sabato 18 agosto 2018

Inane

Non è affatto inane imparare nuove parole... ed ecco che già comincio a esercitarmi a usarla! Perché la parola di oggi è proprio:

Inane [i-nà-ne] agg. lett. Vano, inutile.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Arın  Turkay from Pexels


Sarà il caldo, ma continuo a immaginare brani ambientati nei deserti. Basta, mi arrendo. Non ho voglia di cercare altri personaggi e altri luoghi. Per la seconda settimana di seguito resto a Timing... o sulla strada per essa.


Il caldo asfissiante mi appesantiva le gambe. Non riuscivo ad alzarmi. Ero arrivato al punto che preferivo morire d'inedia lì, con la sabbia tra le dita, piuttosto che muovere un altro passo.
Un'ombra sottile si allungò su di me, ma non mi diede alcun refrigerio. Soprattutto quando alzai gli occhi e mi accorsi che quell'ombra apparteneva a Jashira.
– In piedi, inane disgraziato!
– Mmmm, no... – mugolai con la gola secca. – Lasciami qui, non ce la faccio...
Jashy scosse la testa. – Sei più inutile di un cappotto nel deserto.
A quel punto avrei voluto chiederle come mai lei ne aveva portato uno. Lo avevo visto nei suoi bagagli, quando una valigia si era aperta rotolando giù da una duna. Dentro c'era così tanta roba inutile che avevo dovuto legarla con una corda per tenerla chiusa.
– Ho detto, alzati! – Jashy si abbassò con le mani protese, ma all'ultimo si tirò indietro e guardò l'elementale di fuoco che ruggiva al suo fianco, grattandosi le fiamme vetrificate per l'indigestione di sabbia. – Anzi, no. Pensaci tu. – Jashy ghignò con espressione truce.
– No, no, mi alzo, mi alzo! – assicurai prima che Jashy potesse dare l'ordine. Normalmente quello di ghiaccio mi avrebbe spaventato di più, ma il calore lo aveva ridotto a una creaturina alta due spanne aggrappata alla spalla di Jashy.
– Anche se non ha senso – mugugnai nel rimettermi in piedi. – Tanto non ce la faremo. Non raggiungeremo mai Timing. Ogni nostro sforzo è, come dici tu...
Non finii la frase. Jashy indicò qualcosa con il braccio teso. Non era facile notarla, perché aveva lo stesso colore della sabbia, ma dietro un'alta duna spuntava la cupola della torre di Timing.
– ...inane? – completò Jashy. – Oh, ma guarda, ci siamo quasi! Perciò smettila di lamentarti e prendi le mie valigie. Pensa a quanto sei fortunato, piuttosto: potevo lasciarti qui a morire come volevi tu, invece di condurti sano e salvo all'oasi di Timing.
Mi misi in marcia, carico come un mulo. – Già. Fortuna mia che ti serve qualcuno per portare i bagagli!

Nessun commento:

Posta un commento