sabato 10 giugno 2017

Mossiere

Probabilmente conosci il termine inglese "starter", che è entrato nell'uso comune nella nostra lingua. Ma hai mai sentito la parola italiana corrispondente?

Mossiere [mos-siè-re] s.m. (f. -ra) In una corsa, chi è addetto al segnale di partenza.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Personalmente ritengo che mossiere dia un sapore più antico, o più "classico" alla vicenda e alla voce narrante. Quindi lo userei per una corsa in un romanzo o racconto storico, in un fantasy medioevale con castelli e magie, magari anche in una favola o nel caso di un narratore di una certa età, anche quando la storia è ambientata nel presente. Invece nella fantascienza o in una storia moderna raccontata da un ragazzo, per quanto mi riguarda, via libera all'inglese starter.


Il mossiere si mise di fianco alla linea sulla sabbia e alzò il fazzoletto. Ci scambiammo uno sguardo. Mi schiarii la voce e ripetei le regole.
– Uno, si inizia dietro la linea di partenza. Non si mette un'unghia avanti prima che il fazzoletto abbia toccato terra. Due: vince chi oltrepassa la linea di arrivo con tutto il corpo. Non è valido arrivare e sdraiarsi di traverso sulla linea per non far passare gli altri. Dico a te, Maipe, non mi far fare brutta figura.
Sbirciai il felino iridescente con lunghe zanne che spuntavano dalle fauci. Pareva che avesse sempre sul muso un ghigno sardonico.
– Tre: qualunque forma o numero di zampe è valido, quindi Cin, non lamentarti con Kamila di quello che hai scelto.
La ragazza bruna accucciata dietro la scolopendra a strisce nere e arancio rise.
– Non l'ho scelto io! – si lamentò la bambina bionda al suo fianco, carezzando il carapace di un enorme granchio viola. – A Kera piace!
Posai l'indice sulle labbra: – Shhh! Non facciamo rumore. Se mamma Tamesi arriva, addio divertimento, quindi ecco la quarta regola: non si grida per far correre di più la propria Potenza, non la si spinge, non la si porta in braccio al traguardo. Cinque: è una gara di corsa, quindi è vietato volare!
Lavinia incrociò le braccia e mi guardò storto. Davanti a lei c'era Mokita sotto forma di un corvo nero con tre zampe e una cresta bianca ritta in testa. – Non è valido, te lo sei inventato adesso!
Puntai i pugni sui fianchi. – Ho sempre detto che era una gara di corsa. Corsa!
– Ehi! – fece il mossiere, Natiel, l'unico ragazzo. L'unico a quello spettacolo bizzarro che non fosse della nostra famiglia. Mi piaceva un sacco e un giorno l'avrei sposato, perciò tanto valeva che sapesse subito come eravamo, no?
– Mi si sta addormentando il braccio. Possiamo cominciare?
Annuii e andai dietro a Maipe. – So che sei il più veloce. Quindi non fare scherzi e vinci per me, ok?
Il felino dai denti a sciabola ridacchiò sotto i baffi.
Natiel mollò il fazzoletto e la gara ebbe inizio.

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