sabato 18 maggio 2019

Feluca

Ti faccio un indovinello. In che cosa un cappello è uguale a una barca? No, non è perché entrambi galleggiano. La risposta è perché, in una occasione particolare, un cappello e una barca possono condividere lo stesso nome.

Feluca [fe-lù-ca] s.f. (pl. -che) 1. mar. Veliero piccolo e veloce . 2. Cappello a due punte di alcuni ufficiali di marina, di ministri, diplomatici, accademici.

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Photo by Oziel Gómez from Pexels 
 
Non avevo idea che avrei scelto due parole a tema marino, o almeno acquatico, una di seguito all'altra. Per cambiare, ho deciso di ambientare questa su un lago, e mentre definivo la situazione per il brano, mi è venuto in mente Jossintaur degli Erranti.


Sedevo a prua della feluca che mi avrebbe portato all'Isola e scrutavo la superficie liquida, increspata da minuscole onde, che si stendeva piatta fino all'altra sponda del lago, interrotta solo da un ammasso di rocce e alberi dall'aria minacciosa. Sulla piccola imbarcazione sospinta dal vento caldo ero l'unico ansioso di giungere alla meta. Sentivo, senza bisogno di voltarmi, il nervosismo che animava i gesti del capitano e dei due uomini dell'equipaggio.
Avevo dovuto pagare bene per trovare qualcuno disposto ad accompagnarmi. Ero fortunato che Julian mi avesse dato carta bianca, altrimenti la mia missione si sarebbe arrestata sul molo di un piccolo villaggio.
Alle mie spalle, il capitano si mosse curvo per evitare l'alberatura e le vele. Veniva verso di me, lo sentivo nei suoi passi, e con la coda dell'occhio vidi il suo riflesso nel lago mentre si toglieva la feluca dalla testa e la stritolava tra le mani.
– Sicuro di non voler tornare indietro, messier? – mormorò con un vago accento straniero che metteva in risalto ogni erre.
Mi alzai in piedi e mi girai con una fluidità e un equilibrio che nessun umano poteva eguagliare, non su quell'instabile guscio di noce. Il vento soffiò via ciuffi biondi dalle mie orecchie delicatamente appuntite. Fu sufficiente a ricordargli che appartenevo a quella gente misteriosa e magica.
– Ti sembro uno che possa cambiare idea nel corso di un respiro? – replicai nel mio timbro musicale. Non gli avevo detto che appartenevo a quella gente solo per metà, e che tra loro non ero mai stato il benvenuto.
Il capitano adocchiò l'isola, poi chinò il capo. – No. No, niente affatto, messier. Ma procederemo come stabilito. Ci fermeremo al largo della spiaggia. Nessuno dei miei toccherà quella terra maledetta. E se per il tramonto non sarete di ritorno, noi ce ne andremo, messier.
Annuii, poi mi girai verso l'Isola che ormai occupava buona parte del nostro orizzonte e incombeva sulle vele della feluca. E sperai di trovare ciò per cui ero venuto.

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