sabato 14 ottobre 2017

Hybris

Si scrive hybris, ma si legge iubris. Essendo cresciuta, almeno in parte, a tragedie greche (non è una metafora... proprio Euripide, Sofocle e compagnia), non potevo esimermi dal presentare, prima o poi, questo termine affascinante mutuato dal greco. Sono certa che, anche se non viene citato esplicitamente, il concetto trova posto anche in molte storie moderne.

Hybris s.f. gr. (solo sing.); in it. s.f. inv. (solo sing.) Nell'antica Grecia, presunzione di forza, di potenza, propria dell'uomo che offende gli dei e ne provoca la vendetta.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Mi sono chiesta: quale dei miei personaggi rappresenta meglio l'hybris? Avevo i falsi dei del racconto di Night Shamyan, ma in effetti non sono neanche umani. Poi, complice l'immagine azzeccatissima (ce lo vedo a commissionare una statua del genere!) mi è tornato in mente lui, il presidente contro il quale tramano Helanna e l'altro uomo non nominato in Amaricante.


– Immortale – dichiarò il presidente a bassa voce, gustando la parola. Proseguì in tono stentoreo, la voce di comando con la quale affascinava le folle. – Non nel ricordo dei miei concittadini, in una statua da venerare per il resto della storia, ma qui, ora, in carne e ossa.
Gli rispose uno sbuffo e una voce roca. – Non immortale. Invulnerabile. C'è una certa differenza, signor presidente.
La voce apparteneva al mago trattenuto in ginocchio, in catene. La mano destra aveva i polpastrelli anneriti, non per la tortura, ma per l'eresia che aveva commesso.
Il presidente rivolse un cenno a una delle guardie che colpì il mago al volto, sibilando: – Silenzio!
Ai miei occhi erano entrambi colpevoli di una diversa forma di hybris. Il presidente che voleva governare il mondo come un dio immortale. Il mago che aveva piegato le energie che manipolava in un modo mai tentato prima, pur di creare un mezzo per disfare il dono che aveva elargito.
Quanto a me, ero un uomo pratico, e preferivo stare dalla parte di quello dei due che aveva più probabilità di sopravvivere alla propria arroganza. Il mio vecchio maestro era già condannato, non dal presidente, ma dalla stessa magia.
– Il traditore tradito dal suo apprendista – dichiarò il presidente. Dal mio posto alle sue spalle, mi concessi un sorriso. – Credo che il modo migliore per confermare la sua nuova lealtà sia di assistere mentre l'apprendista rende... conveniente, per il maestro, rivelare dove ha nascosto il secondo medaglione.
Il mago biascicò qualcosa sottovoce, con l'irritazione di chi rumina una serie di bestemmie. Avrei continuato a sorridere, ma mi si rizzarono i peli sulla nuca.
– Presidente, sta scappando! – urlai, riconoscendo una parola dell'incantesimo.
Ci fu un lampo di luce e il mago era svanito.
Il presidente si rivolse a me con occhi accesi d'ira: – Non lo avevi perquisito, idiota?
Avevo creduto di essere il più furbo e di poter manipolare chiunque, perfino gli dei. Ma forse ero io quello affetto da hybris, dopotutto.

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