lunedì 2 settembre 2019

Personaggio: Majetas Neron

Se penso a un antagonista che, in circostanze diverse, sarebbe stato un eroe, una brava persona e il protagonista della sua storia, mi viene in mente lui. Nei miei racconti, è lui l'anti-antagonista per eccellenza.

Immagine creata con Mega Fantasy Avatar Creator di Rinmaru Games


Scrivere qualcosa su Majestas Neron per me rappresenta un problema, perché a raccontare il suo passato rischio un enorme spoiler che riguarda la storia di un altro personaggio. Una delle poche cose che posso rivelare è che "Majestas Neron" non è il suo nome, bensì uno pseudonimo che ha assunto e grazie al quale è arrivato alla posizione di potere che ricopre. Della sua identità precedente non posso dire nulla, e per lo stesso motivo ho evitato di aggiungere alla lista qui sotto i brani in cui compare con il suo vero nome.
Majestas Neron è il primo presidente di un piccolo stato del mondo di Penterra, una nazione che fino ad allora è stata retta da una serie di famiglie nobili, e che si ritrova dopo le prime libere elezioni a dover sottostare a un tiranno ambizioso e astuto. Nonostante la sua sete di potere e la paranoia che man mano lo porta ad alienarsi le persone che gli sono più vicine, Majestas Neron diviene in breve tempo una figura amata dal popolo, un presidente che durante il suo governo non agisce solo per soddisfare i propri desideri e mantenere il potere che ha ottenuto, bensì lavora con ogni mezzo a sua disposizione per portare prosperità e lustro ai suoi concittadini e al paese (anche a scapito di altri popoli e nazioni). Majestas Neron è guidato da una visione del mondo ideale che all'inizio proviene da un altro personaggio, e che in seguito fa sua anche se in maniera distorta. Per realizzarla non esita a impiegare forme di magia proibite, o mezzi più mondani come la manipolazione dell'opinione pubblica, la tortura e l'omicidio dei dissidenti, facendo attenzione a risultare sempre come l'eroe del popolo, e a tenere accuratamente nascosto tutto ciò che contrasta con una facciata di rettitudine e virtù.
Per questi e per altri motivi, talvolta mi viene da pensare che questo antagonista abbia tendenze sociopatiche; in altri casi, però, soprattutto quando penso al punto di svolta che lo ha condotto lungo questa strada, e al tipo di persona che sarebbe potuto essere se avesse preso un sentiero diverso, tutto ciò che mi viene in mente è: "quanto potenziale sprecato!".


Questi i brani già scritti in cui compare o viene nominato Majestas Neron:
Ordire una beffa
Il presidente e il traditore
La presunzione di Neron
Majestas Neron offre un lavoro a Jasmen
Quell'uomo non è Neron


L'esercizio richiede di scrivere un brano in cui l'anti-antagonista spiega o dimostra le sue motivazioni, o in cui sorprende gli eroi compiendo un atto che non può essere definito malvagio. Avendo già scritto (al di fuori del blog) qualcosa riguardo alle motivazioni di Majestas Neron, ho pensato di riprendere quel brano, eliminare gli spoiler ed espanderlo un po'. Se ho fatto bene i miei calcoli, questo racconto si colloca prima dei brani già scritti sul blog, o in ogni caso prima del terzo.


Tu eri irremovibile. Dal momento in cui l'accusa era stata mossa, mi avevi detto, non c'era altro modo di provare la tua innocenza se non tramite un'ordalia rituale, che consisteva nel bere una linfa in grado di discernere tra innocenti e colpevoli e di punire solo questi ultimi. Era ironico: un veleno ti aveva messo nei guai, e un altro veleno ti avrebbe scagionato. Nessun tribunale avrebbe messo a tacere le chiacchiere che macchiavano il tuo nome con il crimine peggiore per una moglie, quello di aver ucciso il proprio sposo. Invano ho cercato di convincerti che a Terrana le usanze erano diverse, e che la sentenza pronunciata da un giudice sarebbe stata sufficiente a riabilitarti.
Non lo facevi per loro, ma per te stessa, e per l'anima inquieta di un marito che avevi almeno rispettato, se non amato.
Questo era il modo di agire di una donna di Sljdzjell.
In tanti erano venuti a vedere lo spettacolo. Ex nobildonne altere e popolane chiassose, un tempo separate dalla diversa condizione in una società ingiusta, si ritrovarono riunite dalla curiosità morbosa di assistere a quella barbara usanza. Mentre spiegavi le proprietà quasi magiche della sostanza che avevi fatto spedire da casa, io osservavo la folla di testimoni che avrebbero dovuto diffondere la notizia della tua assoluzione. Nella mia mente non c'era altro risultato possibile. Io conoscevo la verità.
Avevo persino coinvolto un giudice pronto a volgere in sentenza d'esito dell'ordalia, perché ovviamente nessun colpevole vi si sarebbe sottoposto volontariamente, sapendo ciò a cui andava incontro. Perciò, a meno che tu non ti fossi tirata indietro all'ultimo momento, era chiaro a tutti il significato del tuo gesto.
Tu avevi fiducia in quella prova. Io avevo fiducia in te.
Eppure, ora lo so, avrei dovuto fermarti. Fare qualcosa, confessare, rivelare la mia colpa. Fermi tutti, ho avvelenato io quello sporco traditore. Questo avrei dovuto dire. Non c’è alcun bisogno che tu ti sottoponga all’ordalia, madre, non c’è onta nel tuo onore, nessun sospetto su di te.
Pensavo che potessi farcela. Che la tua innocenza sarebbe stata riconosciuta dai tuoi dei, che loro non ti avrebbero permesso di morire. Per questo te l’ho lasciato fare, perché io sapevo la verità. Ma mi sbagliavo.
Non c’è giustizia in questo mondo. Nessuna clemenza per gli innocenti, né da parte degli dei, né da parte degli uomini. Farò in modo che questo cambi.
Io prenderò tra le mie mani il mondo e lo plasmerò in una terra più pura, più onesta, migliore. Una terra che assomigli un po’ più a te, madre.
E a me.

Nessun commento:

Posta un commento