giovedì 24 marzo 2022

La trappola


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Foto di Ekrulila da Pexels


Luithgass era inquieto, e la tranquilla, regolare monotonia delle ruote della carrozza che sferragliavano sul sentiero non alleviava di un briciolo le sue preoccupazioni. La notte era cupa e densa di misteri al di fuori dell'elegante abitacolo, e la scarsa luce delle lanterne non riusciva a penetrare nel buio per più di qualche metro; e laddove gli alberi si facevano fitti, ai lati della strada che stavano percorrendo, la luce generava ombre contorte e fuggevoli. Più di una volta gli era parso di scorgere figure umane in quelle ombre, e ancora non capiva perché le ombre si tenessero a distanza.
Gettò uno sguardo agli uomini armati stretti sull'altra panca, e sul poco spazio che restava su quella che condivideva con il suo signore. Non era un viaggio comodo quello, ma gli inconvenienti fisici erano poca cosa rispetto al sinistro pensiero che quel viaggio si sarebbe concluso in modo assai diverso rispetto a quanto previsto dal suo padrone. Sbirciò fuori dal finestrino ancora una volta, cercando di penetrare con lo sguardo le ombre ingannevoli al lato del sentiero. Innanzi al cocchio, lo scalpitio degli zoccoli dei possenti frisoni neri gli martellava nel cuore.
– Luithgass, mio pavido servitore, non c'è motivo di angustiarsi tanto – gli disse in tono annoiato il suo signore. – Non ho forse io diffuso la notizia di questo viaggio notturno, con tanto di orari, percorso e quantità dell'oro che trasportiamo, in lungo e in largo per il paese?
Luithgass ritrasse il volto dal finestrino, si tolse il cappello e lo strinse tra le mani, fissando il suo signore: – S-s-sì... sì, certo, sire, ma-ma-ma...
– E non ho forse io – proseguì il nobile, nello stesso tono di tedio della sua prima domanda, – portato con noi la massima quantità trasportabile delle migliori guardie della mia guarnigione, armate di tutto punto, bene addestrate nell'arte del combattimento e pronte a ogni eventualità?
– S-sì, certo sire – borbottò Luithgass, stritolando il cappello già piuttosto malconcio tra le mani. – Perfino il cocchiere... m-m-m-ma...
– Esatto, perfino il cocchiere è in realtà uno dei miei soldati, nessun pericolo dunque che venga sorpreso da un gruppo di manigoldi. E non ho forse io preparato la migliore, la più insospettabile, la più appetibile delle trappole? – Il nobiluomo stavolta, fissandosi con molto interesse le unghie, o meglio, le dita avvolte nei guanti candidi, non attese nemmeno il bofonchiare del suo servo, e così concluse: – E dunque non temete, mio pavido Luithgass, poiché quei briganti non sapranno resistere, e faranno la fine del topo che si avventa sul formaggio nella trappola.
Luithgass non poté rispondere a quell'affermazione, poiché mentre stava cercando le parole e riordinando i suoi pensieri per formulare un'obiezione, un paio di colpi sul fianco e sul finestrino dal suo lato della carrozza lo fecero trasalire. Le guardie armate furono le prime a scattare e a rivolgere gli elmi in quella direzione. Dopo di loro, il nobile si sporse a guardare oltre la sagoma tracagnotta del fedele servitore, e infine anche quest'ultimo si girò tremante al ripetersi dei colpi.
Alla fievole luce delle lanterne, un paio di mani femminili colpivano più e più volte col palmo il vetro, e a queste si aggiunse una voce in affanno. – Aiuto! Aiutatemi, nobile signore, abbiate misericordia, per pietà! – supplicava la fanciulla, con tono tanto affranto che avrebbe smosso perfino il più gelido cuore di pietra.
– Ah, il solito, vecchio trucco della donzella in pericolo – disse invece il nobile, in tono di lieve sarcasmo. – Mi chiedevo quanto ci avrebbero messo quei furfanti a mettere in atto la loro, di trappola... prevedibile e scontata, se mi è concessa una critica. Dunque, fingiamo di caderci, come prevede il mio piano. Fate fermare la carrozza!
All'ordine del nobile, una delle guardie sulla panca antistante batté un paio di colpi sulla parte frontale dell'abitacolo, e in breve tempo il cocchiere tirò le redini per far rallentare e poi fermare i cavalli. Lo sportello della carrozza fu aperto, e il timoroso servitore costretto a sporgersi per chiedere alla signorina dalle vesti stracciate e i piedi nudi e sporchi di fango: – S-s-sìììì? Come p-posso aiutarla?
– Scendete, ve ne prego – fece lesta quella, tendendo le braccia da qualche passo di distanza dalla carrozza. – Fui rapita dalla mia casa da gente orribile, riuscii a fuggire ma... sono tanto stanca, e spaventata, e la caviglia mi duole, e ahimè, temo che presto sverrò...
La fanciulla parlò in tono lamentoso e nello smorzare la voce si portò un braccio alla fronte.
