sabato 20 ottobre 2018

Tumido

Ci sono parole che hanno più di un significato, ma fino a un certo punto della tua vita sei incappato sempre e solo in uno. Così è stato per me con questa: la conoscevo nel primo senso, ma ho scoperto il secondo solo oggi.

Tumido [tù-mi-do] agg. 1. Vistosamente gonfio; con riferimento a labbro, carnoso. 2. fig. Ridondante nella forma, ampolloso.

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Photo by Rodolfo Clix from Pexels


Ho cercato di fare del mio meglio per sfruttare entrambi i significati della parola, quello che conoscevo e quello che non mi era noto. E, soprattutto, per non associarla alle labbra, l'uso più semplice e scontato del termine, tanto che non ho resistito e ci ho scherzato su.


Viridian era noto come il Mondo Foresta, un nome vecchio di secoli, o di millenni. Ma quando Cinde, Handel e Mod vi misero piede, della lussureggiante giungla che un tempo ricopriva il pianeta non era rimasto che un singolo, altissimo albero.
– Così è questo, il nostro obiettivo – mormorò Cinde. Di fronte a loro, appeso a grosse liane, pendeva un baccello tumido così grande che avrebbero potuto starci dentro tutti e tre.
– Guardate. – Handel pungolò il baccello col fucile a impulsi. – È gonfio quasi quanto le labbra di Cinde.
Cinde lo fissò torva. – Smettila. Abbiamo cose più importanti. Non abbiamo ancora deciso quale ingaggio accettare. – Si girò verso Mod, si toccò la bocca e aggiunse: – E poi le mie labbra non sono così gonfie.
Mod era rimasto in silenzio, gli occhi da rettile fissi sullo schermo flessibile. Quando Cinde gli chiese che ne pensava, lui rispose: – Ho esaminato i contratti. La Società per lo Studio e la Preservazione delle Meraviglie Naturali ci offre un milione di crediti in cambio del baccello.
Handel fischiò. – Abbastanza per un'altra astronave! Non che ne abbiamo bisogno – aggiunse, all'occhiataccia di Cinde.
Mod sollevò un lungo dito. – Ma il loro documento è scritto in uno stile tumido, zeppo di clausole e postille, e non sono certo di aver afferrato tutti i motivi per cui la cifra potrebbe abbassarsi o azzerarsi. Il Collettivo delle Macchine, d'altra parte, è breve, diretto e preciso: il nostro peso in metalli preziosi, suddivisi secondo percentuali prestabilite, per l'annientamento dell'albero e dei suoi semi.
– Non molto etico – commentò Cinde.
– Ma più divertente. Io vado a prendere l'esplosi... – Handel non terminò la parola. Una lancia di legno, retta da una creatura di legno, era puntata alla sua gola.
Altre quaranta creature li circondarono, sciamando dai tronchi anneriti e dai resti delle macchine.
– Io ho un'altra proposta, stranieri – disse una di loro. – Proteggete l'Ultimo Albero fino al tempo della semina, o non ve ne andrete vivi da qui.

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