lunedì 30 marzo 2020

Passeggiata artistica


Immagine ritagliata, originale liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Valeria Ushakova from Pexels


Non so come sono arrivata fin qui. Camminando, presumo.
Quello in cui mi trovo sembra un parco, ma di sicuro non è un parco comune. Passeggio lungo il viale con la testa all'insù perché gli alberi allineati ai miei fianchi sono matite dalle cui punte fioriscono rami colorati, la stessa tinta del tronco, un arcobaleno che mi sfila accanto al ritmo dei miei passi. Il cielo e il prato sfumano l'uno nell'altro in una delicata, liquida tavolozza acquerello, tanto che non riesco a distinguere l'orizzonte, perso in una scia sfocata. Non vedo un singolo edificio qua attorno, non c'è la città, nessun tetto che possa fungere da punto di riferimento. Senza, mi sento persa. Ma è una sensazione dolce questo smarrimento, e la meraviglia mi afferra per le caviglie nel rendermi conto che, sotto i miei piedi, il viale è lastricato di gessetti colorati, e nel volgermi indietro scorgo una scia di impronte di colori rubati e depositati sul gessetto successivo: rosso sul giallo, giallo sul rosa, rosa sul blu, blu sull'arancione, arancione sul verde, verde sul viola...
Ai lati del viale, su steli che si curvano mollemente, si allargano corolle di pennelli macchiati da tempera variopinta. Raggiungo una panchina, ma seduta e schienale sono due lunghe tele dipinte a metà, sormontate da un cartello con su scritto "vernice fresca". Non mi siedo, per non sporcare i miei abiti bianchi. Attirata da zampilli e sciabordii musicali proseguo tra cespugli di pastelli dalle foglie di carta. Le file di alberi matita si aprono in prossimità di un lago dai riflessi impressionisti. La superficie è pittura a olio, densa e pesante, e ho la sensazione che potrei quasi camminarci sopra. Ma non ho bisogno di provarci: un ponte di gomme e grafite conduce a un'isola, dove tra gli immancabili alberi matita di ogni varietà e sfumatura scorgo la sommità di un gazebo formato da un intreccio di pennarelli.
Ancora mi stupisco perché, nonostante la sensazione di familiarità che mi scorre sottopelle indelebile come un tratto di china, io sono altrettanto certa di non essere mai stata questo luogo.
Io non lo conosco. Non so come sono arrivata fin qui.
E poi ricordo. Non si può uscire di casa, niente passeggiate al parco in questi giorni. Stavo dipingendo un quadro nel mio studio, un paesaggio e, chissà come, devo esserci scivolata dentro.

Nessun commento:

Posta un commento