sabato 24 agosto 2024

Pernicioso

Pernicioso [per-ni-ció-so] agg. 1. Che provoca o comporta danni gravi, effetti nocivi; dannoso, pericoloso. 2. med. Di malattia che presenta un decorso grave e può condurre anche alla morte.

Etimologia: dal latino perniciosus, da pernicies "rovina, perdita", composto dalla particella per, che dà intensità, e da nicies, derivato a sua volta da nex "morte".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Sippakorn Yamkasikorn da Pexels


Le avevano detto che la polvere gialla che infestava il quartiere spagnolo, nascosta alla vista eppure sempre presente, era una sostanza perniciosa. Si sbagliavano.
Non perché non fosse pericolosa, a suo modo - lo era stata per tutti coloro che in qualche misura avevano rappresentato una minaccia per Nina - ma perché non era affatto una sostanza. Non si poteva definire sostanza, infatti, qualcosa che aveva una volontà propria, e una traccia di ricordo.
Non era una persona, di questo Nina era certa, non più e non ancora. Lo sarebbe stata, una volta che avesse finito di cambiare lei.
Sdraiata immobile sulla barella, Nina valutava il mondo che le sfilava accanto già con gli occhi della polvere gialla. Una fila di luci al neon illuminava il corridoio d'ospedale dal soffitto, la voce dei paramedici che l'avevano accompagnata fin lì era un sussurro mentre la affidavano alle cure di altre mani, infermieri e medici che venivano a darle un'occhiata, a tastarle il polso e spararle il fascio di luce di una torcia negli occhi. Possibili ospiti e probabili pericoli - il fuoco era pernicioso, questo già lo aveva sperimentato in un'altra vita - venivano vagliati dai suoi sensi all'erta.
Catatonica, l'avevano definita i soccorritori - i primi futuri candidati. Niente di più sbagliato.
Nina ormai era soltanto un bozzolo per la nuova lei che stava per nascere.

giovedì 22 agosto 2024

Audioracconto - Alla faccia della Luna


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Foto di brenoanp da Pexels


L'ultima notte di un guardiano del faro e la sua rivalità con la Luna.

Alla faccia della Luna
(racconto breve di genere fantastico)

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Tratto dal blog: La Piuma Tramante (http://lapiumatramante.blogspot.com/).
Il testo del racconto è leggibile qui: https://lapiumatramante.blogspot.com/2022/09/alla-faccia-della-luna.html

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Testo, lettura ed editing video di: La Piuma Tramante (Elisa Zaccaria).

Musiche: Sonata al chiaro di Luna di Ludwig van Beethoven
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=Vuvtzk5ek-4);
Sicilian Breeze by Topher Mohr and Alex Elena
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=vPoIbMl0_Mo).

Immagini di: brenoanp (https://www.pexels.com/it-it/foto/sagoma-di-uomo-in-piedi-vicino-al-corpo-d-acqua-1136571/), Enrique Hoyos (https://www.pexels.com/it-it/foto/silhouette-del-faro-durante-il-tramonto-6161558/), Skitterphoto (https://www.pexels.com/it-it/foto/722664/), Pixabay (https://www.pexels.com/it-it/foto/faro-di-mare-contro-il-cielo-247506/), Ron Lach (https://www.pexels.com/it-it/foto/relax-rilassante-centro-benessere-spa-9146364/), Dima Valkov (https://www.pexels.com/it-it/foto/cibo-piastre-cucchiaio-pasto-5665638/), Ahmet Enes Yetgin (https://www.pexels.com/it-it/foto/mare-notte-acqua-scuro-26630843/), Samer Daboul (https://www.pexels.com/it-it/foto/fotografia-timelapse-della-luna-1275413/), Ray Bilcliff (https://www.pexels.com/it-it/foto/mare-natura-notte-oceano-14777019/), Александр Максин (https://www.pexels.com/it-it/foto/gioco-galattico-sulla-fotocamera-25819968/), Mike (https://www.pexels.com/it-it/foto/campana-in-ottone-633497/), Erik Mclean (https://www.pexels.com/it-it/foto/nebbia-architettura-faro-spazio-di-testo-13037686/) da Pexels, distribuite ad uso gratuito (https://www.pexels.com/it-IT/license/).

Effetti sonori da FreeSounds (https://freesound.org/) sotto licenza Creative Commons 0 (https://creativecommons.org/publicdomain/zero/1.0/) e da Soniss (https://sonniss.com/).

