sabato 18 maggio 2024

Serraglio

Serraglio [ser-rà-glio] s.m. (pl. -gli) 1. Insieme di animali esotici e selvaggi tenuti in gabbia per esibizione; il luogo in cui vengono custoditi. 2. fig. Raggruppamento rumoroso e indisciplinato di persone.

Etimologia: dal latino sera, "serratura", mediante la forma seraculum trasformata poi in serallium.



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Ravi Kant da Pexels


Anche se l'idea era stata mia, non mi ero aspettata che fosse così facile. Ma una volta pagato il prezzo d'ingresso mi permisi di gongolare.
– Visto? Problema risolto. Ed è tutto merito mio. Come la mettiamo ora, signor erede dell'universo?
Il ragazzo dagli occhi arcobaleno mi scoccò un'occhiata torva.
– Un problema che tu stessa hai creato – mi ricordò. – Risolverlo era il minimo. Ma aspetta a cantare vittoria, non è ancora finita.
Dovevamo raggiungere l'ufficio del Ghiottone, spiegargli la situazione e convincerlo a farlo rientrare nel suo universo bolla. Non era sufficiente che fosse lì con la mente, in un sogno: per essere al sicuro da chi lo voleva morto, doveva essere lì del tutto.
Ci eravamo lasciati alle spalle la folla degli spettatori quando udimmo una voce sbraitare: – Digli di fare di più!
Nel riconoscerla il ragazzo dagli occhi arcobaleno accelerò il passo, ansioso, ma poi si arrestò e mi fermò con un braccio di traverso alle successive parole: – Digli di sguinzagliare tutti i messaggeri, lo deve far tremare di terrore, lo deve convincere a tornare da me, subito. Ne ho bisogno, ora!
Sbirciai il ragazzo che digrignava i denti. Volevo chiedergli che cosa succedeva, ma non ne ebbi il coraggio.
– Hai sempre gli altri, puoi... – disse un'altra voce, una voce di donna, suadente.
– Non m'importa di tutto il maledetto serraglio, se non posso avere lui! Io ho fame! Va' dal nostro amico, adesso, e ricordagli chi lo ha messo sul suo bel trono...
Il ragazzo dagli occhi arcobaleno mi afferrò per un polso e mi trascinò via da lì.
– Aspetta! – sbottai quando ci infilammo dietro le gabbie degli animali. Protetti dalle sbarre del serraglio, mi permisi di sussurrargli tra i ringhi di bestie dall'aspetto bizzarro: – Siamo così vicini, non puoi andartene adesso.
– Possibile che tu non abbia capito? – sbottò Lui in un tono disperato che mi riempì di paura. – Quello che abbiamo appena sentito... vuol dire che è lui che comanda l'usurpatore, e io non sono al sicuro qui.

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