– Scendete! – sibilò il nobile all'orecchio di Luithgass. – Altrimenti quei marrani non usciranno mai dai loro nascondigli!
Luithgass ovviamente pensava che fosse una pessima idea, ma glielo ordinava il suo signore, perciò caracollò giù dal cocchio e si avvicinò alla fanciulla, che con fare da teatrante e precisione millimetrica si lasciò cadere tra le sue braccia. Luithgass la esaminò brevemente e poi si girò verso il suo padrone. – È svenuta, sire. È... è svenuta davvero, credo.
Spazientito, il nobile si precipitò fuori dalla carrozza e lo redarguì: – Zitto, cretino! Non dire nulla che possa far intuire il nostro...
Mentre parlava, la fanciulla aprì un occhio, e nello scorgere il nobile allo scoperto, alzò la testa e diede il segnale convenuto: – Ora! All'attacco!
Al suo grido, quattro briganti armati di bastoni e rozzi coltelli spuntarono dalle ombre fra gli alberi. Luithgass mollò la fanciulla e si rifugiò al fianco del suo signore. Quest'ultimo sogghignava. – Così pochi – mormorò al servitore. – Sarà facile sopraffarli.
Attese che i briganti si avvicinassero tanto da vedere i loro musi laidi e barbuti, quindi a sua volta diede un ordine: – Ora! Catturateli!
Dall'interno della carrozza scesero a uno a uno sette soldati in armi e armatura, che fino a quel momento se n'erano stati pigiati tutti insieme nell'abitacolo. Perfino il cocchiere smontò dal suo posto, si ficcò in testa un elmo, sguainò la spada e si affiancò ai compagni.
Nel vedersi in inferiorità numerica di due a uno, la fanciulla infatti non era contata da nessuno dei due schieramenti nell'imminente battaglia, i briganti sgranarono gli occhi, frenarono bruscamente la loro carica, fissarono il muro di guardie armate e poi si guardarono l'un l'altro. E infine fecero dietrofront e se la diedero a gambe nella foresta, fanciulla compresa.
– Inseguiteli! – ordinò il nobile, baldanzoso. – Catturateli! Non lasciatevene scappare nemmeno uno!
Le guardie partirono, in uno sferragliare di metallo, e scomparvero nelle ombre tra gli alberi. Luithgass e il nobile rimasero accanto alla carrozza ad aspettare, in ascolto. Dalla boscaglia giunsero passi concitati, grida, clangore di metallo contro il metallo e tonfi secchi di bastoni che colpivano e si spezzavano.
Passò qualche istante, e fu il silenzio. Luithgass era sempre più inquieto, e sbirciava a tratti le ombre minacciose create dai rami su cui danzava la luce incostante delle lanterne, e a tratti il suo signore, che non aveva mai perso la sua espressione tranquilla e sicura.
Infine le guardie tornarono, in fila indiana. Le prime cinque tenevano per la collottola i briganti e la disgraziata fanciulla che aveva fatto da esca. Le mani dei lestofanti erano legate dietro la schiena, qualcuno di loro zoppicava e qualcun altro aveva lividi e ferite sulla pelle esposta delle braccia e del volto. Le guardie sfilarono davanti al nobile e a Luithgass, e senza attendere gli ordini del loro signore, costrinsero i criminali catturati a salire nella carrozza, e montarono assieme a loro.
– Sì, bravi, sbatteteli dentro! – reagì in ritardo il nobile, profondamente soddisfatto dal trattamento rude che i suoi stavano infliggendo ai furfanti. – Sveltì, svelti! Portiamoli in prigione!
Luithgass mugugnò e sbirciò il cocchiere che risaliva al suo posto senza neanche togliersi l'elmo. Al cogliere quel brontolio, il nobile replicò: – Visto, mio pavido Luithgass? Tutto è andato secondo il mio piano. La mia trappola è scattata inesorabile. Ah, mio buon Luithgass, non avevi alcun motivo di temere, quando la mia intelligenza superiore si mette all'opera, nessun brigante può sfuggire dalla giusta punizione nelle regie prigioni.
Mentre pronunciava quelle parole, lo sportello venne chiuso di fronte a loro, il cocchiere mise mano alle redini e spronò i cavalli. La carrozza partì senza di loro e si allontanò lungo il sentiero in uno scalpitio sferragliante, sempre più lontano, sempre più fievole, così come la luce delle lanterne che portava con sé.
Nel buio, si levò la voce balbettante di Luithgass: – S-s-sire? T-temo che il vostro p-piano abbia una p-piccola, piccola f-f-falla...
Il nobile non rispose. Luithgass non poteva vederlo, ma probabilmente le labbra del suo signore conservavano ancora quel sorriso soddisfatto, divenuto ormai una vuota maschera, mentre pian piano iniziava a rendersi conto di quanto sbagliati fossero i suoi calcoli. Tra gli alberi della foresta risuonarono i gemiti delle guardie messe fuori combattimento e spogliate di armi e armature dal resto della banda, rimasto nascosto nella foresta per attuare una trappola in cui lui, un nobile dall'intelligenza superiore, era caduto come il più ingenuo dei topolini.

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