lunedì 22 luglio 2019

Personaggio: Il Furetto

Se penso ai miei personaggi, ho ben chiaro in mente un gruppo di tre, appartenenti alla stessa storia, che rientrano nella categoria degli ingannatori. Due li ho già presentati in questa sezione, Tia Midsummer, la Volpe, come "prescelta", e il Corvaccio come mentore. Mancava solo il terzo, l'ingannatore tra gli ingannatori.

Immagine creata con Mega Anime Avatar Creator di Rinmaru Games


Ammetto che già classificare un personaggio in questa categoria toglie il gusto della scoperta circa le sue vere intenzioni e la sorpresa quando l'inganno è rivelato, ma almeno un paio ne dovevo trovare... e cercherò, come per il Furetto, di individuare un altro personaggio per il quale il ruolo di ingannatore non è una rivelazione troppo grande. Del Furetto già si sapeva che viaggia con altri due truffatori, il Corvaccio e Tia-Vixen, ma rispetto agli altri due il Furetto è l'allievo che supera il maestro, ingannando entrambi. Come e perché lo lascio all'immaginazione, per ora.
Quando Tia lo incontra il Furetto hai sui dodici o tredici anni, e nonostante la giovane età è già un serial killer, ed è probabilmente il personaggio più psicopatico che mi sia mai capitato di scrivere.
Fisicamente assomiglia al Corvaccio che lo ha preso sotto la sua ala, ma non so se ci sia un qualche grado di parentela o una mera coincidenza. Quel che è certo è che il Furetto resta il preferito del Corvaccio, anche dopo l'aggiunta di Tia alla "famiglia", tanto che il Corvaccio gli perdona i suoi passatempi violenti, sebbene nella maggior parte dei casi non portino introiti alla famiglia.
Un segno particolare, citato nel brano che ho scritto qualche tempo fa, è il naso storto che il Corvaccio gli ha voluto lasciare come punizione, in uno dei rarissimi casi in cui il suo preferito ha tirato troppo la corda, nonostante con l'uso di una pozione il difetto si sarebbe potuto sistemare.
Il giorno in cui il Furetto torna a casa con il naso rimesso a posto, è il giorno in cui porta a compimento il piano che ha inizio con il racconto che ho deciso di scrivere oggi.


Questo il brano in cui compare il Furetto:
Dispetti e monete false


L'esercizio richiede di scrivere un brano che riguarda un inganno messo in atto da questo personaggio, raccontando il suo successo, o il modo in cui viene smascherato. Ho scelto di tornare indietro rispetto al brano già scritto, e narrare il primo incontro tra il Furetto e Tia.


Era già la terza volta che la bambina passava di lì, e chiunque avrebbe potuto capire che si era smarrita. Lo aveva capito il mendicante che dai gradini del tempio tendeva la mano, intabarrato nei suoi stracci. Lo aveva capito il venditore d'acqua, che presidiava l'unica fontanella della piazza e chiedeva un obolo per il suo utilizzo. E lo aveva capito anche il finto storpio, che zoppicava dietro ai passanti appoggiato alla stampella, mugugnando d'essere un reduce di guerra ma senza specificare di quale.
Nessuno di loro però nutriva il minimo interesse in una bambina smarrita, evidentemente priva di ogni avere che non fossero gli abiti che aveva addosso.
Quello che le si avvicinò fu un ragazzino che poteva avere circa il doppio dell'età della bambina. Indossava abiti lisi, eppure puliti, e sotto la fronte corrucciata esibiva un sorriso timido, appena accennato, e tuttavia cordiale.
– Bambina... sì, ciao, dico a te – mormorò il ragazzino, nell'accosciarsi per guardarla negli occhi. – Io mi chiamo Nenehi, abito qui vicino, stavo tornando a casa quando ti ho visto... ti sei persa? Ti serve aiuto?
La bambina dai capelli rossi chiuse la mano destra nel palmo della sinistra e si guardò attorno, senza rispondere. Scosse la testa, poi rivolse ancora gli occhi a destra e a sinistra, le labbra strette in una smorfia caparbia. Infine cedette, e annuì.
Il sorriso del ragazzino si allargò un poco, mentre le sfiorava la spalla. – Coraggio, ti aiuto io! Per fortuna che ti ho trovata, c'è tanta brutta gente in giro. – Nenehi accennò al mendicante cencioso sui gradini, poi allo storpio claudicante, due estranei che dovevano apparire spaventosi per la bambina. – Con me sei al sicuro, ti proteggo io. Prima di tutto, come ti chiami? Come si chiamano i tuoi genitori? Così possiamo domandare se qualcuno li ha visti...
– Tia... Tia Midsummer – rivelò la bambina, nell'alzare lo sguardo con un accenno di fierezza. Anche la voce le uscì dalle labbra limpida e sicura, ma ogni traccia di orgoglio svanì mentre proseguiva: – Ho solo la  mia mamma...
– Va bene – la interruppe il ragazzino, nei cui occhi era passato un lampo di piacere all'udire il suo nome. Anche chi viveva in città conosceva le tradizioni dei villaggi circostanti, la festa della notte di mezzestate, e i bambini che nascevano nove mesi dopo. – Sai, ti capisco, anche io ho solo il mio papà. Va bene. Dunque, mh... io non conosco nessuno col tuo cognome, ma forse il mio papà può aiutarti.
Il ragazzino si alzò e le tese la mano, ma la bambina esitò. – È qui da qualche parte la mia mamma, io... è meglio se non mi allontano.
– Casa mia è qui vicino – le ricordò Nenehi. – Ti puoi riposare, se vuoi. E se passa in strada la tua mamma, la sentiremo dalla finestra.
La bambina scosse la testa. – No, non posso, io... non devo parlare con gli estranei.
Torse le mani, guardandosi attorno, ma nessuno dei passanti badava ai due ragazzini, e nessun volto le era noto. Lo stomaco iniziò a brontolare al profumo del pandolce e delle focacce che più di qualcuno portava con sé dal mercato. Se fosse stata più furba, la bambina avrebbe seguito a ritroso quella sorta di briciole di pane, camminando in direzione inversa rispetto a coloro che avevano acquistato merce dalle bancarelle. Ma la bambina non lo fece, e il ragazzino scrollò le spalle e aggiunse: – Be', io devo andare a casa adesso, il mio papà sarà tanto in pensiero. Ha preparato la torta di mele, io adoro la torta di mele, è la mia preferita! Ce n'è un pezzo anche per te se vuoi, ma se preferisci rimanere qui...
Con un'altra scrollata di spalle, il ragazzino si allontanò di un paio di lenti passi. Non dovette attendere a lungo prima che la bambina gli corresse dietro, e si aggrappasse al suo braccio con fiducia. Il ragazzo allacciò una mano alla sua e la condusse lontano dal centro della città, verso la zona dei magazzini, molto più lontano di quanto le aveva detto. Per tutto il tempo chiacchierò con lei di giochi, e di dolci, e di comodi e soffici letti dove riposare i piedi stanchi per distrarla.
Quando infine aprì una porta con un gioioso: – Eccoci qui, siamo arrivati! –, non c'era nulla di tutto questo ad attendere la bambina.
Ancora non sapeva che quel ragazzo era il Furetto, che le aveva dato un nome falso, e che la porta che si apriva per lei si sarebbe chiusa alle sue spalle, per non lasciarla andare mai più.

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