lunedì 19 agosto 2024

Sfilata di moda allo zoo


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Foto di Pixabay da Pexels


Quando la notizia si diffuse, tutti gli animali iniziarono a fare piani su piani e a pretendere un posto d'onore al grande evento.
– Una sfilata di moda qui allo zoo? – chiese il pavone, drizzando già la coda con fare vanitoso. – È ovvio che io ne sarò la star, il modello più ammirato. Devo subito iniziare a prepararmi, lisciarmi le penne e lucidarmi il becco...
– Ma sta zitto! – ruggì il leone. – Se c'è un vip qui sono io, sarò il re della passerella, e se provi a fregarmi il posto di te ne faccio un sol boccone.
Dalla sua gabbia, la tigre se la rideva sotto i baffi. – Poveretto – disse ai pappagalli. – Non sa che la tinta unita è passata di moda, quest'anno va il tigrato, e modestamente, io sono un'esperta del settore.
I pappagalli, che dal canto loro preferivano fare i PR piuttosto che mettersi in mostra in passerella, anche se avrebbero avuto la livrea perfetta per l'occasione, ripeterono a destra e a manca la confidenza della tigre. La notizia ovviamente arrivò alle orecchie di tutti, perché come ripetevano loro non ripeteva nessuno (infatti, per inciso, pure la notizia della sfilata di moda che i proprietari dello zoo intendevano organizzare era stata rivelata da loro), mandando le zebre su tutte le furie. – Strisce sì, ma bianche e nere! Questo è il must dell'estate, inoltre guardate noi come siamo snelle, belle, eleganti! Siamo nate per fare le modelle, sfiliamo avanti e indietro tutto il giorno, figuriamoci se non scelgono noi.
Dalla gabbia vicina, il panda interloquì: – Se serve bianco e nero, io sono pronto. È da una vita che faccio la dieta del bambù, almeno una gioia me la volete dare, no?
– Non era il rosa il colore di quest'anno? – chiesero in coro i fenicotteri, ma tutti li ignorarono. A dar retta a loro, infatti, il rosa era il colore di tutti gli anni. – Rosa è allegro, rosa è bello, viva la vita in rosa! – conclusero, nel perorare la loro causa.
Il bradipo fece per aggiungere qualcosa ma dato che era troppo lento nel prendere parola, il ghepardo s'intromise con scatto felino nel discorso. – Le strisce saranno pure la moda di oggi, ma io sono troppo avanti, il mio maculato è la moda di domani! Quindi, visto che il domani è l'oggi di ieri, tanto vale prendersi avanti e presentare la novità in anteprima.
Dal suo angolo, l'elefante barrì zittendo la cacofonia di versi di tutte quelle primedonne che aspiravano ai loro cinque minuti di fama.
– Silenzio! Vediamo di organizzare le cose per bene – ragionò il proboscidato. – Poniamo che io venga nominato direttore artistico dell'evento, d'altra parte possiedo una memoria prodigiosa e un megafono naturale che mi faciliteranno non poco nel dare ordini a voi branco di animali casinisti.
Dal suo laghetto artificiale, l'ippopotamo sbadigliò. Era abituato ai lunghi e noiosi discorsi del vicino, perciò reagì girando le spalle e raccomandando: – Chiamatemi se c'è una sfilata in piscina, altrimenti...
– Senti senti questo dormiglione che non ha nemmeno il fisico! – scherzarono tra loro le gazzelle in tono maligno. – Una sfilata in piscina vuole fare! Piuttosto chiamate quella là – soggiunsero indicando la foca – che almeno farà la sua bella figura da sirenetta.
– Altezza mezza bellezza – sentenziò la giraffa. – E io posseggo il doppio di entrambe, dunque sono più che qualificata per fare la modella, signor direttore artistico – concluse rivolta all'elefante, nel tentativo più che palese di ingraziarsi il pezzo grosso.
– Ma siamo proprio sicuri che questa sfilata si farà? – gufò il gufo. – E se poi piove?
– Sssfileremo anche sssotto la pioggia. – sibilò di rimando il serpente. – Ssssole, pioggia, vento... io non ho problemi, sssfilo sssempre.
– Purché non mi facciano fare la borsetta, a me va bene tutto – borbottò il coccodrillo.
– Il posto di bodyguard è già stato assegnato? Se no io mi propongo – fece il gorilla.
E il canguro dalla zona dello zoo riservata agli animali australi, che non aveva ben capito che cosa fosse tutta quella bagarre, aggiunse: – Se c'è da dar calci sono dei vostri! Ah, non è un incontro di lotta libera? Come non detto.
– Peccato che non lo sia – commentarono mestamente gli avvoltoi, per i quali se non ci scappava almeno un morto, l'evento non era affatto riuscito. Insomma, non avevano mezze misure: o un morto, o un mortorio.
La discussione e i preparativi proseguirono animati fino al giorno designato per l'evento, al quale si presentarono tutti con pellicce, piume, squame e quant'altro perfettamente tirati a lucido il più possibile. E lì scoprirono che era stato tutto inutile, perché la sfilata di moda c'era, sì, e il posto era quello, proprio allo zoo, ma si trattava di un evento fatto per esseri umani per altri esseri umani, e loro, gli animali, avevano pure meno occhi puntati su di loro del solito, essendo passati da protagonisti a tappezzeria.
– Bah, guarda come ci scimmiottano, questi qui – brontolò infastidito il tapiro, nel vedersi passare sotto il naso una serie infinita di modelle abbigliate in tessuti con stampe animalier e inserti in pelliccia ecologica, che si esibivano in pose selvagge sfoderando lunghe unghie laccate.
– Che cosa orribile vedono i miei occhi! – si lamentò il lemure. – No, basta, non posso guardare! Aspetta, forse un'altra sbirciatina... Nooo, basta, pietà!
– È imbarazzante – commentò la iena. – Mi vien troppo da ridere, con questi qua che pensano di riuscire a passare per animali così conciati.
Insomma, se prima la prospettiva della sfilata li aveva divisi e messi in competizione nel tentativo di primeggiare, ora la vera sfilata li univa nel criticare. Dovunque si girassero, le modelle e gli spettatori umani udivano versi di qua e versi di là, e avevano un bel chiedersi come mai gli animali fossero tanto agitati quel giorno.
Le uniche che non avevano da ridire quel giorno erano le scimmie, che all'eccentrico stilista era stato concesso, nientemeno che dal direttore dello zoo, di vestire con giacchette e cappellini e occhialini da sole su misura, seguendo il tema della sfilata secondo cui "l'uomo è un animale, l'animale è un uomo". A dire il vero, al suddetto stilista sarebbe piaciuto coinvolgere nella scandalosa inversione di ruoli tutte le bestie, ma per motivi di sicurezza e di rispetto del mondo animale aveva dovuto accontentarsi della specie più collaborativa e meno facilmente infastidita dall'interazione con gli esseri umani, con buona pace di tutti gli altri che avevano sognato di diventare modelli d'alta moda almeno per un giorno.

