sabato 12 agosto 2017

Vociferare

Nell'iniziare questa sezione del blog pensavo che avrei scelto solo parole che, oltre a essere poco usate, fossero anche belle sonoramente. Parole gradevoli da ascoltare e pronunciare. Le cellar door della lingua italiana (cellar door, porta della cantina, è stata citata da Tolkien come esempio di espressione che nella lingua inglese ha un bellissimo suono, ancor più di beautiful).
La parole che ti propongo oggi, a mio avviso, non è tra quelle. È una sequenza di consonanti e vocali così regolare da risultare noiosa. Ma volevo un verbo, ed è interessante riuscire a riconoscerne l'etimologia da quel poco di latino che mi ricordo.

Vociferare [vo-ci-fe-rà-re] v.tr. (vocifero ecc.) [sogg-v-arg] Dire, diffondere notizie incerte.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Ti dirò, non ho idea di chi sia questo personaggio. Dove viva, cosa faccia, in che razza di mondo si muova. Ho il sospetto che sia un nuovo arrivato... di cui forse un giorno conoscerò la storia.


Quando ero bambino esisteva un gioco che si chiamava "telefono senza fili". Ci mettevamo in fila e sussurravamo all'orecchio di chi seguiva la frase sentita da chi veniva prima. L'ultimo della fila la ripeteva ad alta voce, e di solito era completamente diversa da com'era in partenza.
È un buon esempio di come funzionano le voci. Lo sapevo, perciò non mi stupii più di tanto la mattina in cui la signora Emilia mi raggiunse trafelata mentre facevo colazione, strillando: – Orm... Orm, hai sentito?
Cercai di ignorarla, ma quella continuò a sfarfallarmi attorno, pungolarmi e chiedere. Posai il tramezzino e alzai gli occhi. – Sentito cosa, signora Emilia?
Fuori dalla veranda, il camion della spazzatura si allontanava con il motore scoppiettante. Eppure la sua voce si levò al di sopra del frastuono. – Ma davvero non hai ancora sentito niente?
Scossi la testa.
– Santo cielo, Orm! – Emilia si prese il volto tra le mani. – Sei sempre l'ultimo a sapere le cose! Ah, se non ci fossi io...
Afferrai il tramezzino e ripresi a mangiare, spaparanzato sulla sedia. Sapevo di non avere alcuna speranza di interrompere quel flusso di parole, una volta che avesse rotti gli argini; per cui, tanto valeva che mi mettessi comodo e mi godessi la tumultuosa discesa del fiume nel territorio del pettegolezzo e del "si vocifera che".
– ...e Arturo lo ha detto a Luciana, che lo ha detto ad Alberta, che lo ha riferito a me. È sicuro, Orm. Sono tornati! – Emilia scosse la testa. – Santo cielo... come faremo adesso?
Le posai una mano sulla spalla. – Vediamo se ho capito. Dunque. Michele ha trovato alcune spighe piegate. Il catorcio di Anna si rifiuta di mettersi in moto. Sabina la veggente dice di aver notato delle luci in cielo, di notte. Come siamo arrivati da questo al vociferare di omini grigi?
Sbirciai il capanno degli attrezzi fuori dalla finestra, dove qualcun altro attendeva la colazione. Incredibile. In quel caso, il vicinato era arrivato pericolosamente vicino ad azzeccare la frase giusta.

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