sabato 25 agosto 2018

Longanime

La lettera elle è difficile a suo modo. Per la ragione opposta alla acca: ci sono troppe parole interessanti tra cui scegliere! Ridurle a una soltanto è stato incredibilmente difficile.

Longanime [lon-gà-ni-me] agg. Che sopporta a lungo e con pazienza.

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Allo stesso modo della scelta del termine da utilizzare per oggi, è stata la decisione sul personaggio a cui associarlo, e sulla situazione del brano. Troppi che mi si affollavano in mente, e che chiedevano di raccontare una parte della loro storia. Alla fine ho pensato di riprendere Sara di Fiscella, solo perché su di lei in queste pagine ho scritto meno che su altri.


Potevo credere che quello che Sara mi aveva detto fosse vero. Quello che non riuscivo a credere, era che lei voleva che tutto ciò finisse.
– Insomma, puoi vivere per sempre. Puoi sapere tutto quello che succede a chiunque incontri. Non capisco proprio perché vuoi rinunciare a una cosa del genere.
Sara sospirò. – Non hai ascoltato. Io non sono davvero viva. Io esisto, come le montagne. Sospesa per sempre nel giorno precedente a quello in cui ero destinata a perire.
Appoggiai i gomiti sul tavolo e fissai i pozzi neri dei suoi occhi. – Non mi sembra così male. Insomma, tu magari sei ferma allo stesso giorno perché non invecchi, ma non è lo stesso giorno, non come quel film, come si chiamava... ah, non importa. – Scossi la testa. – Domani ti sveglierai e sarà domani, non oggi, tu non cambi ma il mondo attorno...
– ...cambia – mormorò lei. – Precisamente ciò che intendevo.
Sara si appoggiò al tavolo per alzarsi, e in quell'istante me ne resi conto: aveva l'aspetto di una quindicenne ma si muoveva lentamente, a fatica. Come mia nonna.
– Sono stata longanime. Ho atteso per anni, per secoli. Ho atteso te. – Sara si strinse nelle braccia e guardò fuori dalla finestra. – Ma ora che scorgo l'opportunità di rimettere in moto la ruota del mio destino, non la lascerò sfuggire.
Distolsi lo sguardo da lei e sbirciai la sua cucina che sapeva di pane e formaggio. Mobili in legno e pentole di rame, antiche quanto le parole che usava: perire, longanime... Come Sara, quella stanza era un'isola sospesa nel tempo. – Ma se lo faccio, tu morirai  – le ricordai sottovoce. – Non crescerai, non invecchierai, solo... morirai.
L'avevo appena conosciuta. Non ero pronto a lasciarla andare.

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