Duttile [dùt-ti-le] agg. 1. Con riferimento a metallo, che può essere facilmente ridotto in lamine o fili sottili senza rompersi. 2. lett. Flessuoso, agile. 3. fig. Che si modifica a seconda delle necessità e delle circostanze, adattabile, malleabile, versatile.
Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Per questo aggettivo avevo scelto di essere duttile anch'io, e per la prima volta dopo tanto tempo fare una sessione di scrittura libera, slegata da qualunque personaggio: solo una parola, e ciò che mi fa venire in mente. Ma anche se non lo volevo, un personaggio è arrivato e ha preteso che questo brano lo riguardasse.
Era duttile come l'oro puro, e altrettanto preziosa. Una tela bianca, su cui potevo scrivere ciò che volevo. Non avevo mai incontrato qualcuno così.
Avevo iniziato a plasmarla fin dal momento in cui mi era capitata tra le dita, smussando le sue piccole asperità, battendo e ribattendo i lati di lei che più gradivo, tirandola in fili sottili come corde di violino, cesellando gli angoli piatti e noiosi in un tripudio di raffinate volute.
Era stato semplice, dal momento che lei non aveva un passato. Non aveva nemmeno un nome, prima che io interpretassi le lettere e i numeri scomposti sul suo braccialetto da ospedale in una sequenza comprensibile.
Karin.
Karin era mia. La mia bambolina, da gestire come volevo, sul palco e fuori. La sua voce duttile e pura completava alla perfezione la mia, che sapeva di sesso e di fumo. Eravamo i due mostri sacri, l'attrazione principale di ogni serata, le due icone del night club in cui lavoravamo. Sheila e Karin. Scilla e Cariddi, ci chiamavano con apprensione le novelline che si apprestavano a percorrere i nostri passi, e che puntualmente duravano solo pochi mesi: il tempo, per me, di stancarmi di loro.
Pensavo che con Karin, al contrario, non sarebbe mai finita. Forse perché, pur vivendo insieme, non ero mai riuscita a portarla tra le mie lenzuola. L'unica parte di lei che non ero riuscita a modellare.
Forse non lo avevo voluto abbastanza da forzarla in quella direzione, mentre era ancora un cucciolo smarrito. Forse perché pensavo che col tempo, piano piano, ci saremmo arrivate comunque.
E invece, all'improvviso, Karin mi è stata strappata via.
Pensavo che non avesse un passato. Ci ha messo un po' di tempo, ma alla fine il suo passato è tornato a prenderla, e lo ha fatto nel più violento dei modi.
Nessun commento:
Posta un commento