lunedì 8 ottobre 2018

Il pacchetto completo

(racconto ispirato alla Sfida numero 7. Mi sono cimentata in un breve duello all'arma bianca, con un paio di parole dal suono onomatopeico, sibilo, tonfo, oltre a ricorrere spesso al suono della esse. E non ho dimenticato di menzionare le conseguenze del duello.)


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Bellatrix scopriva il fianco destro dopo ogni tentativo di affondo. Era la mia occasione per impartirle una lezione che non avrebbe dimenticato.
La mia spada fendette l'aria con un sibilo, dal basso verso l'alto, ma la sfiorò appena: la mia avversaria si era già spostata con una mezza piroetta, allontanando da me il fianco destro. Sbuffai. Bellatrix teneva la coppia di pugnali come se stesse maneggiando coltelli da cucina.
Indietreggiai e calai la mia Fulmine Blu alla sua sinistra quando Bellatrix mi attaccò da quel lato dopo un sogghigno rivelatore. Intercettai il suo pugnale con la lama e il colpo glielo fece cadere di mano. Bellatrix abbassò gli occhi al tonfo metallico. Approfittai della sua distrazione per spingerla con il braccio destro contro il muro. Poi, mentre la minacciavo con la spada, con la mano libera le sottrassi il secondo pugnale, che infine puntai alla sua gola.
– Game over – le sussurrai all'orecchio. Era finita. Nessuna di noi era ferita, e il suo lieve ansito era eccitante. Vincere era stato facile, ed era stato rapido. Ma non potevo fargliene una colpa: lei non aveva ancora la mia esperienza.
Bellatrix mi rivolse un'occhiata rabbiosa, poi mi offrì la gola. – Hai vinto. Fai quello che devi, Véris.
Fu allora che esitai. Sapevo come finivano tutte le sfide a Duel, ma non immaginavo che sarebbe stato così difficile con lei. Il suo pugnale tremò nella mia mano.
Non potevo ucciderla. Non potevo anche se sapevo che era per finta, che una volta fuori dalla distorsione lei si sarebbe alzata, incolume o quasi, con solo un livido o un graffietto al posto della ferita mortale. Il dolore però era reale, e io lo sapevo bene.
– Saetta Azzurra! – mi esortò Bellatrix. Tenendola bloccata con la spada, gettai il pugnale e abbassai le dita al Simpler agganciato alla mia cintura. Una combinazione di tasti mi permise di resettare la sfida e uscire dalla distorsione, ma non prima di sentirla gridare: – Katrina!
– Mi avevi promesso il pacchetto completo – sbottò Sharona, una volta tornate alla realtà comune, una volta tornate noi. – Mi avevi promesso di farmi entrare nel tuo mondo, con tutte le conseguenze.
Ero pronta a spiegarle che cosa aveva sbagliato durante il duello. Non ero pronta per un litigio.
Pensavo che giocare a Duel assieme ci avrebbe avvicinato ancora di più, invece rischiava di allontanarci. E tutto perché le volevo troppo bene per ucciderla in uno stupido gioco.

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