sabato 13 ottobre 2018

Serto

Questa me la ricordavo da una canzone che devo aver sentito parecchio tempo fa. Era una riscrittura sulla musica di Kalinka se non erro, che terminava con le strofe: "ti farò un serto di corolle bianche con i fior di bucaneve". Mi è tornata in mente non appena ho scelto la parola di oggi.

Serto [sèr-to] s.m. lett. Corona, ghirlanda.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Una ghirlanda di fiori mi evoca sempre l'immagine di una fanciulla, magari vestita di bianco, e l'idea dell'innocenza e della primavera. C'è un personaggio che incarna queste caratteristiche, e che è sempre divertente da scrivere perché con lei le cose spesso non vanno come previsto. In più, stavolta pensavo a una specie di... rito funebre, però, appunto, con Alcyone non si può mai sapere come si trasformerà l'idea iniziale.


Non l'avevo mai vista così seria. Così concentrata.
Alcyone danzava con gli occhi socchiusi, agitando il serto di Mirabilis come se avesse avuto tra le mani un cembalo. I fiori bianchi scomparvero nel candore della sua camicetta quando li passò da un lato all'altro, accarezzando le caviglie della principessa addormentata.
Una piroetta e le parole di potere ripresero a fluire dalle sue labbra. E assieme a esse, una luce argentata le percorse le braccia e si riversò nelle corolle sempre più luccicanti. Per una volta, la sua magia non mi disturbava. Era quasi... ipnotica.
Non volevo che smettesse. Ma troppo presto la danza dei suoi piedi nudi la portò all'altro capo del giaciglio, dove su un morbido cuscino riposava la testa della principessa.
Alcyone posò la corona di fiori tra i suoi capelli, poi si chinò a sussurrarle qualcosa. Infine prese una campanella, e con un martelletto batté tre rintocchi accanto all'orecchio della dormiente.
I dignitari allungarono il collo, osservando trepidanti.
Al terzo rintocco, la principessa si strofinò le ciglia e sbadigliò.
– Altre cinque clessidre, mamma – biascicò, e si girò dall'altra parte.
Alcyone fece spallucce. – Oh, beh, io ci ho provato!
I dignitari la scrutarono torvi.
Senza battere ciglio, Alcyone si avvicinò a uno di essi, gli consegnò campanella e martelletto e disse: – L'avete sentita, no? Aspettate cinque clessidre, poi suonate di nuovo la campanella. Sono sicura che a quel punto si sveglierà, e l'incantesimo sarà spezzato. Quasi sicura. Si è fatto tardi. Noi dobbiamo andare!
Alcyone mi prese sottobraccio e ci defilammo verso il Bosco dei Sussurri. Sì, era tornata quella che conoscevo.
Più tardi le intrecciai per lei un serto con i fiori di bosco e glielo posai sulla testa. – Sembri proprio una principessa – le dissi.
Lei sorrise e scosse la testa. – Non voglio essere una principessa. Mi piace chi sono, e quello che faccio. A te no?
Mi guardai attorno, e ripensai alle avventure che avevamo vissuto. – Sì – ammisi. – Suppongo di sì.

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