sabato 17 agosto 2024

Viluppo

Viluppo [vi-lùp-po] s.m. 1. Groviglio di fili, capelli e simili; estens. ammasso confuso di cose. 2. fig. Intrico, enorme confusione.

Etimologia: dal latino volvere, "volgere in giro", o dal latino medievale faluppa, "pagliuzza".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Jean Marc Bonnel da Pexels


Avevo rimesso in sesto un intero giardino che era stato in balia dell'incuria da sola, ma di fronte all'abilità e alla naturalezza con cui Mirto lo faceva, mi sentivo ancora una principiante.
Gli bastava sfiorare con le dita un viluppo di rampicanti che ci bloccava la strada per infondere il suo spirito di Driade in ogni foglia e in ogni tralcio, e così sciogliere delicatamente l'intrico senza spezzare un solo rametto. Oppure, quando lasciavamo i sentieri battuti e a piedi nudi ci inoltravamo tra gli arbusti del sottobosco, sentivo la sua essenza che a ogni passo si diffondeva intorno, penetrando dalle radici e aprendo per noi un varco tra le felci, così da non calpestare nemmeno una foglia. Quello che facevo io come Driade, dopo i primi mesi di sconcerto, aveva iniziato a sembrarmi normale; Mirto, invece, pareva una magica creatura dei boschi.
Ripensai ad Amarante, la nipote di cui mi aveva parlato il mio vicino francese, e mi rammaricai di non averla potuta conoscere.
– Mirto, secondo te, quanti al mondo sono come noi? – gli chiesi, mentre ci inoltravamo in un angolo di bosco che non avevamo ancora esplorato.
Mirto si voltò, sorpreso dalla mia domanda. – Difficile a dirsi. Non è qualcosa di cui si possa parlare apertamente, come sai. Hai letto il libro che ti ho prestato?
Annuii, seguendolo mentre riprendeva il cammino. – Ci ho provato, almeno. Ma è un viluppo di citazioni da oscure fonti e ipotesi e forse questo e forse quest'altro, senza contare che è scritto in inglese.
Mirto scoppiò a ridere. – Nessuno sa quante fossero le famiglie del patto, né se fossero tutte di origine greca. Ma anche solo a cercare tra coloro che hanno una sicura ascendenza greca chi ha un primo o un secondo nome che rimanda al mondo vegetale... il numero dev'essere enorme. Ovvio, non tutti saranno Driadi, ma anche così...
Sbuffai. – Ho capito, è come cercare un ago in un pagliaio. O una spina di rosa in un bosco – soggiunsi, nell'adeguare la metafora alla nostra situazione.

giovedì 15 agosto 2024

Audioracconto - Sibarita


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Foto di solod_sha da Pexels


Zio Teodoro era un frivolo riccone edonista, a cui chiunque augurerebbe la maledizione di re Mida come punizione. Ma non giudicare una persona finché non sai che cosa sta passando.

Sibarita
(racconto breve non di genere)

Sibarita: Persona amante dei piaceri e del lusso.


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Tratto dal blog: La Piuma Tramante (http://lapiumatramante.blogspot.com/).
Il testo del racconto è leggibile qui: https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/04/batiscafo.html

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Testo, lettura ed editing video di: La Piuma Tramante (Elisa Zaccaria).

Musica: Almost A Year Ago di John Deley and the 41 Players
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=TDJT93U9Kc8).

Immagini di: solod_sha (https://www.pexels.com/it-it/foto/lusso-anelli-catena-forchetta-8105125/), Denis Nazvantsev (https://www.pexels.com/it-it/foto/acqua-edificio-giardino-alberi-9540747/), Xitsundzuxo Himina (https://www.pexels.com/it-it/foto/acqua-lusso-posate-argenteria-10075301/), Diego F. Parra (https://www.pexels.com/it-it/foto/yacht-bianco-e-blu-sul-corpo-d-acqua-843633/), Ron Lach (https://www.pexels.com/it-it/foto/vacanza-coppia-relax-rilassante-8844607/), Karolina Kaboompics (https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-seduto-soldi-interni-5717843/) e (https://www.pexels.com/it-it/foto/sfocatura-pila-usa-mercato-4386225/), Jacub Gomez (https://www.pexels.com/it-it/foto/fotografia-di-sagoma-dell-uomo-in-spiaggia-durante-il-tramonto-1142941/), Pixabay (https://www.pexels.com/it-it/foto/soldi-duri-su-una-valigetta-259027/), RDNE Stock project (https://www.pexels.com/it-it/foto/paesaggio-morte-cimitero-tomba-6841545/) da Pexels, distribuite ad uso gratuito (https://www.pexels.com/it-IT/license/).

