giovedì 7 settembre 2017

Cenerognola

(racconto ispirato dall'esercizio Riscrivi la trama. Sempre utilizzando come base le fiabe, ho scelto di riscrivere il finale di una di esse)
 
Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Quando la portarono da lui, il principe rimase basito. Non era solo per gli abiti laceri, le macchie d'unto e di cenere. E nemmeno perché procedeva zoppicando, un piede nella scarpetta di cristallo e l'altro in uno zoccolo troppo largo.
– Vostra maestà, la scarpetta calza alla perfezione – gli disse il ciambellano. – Costei è Cenerognola, la fanciulla che ci avete mandato a cercare.
Ci voleva un gran coraggio a chiamarla "fanciulla".
Cenerognola era una creatura ingobbita e rachitica dai capelli stopposi, ben al di là dei dieci lustri. Strabica, ma non di quello strabismo detto "di Venere", bensì di un difetto più pesante che costringeva i suoi occhi a guardare in direzioni opposte: se uno volgeva a destra, l'altro a sinistra; se uno si girava in su, l'altro andava giù. Le gambe storte quasi s'incrociavano mentre procedeva verso il trono. Sorrise, mettendo in mostra sotto a un naso importante i tre o quattro denti gialli che le erano rimasti.
Sollevò l'orlo della gonna con le dita adunche e mostrò con orgoglio il piede calzato nella scarpetta. Aveva quell'unico pregio, Cenerognola: piedi graziosi, piccoli e ben formati, che non avevano mai trovato la scarpa perfetta. Almeno finché il ciambellano non era giunto nella sua bicocca a metterla alla prova, come già innumerevoli dame prima di lei.
– Mio principe! –  gracchiò Cenerognola, buttandogli le braccia al collo. – Sì, vi amo, vi voglio sposare!
Il principe vacillò alla zaffata pestilenziale che lo raggiunse da quella bocca sguarnita. Ovviamente non era Cenerognola la fanciulla con cui aveva danzato fino a mezzanotte, colei che aveva perso la scarpetta. Ma il principe aveva annunciato che avrebbe sposato la donna in grado di calzare la scarpa di cristallo impossibilmente stretta, ed eccola lì di fronte a lui. La parola di un principe era legge, e dunque non poteva sottrarsi a quell'obbligo.
– Avrei dovuto immaginare che poteva essercene più d'una – bisbigliò il principe incastrato al ciambellano. – Non pare troppo in salute, e neanche nel fiore degli anni. Questa è la mia unica consolazione: non dovrò attendere a lungo prima di diventare vedovo.
– Non ci giurerei, Vostra maestà – bisbigliò di rimando il ciambellano.
– Cenerognola è sopravvissuta a così tante guerre, pestilenze e carestie che potrebbe benissimo seppellirci tutti.
Il giorno dopo, come promesso, il principe sposò Cenerognola. Lei, almeno, visse per sempre felice e contenta.

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