lunedì 12 agosto 2024

Caos, limoni e caffè


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Foto di cheervinska da Pexels


Pensavo di aver sistemato tutto, con Acido Citrico, ma non era vero.
Lo so, la colpa era solo mia. Ero io quello che era scivolato a dirgli, più o meno, di non comportarsi da alieno, che altrimenti ci avrebbero scoperti. Ma chi poteva immaginare che quel tipo strambo non era affatto uno dei nostri?
Avevo finto che fosse una battuta, complice il nome del locale in cui lavoravamo, "Area 51 Cafè", che tanto spesso suscitava commenti simili nei clienti che si fermavano da noi per la prima volta.
Che non è tutto a posto lo capisco quando, all'ora di chiusura, Acido Citrico rovescia un barattolo di sale aperto.
– Oh, scusate, colpa mia – dice Acido, ammirando il caos di granelli di sale sparsi sul bancone e pavimento. – Tutto questo cloruro di sodio in balia della forza di gravità... per cercare di ridurre l'entropia, sarò costretto a restare per una quantità di tempo indefinito al termine del mio turno.
La faccenda mi puzza, e non è il vasetto delle cipolline scoperchiato quello che sento. Acido Citrico è soltanto in prova e finora non è mai rimasto dopo l'orario di chiusura, o avremmo scoperto prima che su di lui ci eravamo sbagliati. Dopo l'orario di chiusura, infatti, senza clienti in giro a curiosare, tendiamo a metterci un po' in libertà, a parlare in lingue mai udite prima in questo angolo dell'universo e a fare cose che apparirebbero davvero bizzarre per un umano del pianeta Terra.
Non ho fatto in tempo a raccontare la mia scoperta agli altri perciò, invece di accogliere le parole del nuovo collega ancora in prova con tutto l'orrore che dovrebbero suscitare, Espresso e il Barista reagiscono con entusiasmo alla novità.
– Ottimo, preparo un caffè per tutti allora – dice il Barista, cominciando ad armeggiare con la macchinetta del caffè.
– Per me doppio! – raccomanda Espresso, che si è già spostata quasi a velocità supersonica all'angolo opposto del locale, e se ne sta in attesa con le orecchie tappate.
– No! – sbotto invece io, e alzo la voce al di sopra del ronzio dell'infernale marchingegno che tanto spaventa la nostra Espresso. – Non serve, ci pensiamo noi! Ora te ne torni a casa, vai a riposare tranquillo, e domani, pronto per un altro turno.
Faccio per mettergli un braccio attorno alle spalle e accompagnarlo verso la porta, ma Acido Citrico incrocia le braccia e pianta i piedi. Ora, lui non è massiccio e denso quanto il Barista, ma è comunque un po' troppo per la mia esile tempra.
– De Gustibus... – mi apostrofa lui. È il mio nome al locale, scelto quando ci siamo resi conto che i ripieni dei panini che preparo io possono sembrare piuttosto innovativi, come accostamento di ingredienti, per i palati umani. Che ci posso fare, mi piace sperimentare.
Nel frattempo la macchinetta del caffè macina i chicchi nei suoi meandri meccanici.
– L'ho notato, sai – riprende Acido Citrico. – I clienti scherzano sul nome del locale. Il Barista scherza sul nome del locale. E per tutti gli infusi di caffeina con saccarosio, perfino Espresso qualche volta ha fatto una battuta o due. Ma tu non scherzi mai. Quindi, che cosa sarebbe questa storia che siamo alieni?
Con lievi scrosci liquidi, piccole cascatelle di caffè piovono nelle tazzine di ceramica. Questa è la fase meno rumorosa dell'intero processo, perciò la sua domanda si sente bene fino all'angolo opposto del locale, dove Espresso ancora attende con le orecchie tappate. Mi auguro che la sua voce non si sia udita pure nella saletta sul retro, dove Il Capo è certamente occupata con le sue carte e i suoi conti.
– Che siamo alieni – risponde candidamente il Barista, girandosi con le tazzine in mano. – Il caffè è pronto! – annuncia, come se niente fosse.
Non ha capito che cosa sottintende la domanda di Acido Citrico.
– Dammi del succo di limone per tirarlo su, che credo che stia per svenire – borbotto al Barista.
Espresso, che se ne è stata all'altro angolo del locale beatamente inconsapevole del dramma che si sta svolgendo, sceglie proprio quel momento per ricomparire al fianco di Acido Citrico. Guarda in su verso il viso sconvolto del collega, con tutti e dieci i suoi occhi.
– Resti con noi stasera? Che bello!
Non faccio in tempo a dirle di chiuderne quattro paia, come fa di solito quando il locale pullula di clienti umani.
Acido Citrico guarda in giù, verso la cameriera in formato ristretto, e da quel momento è il caos.
L'autentico umano del pianeta Terra che abbiamo per errore assunto scambiandolo per uno di noi nel vedere la donnina multiocchiuta caccia un urlo, getta il aria le braccia e scatta verso la porta.
– Barista, placcalo! – è l'unica cosa che mi venne in mente di dire per salvare la situazione. Non l'avessi mai fatto.
Il corpulento e gioviale dispensatore di drink molla le tazzine che cadono e si sfracellano a terra in mezzo al sale, salta il bancone con agilità insospettata e parte all'inseguimento dell'umano del pianeta Terra terrorizzato. Il quale, al vedersi venir dietro un tale bestione, si esibisce in un secondo stridulo urlo.
Seguito da quello di Espresso, quando si rende conto che il suo caffè doppio è sparito, che anche se provasse a leccarlo da terra ormai è salato e che per averne un altro dovrà sopportare un secondo rumoroso giro del marchingegno infernale.
A me non viene in mente meglio da fare per cercare di salvare la situazione che prendere il mucchio di limoni dietro al bancone e tirarli in direzione della testa di Acido Citrico nel tentativo di metterlo temporaneamente fuori combattimento. Ma tra che non ho una bella mira, e che la grossa sagoma del barista me lo nasconde, la quasi totalità dei limoni che colpiscono un bersaglio solido diverso dalla mobilia o dal pavimento finisce addosso a quest'ultimo.
Quando Il Capo finalmente ci raggiunge, allertata dal frastuono del parapiglia, si ritrova a osservare la seguente scena: Espresso rannicchiata a terra accanto ai frammenti di tazzina, che impreca nella sua lingua stridente come il rumore di unghie su una lavagna tenendosi le orecchie tappate, perché non ha voluto attendere che il Barista si liberasse e ha provato ad azionare lei stessa il marchingegno infernale; io che impugno una baguette a mo' di mazza con fare minaccioso, avendo ormai esaurito i limoni proiettile; e il Barista che tiene bloccato a terra Acido Citrico con tutte e quattro le braccia, circondati da sedie rovesciate e limoni ovunque.
Il Capo alza un sopracciglio e tuona: – Qualcuno vuole spiegarmi che diamine sta succedendo?
Avevo sperato di prepararla per bene alla notizia, ma a questo punto mi rendo conto che non posso tergiversare. – Capo, abbiamo per le mani uno spiacevole errore di valutazione, nell'ultimo colloquio...
Solo allora, come se fosse arrivato a capire la battuta di una barzelletta in ritardo, il Barista scoppia a ridere, alza la testa e chiede: – Ehi, ma lo sapevate che Acido Citrico è nato qui, proprio qui, sulla Terra? Non avevo mai sentito di qualcuno che fosse nato qui... a parte gli umani, intendo!

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