lunedì 12 agosto 2024

Caos, limoni e caffè


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Pensavo di aver sistemato tutto, con Acido Citrico, ma non era vero.
Lo so, la colpa era solo mia. Ero io quello che era scivolato a dirgli, più o meno, di non comportarsi da alieno, che altrimenti ci avrebbero scoperti. Ma chi poteva immaginare che quel tipo strambo non era affatto uno dei nostri?
Avevo finto che fosse una battuta, complice il nome del locale in cui lavoravamo, "Area 51 Cafè", che tanto spesso suscitava commenti simili nei clienti che si fermavano da noi per la prima volta.
Che non è tutto a posto lo capisco quando, all'ora di chiusura, Acido Citrico rovescia un barattolo di sale aperto.
– Oh, scusate, colpa mia – dice Acido, ammirando il caos di granelli di sale sparsi sul bancone e pavimento. – Tutto questo cloruro di sodio in balia della forza di gravità... per cercare di ridurre l'entropia, sarò costretto a restare per una quantità di tempo indefinito al termine del mio turno.
La faccenda mi puzza, e non è il vasetto delle cipolline scoperchiato quello che sento. Acido Citrico è soltanto in prova e finora non è mai rimasto dopo l'orario di chiusura, o avremmo scoperto prima che su di lui ci eravamo sbagliati. Dopo l'orario di chiusura, infatti, senza clienti in giro a curiosare, tendiamo a metterci un po' in libertà, a parlare in lingue mai udite prima in questo angolo dell'universo e a fare cose che apparirebbero davvero bizzarre per un umano del pianeta Terra.
Non ho fatto in tempo a raccontare la mia scoperta agli altri perciò, invece di accogliere le parole del nuovo collega ancora in prova con tutto l'orrore che dovrebbero suscitare, Espresso e il Barista reagiscono con entusiasmo alla novità.
– Ottimo, preparo un caffè per tutti allora – dice il Barista, cominciando ad armeggiare con la macchinetta del caffè.
– Per me doppio! – raccomanda Espresso, che si è già spostata quasi a velocità supersonica all'angolo opposto del locale, e se ne sta in attesa con le orecchie tappate.
– No! – sbotto invece io, e alzo la voce al di sopra del ronzio dell'infernale marchingegno che tanto spaventa la nostra Espresso. – Non serve, ci pensiamo noi! Ora te ne torni a casa, vai a riposare tranquillo, e domani, pronto per un altro turno.
Faccio per mettergli un braccio attorno alle spalle e accompagnarlo verso la porta, ma Acido Citrico incrocia le braccia e pianta i piedi. Ora, lui non è massiccio e denso quanto il Barista, ma è comunque un po' troppo per la mia esile tempra.
– De Gustibus... – mi apostrofa lui. È il mio nome al locale, scelto quando ci siamo resi conto che i ripieni dei panini che preparo io possono sembrare piuttosto innovativi, come accostamento di ingredienti, per i palati umani. Che ci posso fare, mi piace sperimentare.
Nel frattempo la macchinetta del caffè macina i chicchi nei suoi meandri meccanici.
– L'ho notato, sai – riprende Acido Citrico. – I clienti scherzano sul nome del locale. Il Barista scherza sul nome del locale. E per tutti gli infusi di caffeina con saccarosio, perfino Espresso qualche volta ha fatto una battuta o due. Ma tu non scherzi mai. Quindi, che cosa sarebbe questa storia che siamo alieni?
Con lievi scrosci liquidi, piccole cascatelle di caffè piovono nelle tazzine di ceramica. Questa è la fase meno rumorosa dell'intero processo, perciò la sua domanda si sente bene fino all'angolo opposto del locale, dove Espresso ancora attende con le orecchie tappate. Mi auguro che la sua voce non si sia udita pure nella saletta sul retro, dove Il Capo è certamente occupata con le sue carte e i suoi conti.
– Che siamo alieni – risponde candidamente il Barista, girandosi con le tazzine in mano. – Il caffè è pronto! – annuncia, come se niente fosse.
Non ha capito che cosa sottintende la domanda di Acido Citrico.
– Dammi del succo di limone per tirarlo su, che credo che stia per svenire – borbotto al Barista.
Espresso, che se ne è stata all'altro angolo del locale beatamente inconsapevole del dramma che si sta svolgendo, sceglie proprio quel momento per ricomparire al fianco di Acido Citrico. Guarda in su verso il viso sconvolto del collega, con tutti e dieci i suoi occhi.
– Resti con noi stasera? Che bello!
Non faccio in tempo a dirle di chiuderne quattro paia, come fa di solito quando il locale pullula di clienti umani.
Acido Citrico guarda in giù, verso la cameriera in formato ristretto, e da quel momento è il caos.
L'autentico umano del pianeta Terra che abbiamo per errore assunto scambiandolo per uno di noi nel vedere la donnina multiocchiuta caccia un urlo, getta il aria le braccia e scatta verso la porta.
– Barista, placcalo! – è l'unica cosa che mi venne in mente di dire per salvare la situazione. Non l'avessi mai fatto.
Il corpulento e gioviale dispensatore di drink molla le tazzine che cadono e si sfracellano a terra in mezzo al sale, salta il bancone con agilità insospettata e parte all'inseguimento dell'umano del pianeta Terra terrorizzato. Il quale, al vedersi venir dietro un tale bestione, si esibisce in un secondo stridulo urlo.
Seguito da quello di Espresso, quando si rende conto che il suo caffè doppio è sparito, che anche se provasse a leccarlo da terra ormai è salato e che per averne un altro dovrà sopportare un secondo rumoroso giro del marchingegno infernale.
A me non viene in mente meglio da fare per cercare di salvare la situazione che prendere il mucchio di limoni dietro al bancone e tirarli in direzione della testa di Acido Citrico nel tentativo di metterlo temporaneamente fuori combattimento. Ma tra che non ho una bella mira, e che la grossa sagoma del barista me lo nasconde, la quasi totalità dei limoni che colpiscono un bersaglio solido diverso dalla mobilia o dal pavimento finisce addosso a quest'ultimo.
Quando Il Capo finalmente ci raggiunge, allertata dal frastuono del parapiglia, si ritrova a osservare la seguente scena: Espresso rannicchiata a terra accanto ai frammenti di tazzina, che impreca nella sua lingua stridente come il rumore di unghie su una lavagna tenendosi le orecchie tappate, perché non ha voluto attendere che il Barista si liberasse e ha provato ad azionare lei stessa il marchingegno infernale; io che impugno una baguette a mo' di mazza con fare minaccioso, avendo ormai esaurito i limoni proiettile; e il Barista che tiene bloccato a terra Acido Citrico con tutte e quattro le braccia, circondati da sedie rovesciate e limoni ovunque.
Il Capo alza un sopracciglio e tuona: – Qualcuno vuole spiegarmi che diamine sta succedendo?
Avevo sperato di prepararla per bene alla notizia, ma a questo punto mi rendo conto che non posso tergiversare. – Capo, abbiamo per le mani uno spiacevole errore di valutazione, nell'ultimo colloquio...
Solo allora, come se fosse arrivato a capire la battuta di una barzelletta in ritardo, il Barista scoppia a ridere, alza la testa e chiede: – Ehi, ma lo sapevate che Acido Citrico è nato qui, proprio qui, sulla Terra? Non avevo mai sentito di qualcuno che fosse nato qui... a parte gli umani, intendo!

