giovedì 11 ottobre 2018

Parliamone fuori

(racconto ispirato alla Sfida numero 7. Stavolta ho ripreso e migliorato un vecchio brano, niente armi ma una scazzottata a mani nude nel bel mezzo di una festa. Con un epilogo ampliato per le conseguenze.)


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Il salone era pieno di gente. Signore eleganti in abito da sera, i colli e le mani luccicanti di gioielli. Gentiluomini dall'aria distinta, alcuni dei quali stretti in uniformi cariche di gradi e medaglie.
E in mezzo a quello sgargiante arcobaleno dell'alta società di Penterra stavano i due fratelli Astorenn.
Uno di fronte all'altro.
– Prova a ripeterlo, se hai il coraggio! – sbottò Jasmen, attirandosi sguardi corrucciati dalle coppie più vicine. Dopo una rapida occhiata alle smorfie di un paio di dame, aggiunse: – Anzi, sai che c'è? Andiamo a parlarne fuori.
– Dovrai costringermi – lo sfidò Josiac, con un sorrisetto sornione.
Jasmen si protese in avanti. Lo avrebbe volentieri afferrato per le braccia e trascinato fuori, ma Josiac arretrò e sfuggì alla presa, rischiando di travolgere una donna vestita di verde se il suo cavaliere non l'avesse tratta in salvo appena in tempo. Quest'ultimo rivolse ai due disturbatori un'occhiata indignata, prima di allontanarsi in compagnia della signora per godersi la festa altrove.
Josiac rise, una risata gutturale. Strinse il pugno sinistro. Al contrario del fratello, aveva tutta l'intenzione di "parlarne" lì, quindi andò incontro a Jasmen e gli sferrò un colpo alla mascella.
Jasmen non era preparato. Incassò la botta e avverti una scossa dolorosa che saliva alla sommità della testa e scendeva lungo la schiena, mentre barcollava e si piegava sulle ginocchia. Portò la mano destra al volto. Fissò il fratello, digrignò i denti, e si lanciò contro di lui con un ringhio selvaggio.
Al contrario della folla che li scrutava sempre più numerosa, Josiac non fece una piega quando Jasmen lo afferrò per le spalle. Resistette a un tentativo di buttarlo a terra e lo colpì di nuovo, stavolta allo stomaco.
Jasmen restò in piedi aggrappato alle spalle del fratello e ansimò, riprendendo fiato. – Bastardo! – biascicò non appena riuscì tirare fuori un po' di voce. Poi agì alla svelta, e approfittando della distrazione dell'altro allungò una gamba, agganciò una caviglia di Josiac e si appoggiò alle sue spalle con tutto il proprio peso.
Josiac cadde, e Jasmen gli crollò addosso. Attorno a loro alcune voci femminili urlarono, e un po' di trambusto agitò la folla.
Jasmen si puntellò con una mano e tirò indietro l'altro braccio, le dita strette in un pugno.
Ma a quel punto, Josiac rise. E non era la stessa risata di scherno di poco prima; era più sincera, era genuina e allegra. – Ti rendi conto, caro il mio fratellino, che se sono un bastardo io, lo sei anche tu?
Jasmen esalò i fiato in un'espressione sorpresa. Non rilassò il pugno, ma già sentiva un'identica risata lottare per uscire dalle sue labbra tumefatte quando un energumeno lo sollevò per il braccio. Un altro rimise in piedi Josiac senza troppa grazia, poi i due scortarono i fratelli fuori dal salone delle feste.

– Non posso crederci. Confinati nelle cucine durante l'anniversario della fondazione della nostra casata – si lamentò Jasmen, seduto curvo sopra un tavolo, nel premere una borsa d'acqua ghiacciata contro la guancia. Sentiva solo un torpore pulsante dove Josiac l'aveva colpito.
– Già. Papà era veramente furioso – replicò quest'ultimo, sdraiato sulla tavola. – Buona cosa che avesse assoldato un servizio di sicurezza. Se fosse toccato a lui separarci... stavolta ci avrebbe ammazzati sul serio.
– E sai qual è il colmo? – biascicò Jasmen, girandosi verso il fratello. – Nemmeno ricordo per che cosa stavamo litigando.
– Ah. Una ballerina. – gli rammentò Josiac. – Quella gran...
– Nateni. Giusto – tagliò corto Jasmen. Sollevò la maglia e si tastò lo stomaco, poi sbirciò il fratello, che se ne stava supino a occhi chiusi. Strinse le nocche a pugno e gli assestò due colpi, uno al fianco e uno all'addome. Josiac non reagì, non provò a difendersi, gemette soltanto e aprì gli occhi.
– Te ne dovevo due, fratello – si giustificò Jasmen, prima di sdraiarsi al suo fianco.

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