giovedì 26 marzo 2020

Qualcosa per cui festeggiare


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Photo by tyrone Fernandez from Pexels 

Non mi sentivo dell'umore adatto quando Ariele se ne uscì fuori con un: – Dobbiamo festeggiare!
Mi guardai attorno. Anna era in ginocchio, con le mani che le tremavano e lacrime silenziose che le scorrevano sulle guance. Sellit le aveva appoggiato la giacca sulle spalle, e senza muoversi dal suo fianco dirigeva con i gesti e con poche parole gli sconosciuti che avrebbero dovuto essere i veri eroi di questa faccenda, i nostri salvatori, se solo non fossero arrivati in ritardo.
Stavano avvolgendo il corpo di Dhamantin in un sudario. Non avrei più rivisto la sua orribile faccia, se non nei miei incubi, ma questa era una magra consolazione.
– Non c'è niente da festeggiare – mormorai, e il mio sguardo corse ad Alex. Era piegato in due, a vomitare con le scarpe immerse nel sangue di Dhamantin, ma anche nel vederlo così, pallido e sofferente, il mio cuore sembrò fare un balzo verso l'alto. Una cosa da festeggiare ce l'avevamo: Alex era vivo. Anna gli aveva scoccato una freccia dritta nel cuore, e lui era vivo.
Cercai in tasca un pacchetto di fazzoletti e mi mossi verso di lui, ma uno degli sconosciuti fu più veloce di me.
Alle mie spalle, Ariele esclamò: – Come non c'è niente da festeggiare? Ragazzi, abbiamo salvato il mondo! Non capita tutti i giorni, no?
Feci una smorfia. Ne avrei volentieri fatto a meno, e di sicuro anche Anna.
Ma Alex si pulì la bocca, si raddrizzò e disse: – Ariele ha ragione. Dovremmo.
Lo vidi sparire, proprio come aveva fatto, per un attimo appena, quando la freccia l'aveva raggiunto. In questo caso rimase nella distorsione un po' di più di qualche secondo. Riapparve di fronte a me, barcollante e senza scarpe: le aveva lasciate nel sangue. Gli tesi un braccio, ma lui non ne ebbe bisogno per reggersi in piedi. Era ancora pallido e scarmigliato, ma sorrideva.
– Mi hai visto? Posso farlo, ne sono in grado, io... – Alex si lasciò sfuggire un sospiro. Sembrava diverso dal suo solito modo di fare composto e controllato, e di sicuro era molto diverso dal relitto umano che era diventato quando Dhamantin aveva rotto il suo Simpler, il marchingegno che era stato il suo unico modo per accedere alla distorsione fino a quel momento. – Mi sembra incredibile.
– Lo sapevo che eri uno di noi. Ben fatto, ragazzo. – Sellit gli diede una pacca sulla spalla, prima di allontanarsi verso gli sconosciuti che stavano ripulendo la stanza. – Andate a festeggiare. Io vi raggiungo più tardi.
– Sì, si festeggia! – esultò Ariele, battendo le mani.
Alex guardò in basso, e anche io, quando Anna gli si avvinghiò alle gambe e le sue lacrime furono accompagnate dai singhiozzi.
– Ho ucciso... io ho... e potevo... – la udii mugolare, tra un respiro soffocato e l'altro.
Mi inginocchiai e la abbracciai.
– Anna – disse Alex, e proseguì solo dopo che era certo di aver ottenuto la sua attenzione. – Tu mi hai salvato. E mi dispiace, mi dispiace di averti chiesto una cosa così stupida...
Anna scosse la testa e si asciugò le lacrime con le mani. – Non sei stato tu. Lo avevo già promesso. – Anna accenno a Sellit. – A lui.
Solo allora mi ricordai della telefonata. Era logico: Anna era l'unica tra noi che avesse un'arma vera, e non un set caricato nel Simpler che funzionava solo nella distorsione. Sellit voleva Dhamantin morto, e nel caso i rinforzi non fossero arrivati in tempo per coglierlo alla sprovvista mentre noi facevamo da esca, il bastardo si era preparato un piano B.
Stavo per andare a dirgliene quattro, ma Anna mi afferrò per una manica. – Io voglio – mormorò. – Fe... festeggiare.
Un grido d'entusiasmo da Ariele mi fece alzare gli occhi al cielo. – Andiamo, allora! Conosco un bel locale qui in zona... e non faranno domande, da quelle parti!
Scorsi Anna allungare la mano verso l'arco, per poi ritrarla e lasciarlo lì. Io e Alex l'aiutammo a rimettersi in piedi, poi ci incamminammo dietro alla quattordicenne che non la smetteva un attimo di blaterare: – Però, quanto puzzate! Devo portarvi a darvi una ripulita prima, altrimenti mi farete fare proprio una bruttissima figura! E poi tutti alla festa per il salvataggio del mondo! Anche se non lo possiamo dire a nessuno, faremo finta che sia un compleanno, però, ehi! La festa segreta per il salvataggio del mondo suona bene, no?
Nessuno ebbe il coraggio di ricordarle che lei non aveva fatto niente. O forse era soltanto che la sua allegria contagiosa ci stava risollevando almeno un po' il morale, e noi non volevamo che finisse.

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