lunedì 27 maggio 2019

Personaggio: Jake

Trovare tra i miei racconti un personaggio che rappresenta la persona amata non è difficile. Sceglierne solo un paio lo è. Tra i tanti, ho deciso di cominciare da quello che appartiene alla storia che più di tutte mette l'amore al centro della trama:

Immagine creata con Mega Anime Avatar Creator di Rinmaru Games


Non scrivo romanzi rosa, ma "La ragazza dei tre giorni" è a mio avviso quello che più si avvicina al genere: una storia d'amore con un contorno di elementi fantastici e una spruzzata di fantascienza. Della protagonista, Eilonwy Polidoro, ho già scritto quando si è trattato di presentare "la persona comune". Il suo "ragazzo dei tre giorni" (può valere anche per lui!) invece è tutt'altro che comune. Il nome è Jake, il cognome ancora da definire, e la descrizione è... niente affatto semplice. Per descrivere Jake, occorre chiedersi: in quale forma? Quella umana, quella da Changeling, o un'altra tra quelle in cui è in grado di cambiare? Per l'immagine ho cercato (cercato è la parola chiave!) di rappresentare la sua forma di base, quella descritta nei brani qui sotto, una forma che ricorda una mummia vivente o un cadavere carbonizzato con gli occhi di una persona viva. Non propriamente una forma di cui ci si potrebbe innamorare. Eppure accade, e non a causa di un mistico colpo di fulmine ma con il trascorrere degli anni, complice il fatto che Eilonwy lo crede umano per molto tempo prima di scoprire la verità e guardare in faccia il mostro.
Oltre alle implicazioni di una storia da "la bella e la bestia", un ostacolo è sicuramente il fattore tempo: come si fa a tenere in piedi una storia d'amore che può procedere per tre soli giorni all'anno? Questo è uno degli spunti da cui ho iniziato a intrecciare il tutto.


Questi i brani già scritti in cui compare Jake:
Eilonwy scopre il segreto di Jake
Il primo bacio


L'esercizio richiede di scrivere un brano che rappresenta un punto cruciale della storia d'amore in questione. Il punto è che entrambi i brani già qui sopra descrivono un evento fondamentale, e mi ritrovo a corto di momenti speciali tra i due. Rimane solo il primo incontro, che non è poi così spumeggiante (d'altra parte, i due erano bambini all'epoca, e nemmeno si sono parlati) e la scena che dà il titolo alla storia, e che si colloca qualche anno dopo i due brani già scritti.


Il corpo di Jake era un morbido cuscino di piume la notte in cui dissi quella cosa, e sotto le sue braccia che mi stringevano si stendevano lunghe penne di un blu iridescente. Eravamo sdraiati a guardare le stelle, io con la testa appoggiata sul suo petto e gli occhi rivolti al buio scintillante sopra di noi, e Jake che mi raccontava di come fosse simile al cielo che vedeva ogni notte, nel tempo che chiamava casa, se escludeva i bagliori pulsanti della rete di satelliti che al loro passaggio oscuravano gli astri.
Ai miei genitori avevo detto che avrei dormito da sua sorella: la scusa che usavo sempre, quando per andare a trovarlo non sgattaiolavo fuori dalla finestra di nascosto. Non potevo fare altrimenti: Jake non riteneva sicuro assumere alcune delle sue forme più bizzarre alla luce del sole, perciò era solo di notte che potevo cavalcare un centauro o nuotare con un tritone. Ogni estate, quei tre giorni con lui erano fantastici. Letteralmente. Mi sembrava di vivere un'avventura al di fuori del tempo, di essere la protagonista di un film. Finché non pronunciai quelle tre parole che resero tutto reale.
– Jake? – mormorai, alzando la testa verso il suo volto. Le piume mi solleticarono la guancia. Attesi il suo silenzio prima di mormorare, stringendomi di più a lui: – Penso di amarti.
Avevo sonno. Era l'unica spiegazione. Altrimenti non glielo avrei mai detto in un modo così banale, senza alcun preambolo, senza romanticismo.
Jake ritirò il braccio con cui mi stringeva le spalle e si alzò a sedere per guardarmi negli occhi. Le penne, le piume, e il becco da uomo-uccello sparirono, e al loro posto mi ritrovai davanti un ragazzo dall'aria corrucciata.
– Non dirlo. Per favore, non ripeterlo.
Lo osservai rannicchiarsi a stringere le ginocchia, e mi chiesi se lui fosse arrabbiato, e perché. Io avevo proprio voglia di ripeterlo invece, magari in un modo migliore. Ma non lo feci.
– Perché no? – gli chiesi, avvicinandomi per prendergli la mano.
La mano di Jake scivolò via dalla mia. Lo sentii sospirare. – Un giorno ti stancherai di aspettarmi per tutto l'anno e ti troverai un ragazzo vero. Qualcuno che può vivere nel tuo presente tutto il tempo, e non solo per tre giorni.
Feci spallucce. – Forse. O forse sarai tu a trovarti una ragazza del futuro.
Jake alzò la testa e mi fissò. – E non ti dispiace?
Feci di nuovo spallucce. – Non te lo posso impedire e neanche sarebbe giusto, no? – gli chiesi, soffocando quel piccolo moto di gelosia che mi aveva preso al pensiero. – Insomma, tu non puoi restare qui e io non posso venire a vivere nel futuro. E potremmo anche trovarci qualcun altro per il resto dell'anno, e sposarci, e avere dei bambini, va bene. Ma questi tre giorni, questi tre giorni sono nostri. Solo per noi.
Parlai velocemente, un po' per paura che Jake mi fermasse con un'obiezione che avrei trovato sensata, un po' perché mi sentivo andare in fiamme il volto al pensiero della proposta che stavo per fargli. – Voglio essere la tua ragazza, per questi tre giorni. E prometto di tornare qui ogni anno, e passare queste giornate insieme tutti gli anni, finché anche tu lo vorrai.
Jake si girò e mi afferrò le mani strette a pugno, poi appoggiò la sua fronte alla mia. Vicinissimo a me, lo vidi mutare, disfarsi della carne umana che usava come uno scudo quando si sentiva a disagio, per rilassarsi nella sua vera forma.
– Anch'io  – disse infine Jake. – Finché tu lo vorrai.

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