sabato 10 agosto 2024

Accomiatare/Accomiatarsi

Accomiatare [ac-co-mia-tà-re] v.tr. [sogg-v-arg] Licenziare qualcuno, congedare.

Accomiatarsi [ac-co-mia-tà-rsi] v.rifl. [sogg-v-prep.arg] 1. Congedarsi da qualcuno. 2. estens. Separarsi da qualcosa.

Etimologia: dal latino commeare, "andare e tornare, passare da un luogo all'altro", composto da com, "con" e meare, "andare", con l'aggiunta del suffisso ad.


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Foto di Andrea Piacquadio da Pexels


Lasciai la ruota del destino di Sara sullo scaffale, a girare su sé stessa come una trottola in mezzo ai frammenti della giara. Non si sarebbe più fermata, non almeno finché il destino di Sara non si fosse compiuto.
Avevo fatto ciò per cui ero venuto e non vedevo l'ora di andarmene, ma Sara si avvicinò alla figura spaventosa e solenne seduta sullo scranno, immobile come una statua. Sara gli rivolse un lieve inchino, e disse: – Grazie di aver trovato il modo.
Mi irritò sentiglielo dire, perché il modo ero stato io, e quella cosa sullo scranno non mi aveva dato scelta. Io non avrei mai potuto ringraziare un'entità che si sentiva in diritto di decidere che il destino di una ragazza era di morire a sedici anni, non di essere felice o avere una famiglia o diventare una famosa poetessa o chissà, anche una scienziata, ma soltanto di morire giovane, e che il mio di destino fosse quello di fare in modo che ciò accadesse. Mi sentivo come se la stessi uccidendo io con ogni giro di quella ruota, ma Sara mi aveva pregato di farlo, e io l'avevo accontentata.
Sara poi mi disse che potevamo andare, e quando attraversammo la soglia, un lampo di luce mi accecò e nell'aprire gli occhi mi ritrovai in piedi accanto al tavolo della cucina, con lei che mi teneva la mano.
Quello che avevamo appena vissuto mi pareva un sogno, non fosse stato che Sara era diversa. I suoi occhi erano diversi.
– Non ho più bisogno di uno scopo dalla Sorte – mi disse Sara, indovinando i miei pensieri forse con l'ultima briciola di conoscenza che le era rimasta. – Ora posso vivere quest'ultimo giorno, e accomiatarmi dalla vita. E tu, puoi tornare alla tua.
Sara poteva pure accomiatarsi dalla vita, ma non le avrei permesso di accomiatare me. Non volevo che morisse da sola.
– Se questo è il tuo ultimo giorno, vuol dire che è il tuo compleanno, vero? Per questo doveva essere oggi?
Sara annuì, e io proseguii, riprendendo tra le mie le sue mani: – Allora dobbiamo festeggiare, e non accetto un no come risposta.

giovedì 8 agosto 2024

Audioracconto - Eravamo quattro amici in baita


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Anselmo aveva il piano perfetto per portare fuori strada i parenti impegnati nella ricerca di lui e dei suoi quattro amici di... lunghissima data. Obiettivo: una bella rimpatriata in tranquillità finché si è ancora in tempo, fuori dalle mura dell'ospizio e lontano da severi guardiani. Ma non aveva fatto i conti con la voglia di vacanza che prende un po' tutti in certi periodi dell'anno...

