sabato 24 febbraio 2018

Eburneo

Per oggi ho scelto un aggettivo ideale per ambientazioni antiche e narratori colti. Deriva dal latino ebur, avorio. Da non confondere con ebano: quanto a colore, è l'esatto opposto!

Eburneo [e-bùr-neo] o eburno agg. lett. Di avorio, del suo colore.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Prometto che starò molto lontana dall'abusata "pelle eburnea"! Più che un personaggio, il mio primo pensiero è stato  per un paesaggio. Un paesaggio desolato e bianco avorio. Ovviamente, su un altro pianeta. Eccolo qui.


L'intero pianeta era... eburneo.
Le pietre dai bordi frastagliati ammassate fino all'orizzonte erano bianco avorio, così come la sabbia che Cinde, accosciata, raccolse e lasciò scivolare tra le dita. Vecchi tronchi spezzati si elevavano pallidi verso un cielo candido ma senza nubi. Un sole impietoso, abbacinante, fisso sulla sommità del cielo aveva fatto svanire ogni speranza d'ombra.
– Sei certa che il posto sia questo? – Handel osservò la distesa eburnea e sistemò la tracolla del fucile a impulsi.
– Le coordinate sono giuste. – Cinde si alzò. Controllò il rilevatore. – Non riesco a capire. Eppure...
– Inutile che guardi quel coso. – Handel scivolò su una pietra piatta e levigata. Lo stivale gli si infilò in un foro tondo, dai bordi netti. Handel imprecò. – Guardati attorno. Non verrà nessuno.
Cinde scrutò il cielo eburneo, poi la loro navetta color ruggine, che assieme alla divisa nera di Handel era l'unica macchia in quel candore. Quanto a lei, il bianco e l'argento le donavano di più. – Non possiamo andarcene. Quel carburante ci serve.
– Sì? Non quanto ci serve la vita. – Handel lottò per liberare il piede, poi indietreggiò. – È chiaro che qui non abita nessuno. Non c'è acqua, cibo, niente di valore. Perché darci appuntamento qui? Dammi retta, siamo in un dannato cimitero.
– Potresti avere più ragione di quanto pensi – disse una voce. Cinde si voltò, e Handel puntò il fucile a impulsi contro il nuovo arrivato.
Sarebbe potuto passare per umano, non fosse stato per le squame sul collo, gli occhi come quelli di un serpente e quattro lunghe dita a ogni mano.
– Dannato Arturiano – brontolò Handel, e abbassò l'arma.
– Mod! – Cinde gli andò incontro. – Nessuna traccia del venditore?
– No, ma... – Mod indicò un punto alle sue spalle. – Da quella parte ho trovato un mausoleo. E la sabbia su cui camminiamo? L'ho analizzata. È polvere d'ossa.
Handel guardò il foro in cui era incappato. Ce n'era un altro, identico, al suo fianco. Erano orbite. Le orbite di un enorme teschio.

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