lunedì 5 agosto 2024

Vuoi vedere una vera magia?


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Foto di cottonbro studio da Pexels


Si trovava davanti alla fotocopiatrice della biblioteca scolastica recentemente risistemata, per un noiosissimo incarico di moltiplicazione dei fogli di esercizi della professoressa di matematica, quando li udì. Fosse stata Vivienne, la bibliotecaria avrebbe semplicemente consigliato ai ragazzi seduti al tavolo studio della biblioteca di abbassare la voce, senza neppure millantare di prendere provvedimenti in caso non le avessero obbedito. Ma lei non era Vivienne, e del sacro silenzio di quel luogo di lettura non le importava un fico secco.
Per quanto la riguardava, avrebbero persino potuto tenere un festino con musica ad alto volume e fiumi di birra. Non li avrebbe fermati, se lei non poteva divertirsi a punirli a modo suo.
Era stato bello precipitare quei ragazzini insolenti in gironi infernali che neppure Dante era riuscito a descrivere, ma colei che non era Vivienne sapeva che da quel momento in avanti doveva evitare di attirare l'attenzione. Inoltre, era più saggio usare con parsimonia la magia che le restava, o sarebbe rimasta a secco prima del prossimo pagamento da parte dei padroni dell'altra biblioteca nella quale era stata recentemente riassunta.
Le voci troppo alte dei ragazzi suonavano monotone alle sue orecchie, fin troppo simili ai ronzii e agli sbuffi del macchinario che si era trovata a manovrare. "Il moltiplicatore", come era giunta a chiamarlo colei che non era Vivienne, le era sembrato uno strumento affascinante per i primi due minuti da che aveva imparato a usarlo, ma in seguito, quando era stata costretta a usarlo a ripetizione per rispettare le promesse fatte da Vivienne il giorno prima, aveva iniziato a trovarlo insopportabile.
La colpa, lo sapeva, era tutta di della donnicciola scialba con cui condivideva il corpo, che non si accorgeva di quanto gli altri la sfruttassero e le mettessero i piedi in testa.
– Ti odio – sussurrò colei che non era Vivienne all'anello dalla grossa pietra bianca in cui risiedeva l'anima della sua metà lucente, mentre lei era impegnata a vivere al suo posto. Ammesso che fosse possibile chiamare vita quella servitù.
– Zombie e morti ammazzati? No, che schifo, non mi piace, troppo violenta per me quella serie – disse una delle due ragazze sedute al tavolo, alzando di più la voce, in risposta a chissà quale affermazione di uno dei compagni. – Io se non c'è una storia d'amore nemmeno la seguo.
– Ma ci sono, in mezzo agli spargimenti di sangue – tentò di protestare il ragazzo. – Se guardi la prima stagione, c'è...
La sua voce, però, venne sormontata da quella dell'altra ragazza. – Ah, a me piace tanto quello delle tre sorelle streghe, è un po' vecchio ma ne vale la pena, come si chiamava...?
A quel punto, con il moltiplicatore ormai avviato che andava avanti da solo a sputare un foglio dopo l'altro, colei che non era Vivienne si girò e ripeté: – Streghe?
Non aveva idea di che cosa stessero parlando il gruppetto di ragazzi, avrebbero potuto essere romanzi di fantasia, per quanto ne sapeva, seppure quelli non le fossero sembrati tipi da gradire i libri, almeno a giudicare dall'abbandono in cui giacevano i testi scolastici su cui avrebbero dovuto studiare.
Quella singola parola, però, aveva stuzzicato la sua curiosità.
La ragazza la indicò e disse: – Sì, proprio quello, Streghe, grazie! Era così semplice...
E fece per tornare a parlare con i compagni, ma all'avvicinarsi di colei che non era Vivienne la ragazza zittì e levò gli occhi su di lei.
O era stata già rimproverata dalla bibliotecaria qualche volta, considerò colei che non era Vivienne, o riteneva che quell'argomento di conversazione fosse privato.
– Sì? – disse dopo un po' la ragazza.
– E così ti piace la magia – esordì colei che non era Vivienne. – Vuoi vedere una vera magia?
Doveva razionarla, era vero. E non doveva farsi notare, anche quello era vero. E inoltre avendo l'anello al dito, quando Vivienne fosse tornata al suo posto avrebbe ricordato tutto ciò che il suo alter ego oscuro aveva fatto in sua assenza. Ma colei che non era Vivienne decise che almeno un po' di divertimento in quella tediosa giornata le spettava di diritto, e non le importava che poi Vivienne l'avrebbe evocata allo specchio per lamentarsene.
La ragazza si imbronciò e la guardò storto. – Giuro, se mi tira fuori una moneta da dietro l'orecchio, l'ammazzo.
Colei che non era Vivienne ridacchiò e appoggiò la mano sul tavolo, avendo cura di tenerla sollevata al centro. – Ho detto vera magia – ribatté, e sprecò un po' del potere che aveva accumulato per richiamare una creaturina dalla vicina campagna. Quando colei che non era Vivienne sollevò la mano, il ragno prese a camminare sul tavolo, ritrovandosi all'improvviso spaesato tra i libri.
Era il più grosso aracnide che colei che non era Vivienne fosse riuscita a recuperare dalle vicinanze, e lei ne era parecchio soddisfatta; ma non appena lo videro, le due ragazze cacciarono un urlo, e perfino i ragazzi trasalirono prima di mettersi a ridere.
Una delle due ragazze, infatti, era scappata senza voltarsi indietro, e aveva infilato strillando la porta di uscita dalla biblioteca. L'altra, però, quella a cui Vivienne aveva parlato, afferrò il pesante volume di storia e lo abbatté sul ragno, spiaccicandolo.
I ragazzi, che ancora ridacchiavano e si complimentavano con un coro di: – Bella magia, bibliotecaria, la sappiamo fare anche noi! – recuperarono i libri e gli zaini e si avviarono alla ricerca della ragazza fuggita, che per la fretta aveva lasciato in biblioteca tutte le sue cose.
Colei che non era Vivienne si protese sulla ragazza rimasta, che con un fazzoletto di carta e la faccia schifata stava ripulendo il retro del suo libro.
– Allora, come ci si sente a essere un'assassina? – le sussurrò colei che non era Vivienne in tono suadente. – Parlavi tanto di ammazzare me, e adesso...
– Era solo un ragno – sbottò la ragazza.
– Sì. Era una creatura viva, molto più piccola di te, e che per giunta non era nemmeno velenosa. Una creatura innocente, che non ti avrebbe fatto nulla. E tu l'hai uccisa. Ancora complimenti per il tuo coraggio – fece colei che non era Vivienne, concludendo con un piccolo applauso sarcastico.
La ragazza borbottò un'ingiuria. – Lo dicono tutti che è un po' svalvolata ultimamente, ma io non ci volevo credere – ribatté nel gettare nel cestino il fazzoletto, senza curarsi di ripulire i resti del ragno sul tavolo. – Ma che cos'ha che non va nella testa?
La sua evidentemente non era davvero una domanda, poiché la ragazza, recuperato zaino e libri, se ne andò senza attendere risposta.
La macchina moltiplicatrice taceva, segno che aveva esaurito il suo compito ed era pronta per la prossima serie di fogli. Colei che non era Vivienne tornò di fronte al marchingegno, pronta a riprendere il noioso lavoro rallegrata dal piacevole diversivo.

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