Eravamo quattro amici in baita
(racconto breve di genere umoristico)

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Il testo del racconto è leggibile qui: https://lapiumatramante.blogspot.com/2022/04/eravamo-quattro-amici-in-baita.html

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Musica: Eine kleine Nachtmusik di Wolfgang Amadeus Mozart
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=FtI9v5pMB70);
La Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=FDg54NnGxXY).

Immagini di: Andrea Piacquadio (https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-maggiore-positivo-in-occhiali-che-mostra-i-pollici-in-su-e-che-guarda-l-obbiettivo-3824771/), (https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-che-utilizza-smartphone-3781524/) e (https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-in-manica-lunga-bianca-3781539/), Mike van Schoonderwalt (https://www.pexels.com/it-it/foto/businessman-moda-uomo-persona-5511613/), Tima Miroshnichenko (https://www.pexels.com/it-it/foto/professionale-medico-dottore-interni-8376265/), Engin Akyurt (https://www.pexels.com/it-it/foto/salutare-uomo-persona-persone-20897582/), Gianluca Grisenti (https://www.pexels.com/it-it/foto/edificio-solitario-sul-prato-dietro-i-monti-sotto-il-cielo-al-tramonto-4215116/), Lucas Pezeta (https://www.pexels.com/it-it/foto/vista-di-una-porta-ad-arco-2034907/), Shovy Rahman (https://www.pexels.com/it-it/foto/armadio-in-legno-nero-e-lampada-a-piedistallo-bianco-e-rosa-all-interno-della-stanza-177143/), Jonathan Petersson (https://www.pexels.com/it-it/foto/porta-in-legno-bianca-semi-aperta-965878/), Mike Bird (https://www.pexels.com/it-it/foto/fiori-di-giglio-bianco-della-pace-sul-tavolo-363129/), Pixabay (https://www.pexels.com/it-it/foto/tenda-beige-462197/), Designecologist (https://www.pexels.com/it-it/foto/cuscini-da-tiro-bianchi-e-verdi-1248583/), Sinitta Leunen (https://www.pexels.com/it-it/foto/vintage-cucina-in-legno-mobilia-5014245/), Enock Gabriel (https://www.pexels.com/it-it/foto/fiori-in-vaso-bianco-2583788/), Martine Mars (https://www.pexels.com/it-it/foto/elaborato-con-vsco-con-preset-b1-18788669/) da Pexels, distribuite ad uso gratuito (https://www.pexels.com/it-IT/license/).

lunedì 5 agosto 2024

Vuoi vedere una vera magia?


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Foto di cottonbro studio da Pexels


