sabato 21 marzo 2020

Aedo


Aedo [a-è-do] s.m. Nell'antica Grecia, poeta epico che cantava accompagnandosi con la lira; estens. poeta, vate.

Etimologia: deriva dal greco antico aoidós, che a sua volta viene da aéidein, "cantare".

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Nessuna data su questo foglio, perché questa non è una pagina del mio diario. È una lettera, o almeno, vorrei che lo fosse. Non so se e quando potrà essere consegnata a te, Taliesin, mio mentore, bardo e aedo, anche se da quest'ultima definizione sei sempre rifuggito, trovandola troppo pretenziosa.
Ho tante cose da dirti.
Ti ricordi del luogo che cercavo, la mia meta in terre sconosciute, il motivo per cui mi hai lasciato libera di esplorare il mondo come tu non avevi mai fatto? L'ho trovata.
Questa città di meraviglie non cessa mai di stupirmi, e la gente di qui è così varia che le mie ali non sono più una vista inaspettata. Dovunque mi giri accadono magie e miracoli. Qui vivono streghe e angeli e, oh, altre fate! Ebbene sì, ho incontrato altre mie simili.
Ancora non ho trovato la persona che cercavo, ma sono sicura che sia qui, da qualche parte, e che prima o poi la incontrerò. Continuo a fantasticare su che tipo di persona sia. Il suo viso è ogni volta diverso, ma la immagino sempre in grado di praticare incantesimi, perché altrimenti, come avrebbe fatto a dare vita a me con un pensiero?
A volte, il viso che immagino è... no, lascia perdere, è una cosa sciocca.
Piuttosto, oggi è stato il mio primo giorno da aedo di questa città. Eh già, chi lo avrebbe immaginato che fra maghi e cavalieri, nobili e artigiani questo luogo fosse anche la patria di un gruppo di bardi?
In loro ho trovato una specie di famiglia, ed è come se tutto ciò che ho imparato viaggiando con te non fosse stato invano. Rammento ognuna delle tue ballate, parola per parola. Rammento le melodie, e sto imparando a suonarle. Presto, le taverne e le piazze di questa città risuoneranno dei miei ricordi di te, e io potrò finalmente dire di essere a casa.

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