sabato 20 luglio 2019

Querulo

Questo è un esempio di come a volte il suono di una parola dia molte più informazioni della definizione della parola stessa. Senti questo termine, e già hai capito che le lamentele della persona a cui questo aggettivo si riferisce non sono una cosa seria.

Querulo [què-ru-lo] agg. 1. Che ha un tono lamentoso. 2. Che si lamenta in continuazione, piagnucoloso.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


È facile accostare questo aggettivo a un bambino. Questa volta non mi sono posta troppi problemi e, dato che le prime due frasi mi sono venute in mente quasi dal niente, ho deciso di proseguire da questo incipit improvvisato.


Non sapevo come avevo fatto a ritrovarmi appresso quel ragazzino insopportabilmente querulo. Ah, no, certo, lo sapevo: era mio fratello.
Jean era mio fratello, ma non era affatto come me. Non era coraggioso, e non era curioso. Eppure, ogni volta che partivo per una delle mie avventure Jean insisteva nel venirmi dietro. Era venuto con me quando avevo esplorato i magazzini abbandonati della Sezione Delta di Avyon City. E quando mi ero lanciata per la prima volta da Torre Libertà. E quando avevo avuto la folle idea di tentare di raggiungere in volo la sommità della Bolla. Non ci ero riuscita, ovviamente. Le nostre ali sono fatte più per planare che per un volo vero e proprio, ma ero riuscita a convincere me stessa e Jean che l'impresa era possibile. Anche se lui, all'inizio, aveva sollevato una marea di obiezioni.
– Ma... sei sicura sicura che vuoi farlo, Celine? – aveva chiesto Jean con la consueta vocina querula. – E se... se non trovi una corrente abbastanza forte e cadi?
– Stupido zuccone, ho le ali. Basta allargarle un po' e prima o poi una corrente che mi sostenga la trovo.
– E se ti stanchi prima di arrivare? La Bolla è altissima, ci vuole tanto tempo ad arrivare su, e non ti dimenticare che poi devi anche tornare indietro.
Mi ricordo di aver sbuffato alla vista della sua espressione mogia mentre mi vestivo per l'impresa, e di avergli mostrato la ventosa che intendevo portare con me. – Ehi, guarda che ci ho già pensato. Partirò dal tetto di Torre Libertà, e se avrò le ali stanche una volta arrivata, mi appenderò a riposare un poco prima di tornare giù.
– E se arrivi e sbatti la testa e svieni e cadi giù fino alla strada proprio...
– Senti – avevo tagliato corto. – Non fare il guastafeste, Jean. Ormai ho deciso che vado, e ci andrò.
Ero riuscita a zittirlo, per un istante. Poi Jean aveva fatto una smorfia, aveva preso un'altra ventosa, e aveva dichiarato: – Vengo con te.
E a quel punto non mi era stato possibile dissuaderlo nemmeno ripetendogli tutte le sue obiezioni.

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