Si trovava davanti alla fotocopiatrice della biblioteca scolastica recentemente risistemata, per un noiosissimo incarico di moltiplicazione dei fogli di esercizi della professoressa di matematica, quando li udì. Fosse stata Vivienne, la bibliotecaria avrebbe semplicemente consigliato ai ragazzi seduti al tavolo studio della biblioteca di abbassare la voce, senza neppure millantare di prendere provvedimenti in caso non le avessero obbedito. Ma lei non era Vivienne, e del sacro silenzio di quel luogo di lettura non le importava un fico secco.
Per quanto la riguardava, avrebbero persino potuto tenere un festino con musica ad alto volume e fiumi di birra. Non li avrebbe fermati, se lei non poteva divertirsi a punirli a modo suo.
Era stato bello precipitare quei ragazzini insolenti in gironi infernali che neppure Dante era riuscito a descrivere, ma colei che non era Vivienne sapeva che da quel momento in avanti doveva evitare di attirare l'attenzione. Inoltre, era più saggio usare con parsimonia la magia che le restava, o sarebbe rimasta a secco prima del prossimo pagamento da parte dei padroni dell'altra biblioteca nella quale era stata recentemente riassunta.
Le voci troppo alte dei ragazzi suonavano monotone alle sue orecchie, fin troppo simili ai ronzii e agli sbuffi del macchinario che si era trovata a manovrare. "Il moltiplicatore", come era giunta a chiamarlo colei che non era Vivienne, le era sembrato uno strumento affascinante per i primi due minuti da che aveva imparato a usarlo, ma in seguito, quando era stata costretta a usarlo a ripetizione per rispettare le promesse fatte da Vivienne il giorno prima, aveva iniziato a trovarlo insopportabile.
La colpa, lo sapeva, era tutta di della donnicciola scialba con cui condivideva il corpo, che non si accorgeva di quanto gli altri la sfruttassero e le mettessero i piedi in testa.
– Ti odio – sussurrò colei che non era Vivienne all'anello dalla grossa pietra bianca in cui risiedeva l'anima della sua metà lucente, mentre lei era impegnata a vivere al suo posto. Ammesso che fosse possibile chiamare vita quella servitù.
– Zombie e morti ammazzati? No, che schifo, non mi piace, troppo violenta per me quella serie – disse una delle due ragazze sedute al tavolo, alzando di più la voce, in risposta a chissà quale affermazione di uno dei compagni. – Io se non c'è una storia d'amore nemmeno la seguo.
– Ma ci sono, in mezzo agli spargimenti di sangue – tentò di protestare il ragazzo. – Se guardi la prima stagione, c'è...
La sua voce, però, venne sormontata da quella dell'altra ragazza. – Ah, a me piace tanto quello delle tre sorelle streghe, è un po' vecchio ma ne vale la pena, come si chiamava...?
A quel punto, con il moltiplicatore ormai avviato che andava avanti da solo a sputare un foglio dopo l'altro, colei che non era Vivienne si girò e ripeté: – Streghe?
Non aveva idea di che cosa stessero parlando il gruppetto di ragazzi, avrebbero potuto essere romanzi di fantasia, per quanto ne sapeva, seppure quelli non le fossero sembrati tipi da gradire i libri, almeno a giudicare dall'abbandono in cui giacevano i testi scolastici su cui avrebbero dovuto studiare.
Quella singola parola, però, aveva stuzzicato la sua curiosità.
La ragazza la indicò e disse: – Sì, proprio quello, Streghe, grazie! Era così semplice...
E fece per tornare a parlare con i compagni, ma all'avvicinarsi di colei che non era Vivienne la ragazza zittì e levò gli occhi su di lei.
O era stata già rimproverata dalla bibliotecaria qualche volta, considerò colei che non era Vivienne, o riteneva che quell'argomento di conversazione fosse privato.
– Sì? – disse dopo un po' la ragazza.
– E così ti piace la magia – esordì colei che non era Vivienne. – Vuoi vedere una vera magia?
Doveva razionarla, era vero. E non doveva farsi notare, anche quello era vero. E inoltre avendo l'anello al dito, quando Vivienne fosse tornata al suo posto avrebbe ricordato tutto ciò che il suo alter ego oscuro aveva fatto in sua assenza. Ma colei che non era Vivienne decise che almeno un po' di divertimento in quella tediosa giornata le spettava di diritto, e non le importava che poi Vivienne l'avrebbe evocata allo specchio per lamentarsene.
La ragazza si imbronciò e la guardò storto. – Giuro, se mi tira fuori una moneta da dietro l'orecchio, l'ammazzo.
Colei che non era Vivienne ridacchiò e appoggiò la mano sul tavolo, avendo cura di tenerla sollevata al centro. – Ho detto vera magia – ribatté, e sprecò un po' del potere che aveva accumulato per richiamare una creaturina dalla vicina campagna. Quando colei che non era Vivienne sollevò la mano, il ragno prese a camminare sul tavolo, ritrovandosi all'improvviso spaesato tra i libri.
Era il più grosso aracnide che colei che non era Vivienne fosse riuscita a recuperare dalle vicinanze, e lei ne era parecchio soddisfatta; ma non appena lo videro, le due ragazze cacciarono un urlo, e perfino i ragazzi trasalirono prima di mettersi a ridere.
Una delle due ragazze, infatti, era scappata senza voltarsi indietro, e aveva infilato strillando la porta di uscita dalla biblioteca. L'altra, però, quella a cui Vivienne aveva parlato, afferrò il pesante volume di storia e lo abbatté sul ragno, spiaccicandolo.
I ragazzi, che ancora ridacchiavano e si complimentavano con un coro di: – Bella magia, bibliotecaria, la sappiamo fare anche noi! – recuperarono i libri e gli zaini e si avviarono alla ricerca della ragazza fuggita, che per la fretta aveva lasciato in biblioteca tutte le sue cose.
Colei che non era Vivienne si protese sulla ragazza rimasta, che con un fazzoletto di carta e la faccia schifata stava ripulendo il retro del suo libro.
– Allora, come ci si sente a essere un'assassina? – le sussurrò colei che non era Vivienne in tono suadente. – Parlavi tanto di ammazzare me, e adesso...
– Era solo un ragno – sbottò la ragazza.
– Sì. Era una creatura viva, molto più piccola di te, e che per giunta non era nemmeno velenosa. Una creatura innocente, che non ti avrebbe fatto nulla. E tu l'hai uccisa. Ancora complimenti per il tuo coraggio – fece colei che non era Vivienne, concludendo con un piccolo applauso sarcastico.
La ragazza borbottò un'ingiuria. – Lo dicono tutti che è un po' svalvolata ultimamente, ma io non ci volevo credere – ribatté nel gettare nel cestino il fazzoletto, senza curarsi di ripulire i resti del ragno sul tavolo. – Ma che cos'ha che non va nella testa?
La sua evidentemente non era davvero una domanda, poiché la ragazza, recuperato zaino e libri, se ne andò senza attendere risposta.
La macchina moltiplicatrice taceva, segno che aveva esaurito il suo compito ed era pronta per la prossima serie di fogli. Colei che non era Vivienne tornò di fronte al marchingegno, pronta a riprendere il noioso lavoro rallegrata dal piacevole diversivo.

sabato 3 agosto 2024

Irrefragabile

Irrefragabile [ir-re-fra-gà-bi-le] agg. Che non si può contestare.

