simile a un film e, se l'autore è bravo, coinvolgere tutti i sensi, seppure a livello di immaginazione, per rendere più vivida l'esperienza.
Ma io sono di parte. Vero è anche che si dice che una immagine vale più di mille parole, dato che da sola può sintetizzare e trasmettere contemporaneamente molteplici concetti, per veicolare i quali sono necessarie più parole in una sequenza ordinata; e, sono costretta ad ammetterlo, un disegno o una foto attira la nostra attenzione più di una pagina di testo.
Eppure... immagine e immaginazione, com'è facile intuire, sono parole che condividono la stessa radice. Quindi, quella creatura invisibile che vive nella nostra mente che è la storia prima di essere scritta, o ogni volta che viene letta da qualcuno, ha molto più in comune con il prodotto concreto dell'arte grafica di quanto si pensi. Cerca di ricordare. Ti è mai capitato di provare a disegnare un personaggio o un luogo che hai inventato, o uno di cui hai letto? Forse per fissare i dettagli nella memoria, per essere sicuro di averne un'idea sufficientemente chiara, o soltanto per il piacere di far scorrere la matita sulla carta con un soggetto che trovi gradevole. Magari per lo stesso principio degli scarabocchi tracciati mentre si è al telefono, o nel corso di una lezione monotona: una stampella per il pensiero.
Di queste stampelle per il pensiero io ne avevo già create, ancora prima di Inktober. Figure umane, soprattutto, per quanto la mia capacità nel disegno sia piuttosto scarsa. Più di un personaggio delle mie storie aveva trovato un volto nei tratti incerti su una pagina. Quindi, per me non è un'esperienza nuova. Quel che è nuovo è che, prima di ottobre scorso, quella era un'esperienza privata.
Ora mi sento un po' più competente in questo mezzo espressivo. Non tantissimo, appena un po'. Dunque, perché no?
In fondo parole e disegni, come dimostrano i libri illustrati, non poi sono un'accoppiata così strana.

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