Etimologia: deriva dal latino irrefragabilem, composto da in, "non", e da refragabilem, dal verbo refragari, "resistere, contraddire, opporsi".


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di KATRIN BOLOVTSOVA da Pexels


L'incontro della nostra pelle, rosso e blu, ogni volta che lui mi prendeva per mano, parlava in silenzio di ciò che non avevamo mai detto.
Ormai era irrefragabile: l'umanità era di più colori di quanti tutti noi volessimo ammettere.
Perché uno di noi da solo era l'eccezione, ma insieme diventavamo regola.
E allora ci perdevamo a pensare, nella nostra danza di blu e rosso, a quanti altri come noi fossero ancora là fuori, nascosti e isolati. A quelli che avremmo trovato e riconosciuto, come un giorno ci eravamo riconosciuti noi sulla spiaggia.
– Forse incontreremo una bambina gialla. Giallo limone, coi capelli di miele e gli occhi d'ambra – gli dissi. – O forse sarà una donna verde foglia, dai capelli come sottilissimi fili d'erba e gli occhi color smeraldo.
– O magari sarà un uomo arancione – ribatté Fuoco Rosso, stringendomi di più in un abbraccio. – Ma mi auguro davvero di no. Come potrei competere con il tuo complementare?
Lo disse ridendo, però, come se fosse uno scherzo. Buon per lui. Non avrei sopportato gelosia dall'unico che mi somigliava.
– Potrebbe essere un vecchietto viola – azzardai, e prima che potessi descriverlo, Fuoco m'interruppe.
– No, Oceano, viola no. Perché viola saranno i nostri figli.
Lo disse in tono così leggero che all'inizio non ci feci caso, presa com'ero dall'inventare altri personaggi di quell'ipotetica sfilata di colori. Poi, quando la sua affermazione affondò nelle profondità del mio blu, irrefragabile nel suo significato, rimasi senza parole. Fu l'intreccio delle nostre dita rosse e blu a dire ciò che dalle mie labbra non voleva uscire.

giovedì 1 agosto 2024

Audioracconto - La Speranza è l'ultima a partire


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Darshak Pandya da Pexels


In un mondo di ghiaccio, vale la pena abbandonare il calore di un fuoco per cercare Speranza?

La Speranza è l'ultima a partire
(racconto breve di genere fantastico)

Trovi gli altri racconti sul canale YouTube: https://www.youtube.com/@lavocedellapiuma

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Tratto dal blog: La Piuma Tramante (http://lapiumatramante.blogspot.com/).
Il testo del racconto è leggibile qui: https://lapiumatramante.blogspot.com/2022/06/la-speranza-e-lultima-partire.html

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Testo, lettura ed editing video di: La Piuma Tramante (Elisa Zaccaria).

Musica: Long Road Ahead di Kevin MacLeod (https://incompetech.com/)
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=u4XXsGClYBs);
We need to work together... I don't want to lose you after all we've been through di Artificial.Music (https://soundcloud.com/artificial-music)
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=R_zi6y3tp6k).

Immagine di: Darshak Pandya (https://www.pexels.com/it-it/foto/raffreddore-freddo-paesaggio-natura-4378759/), da Pexels, distribuite ad uso gratuito (https://www.pexels.com/it-IT/license/).

Video di: Yaroslav Shuraev (https://www.pexels.com/it-it/video/clima-neve-natura-cielo-7041999/), (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-neve-persona-donna-7042007/), (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-ghiacciaio-montagne-oceano-6886135/) (https://www.pexels.com/it-it/video/natura-tramonto-spiaggia-vacanza-5419256/), (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-rosso-donna-inverno-7042033/), (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-paesaggio-natura-donna-7042456/), e (https://www.pexels.com/it-it/video/clima-natura-persona-donna-7042044/), Mikhail Nilov (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-neve-strada-paesaggio-6507082/), Михаил Косолапович (https://www.pexels.com/it-it/video/neve-mare-nave-inverno-11330909/), ArtHouse Studio (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-natura-uomo-persona-7528948/), Valiantsin Konan (https://www.pexels.com/it-it/video/luce-uomo-occhi-faccia-10541151/), Sergei Starostin (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-mare-montagne-natura-8016859/), dabatepatvideos (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-neve-mare-natura-6563364/), Tima Miroshnichenko (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-neve-pesca-paesaggio-6830923/), Ilya Klimenko (https://www.pexels.com/it-it/video/uomo-che-cammina-nella-neve-3723069/), Francesco Ungaro (https://www.pexels.com/it-it/video/neve-paesaggio-cielo-alberi-3836162/), Pavel Danilyuk (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-neve-uomo-donna-6612928/), Valeri Porva (https://www.pexels.com/it-it/video/raffreddore-neve-mare-tramonto-7181517/), Distill (https://www.pexels.com/it-it/video/timelapse-di-una-fredda-giornata-invernale-852376/) da Pexels, distribuite ad uso gratuito (https://www.pexels.com/it-IT/license/).