sabato 23 giugno 2018

Albedo

Ricomincio alla grande dalla A con un bis: una parola che, pur rimandando sempre al bianco con la sua radice latina, ha finito con l'avere due significati diversi in due ambiti distinti, la botanica e l'astronomia. Eccola qui.

Albedo [al-bè-do] s.f. inv. 1. bot. Pellicola interna spugnosa della buccia degli agrumi, di colore bianco-giallognolo. 2. astr. Rapporto tra la quantità di luce riflessa da un corpo e la quantità di luce da esso ricevuta.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Vediamo se riesco a inserire entrambi i significati nel medesimo brano? Dato che uno dei due rimanda all'astronomia, mi sembrava giusto usarla per una sorta di "prequel" ambientato qualche anno prima del romanzo che sto completando.


Seduta sul pavimento accanto alla portafinestra aperta, Silvia sbucciava con meticolosa lentezza un mandarino. Il lungo ricciolo scese pian piano sul piattino bordato da stelle e lunette. Era riuscita a staccarla tutta d'un pezzo, senza interruzioni.
Silvia contemplò il  piccolo globo arancione venato di bianco e iniziò a strappare ogni singolo pezzetto rimasto di albedo. Non sopportava quei filamenti amari che restavano nella guancia dopo aver spremuto con la lingua tutto il succo dallo spicchio. La tentazione era quella di sputare il grumo e lì da sola, nella sua camera, Silvia avrebbe anche potuto farlo; ma quando mangiava di fronte ai parenti, in casa o peggio in un ristorante in mezzo a sconosciuti, le toccava rassegnarsi a inghiottire.
Fuori dalla finestra il sole era tramontato e Venere brillava tra i tetti delle case. Era l'ultima domenica prima dell'inizio della scuola. Silvia staccò uno spicchio del mandarino e se lo ficcò in bocca.
Nuova scuola, nuovi compagni di classe. Quell'anno, Silvia avrebbe iniziato a frequentare la prima media.
Non ha senso che mi agito tanto, si disse. Tanto andrà come alle elementari. Finirà che io sono quella stramba, l'unica ragazza che va bene in matematica e che sta sempre attenta alle lezioni di scienze. La sola di tutta la classe che conosce quant'è l'albedo di Venere e degli altri pianeti, e dove si trovano le varie costellazioni. Quella che sa a memoria le battute più famose di Star Trek e del Dottor Who ma non le interessa niente di Scamarcio e di Tre metri sopra il cielo, o che si segna sul diario le date delle eclissi e quando qualcuno scopre un nuovo esopianeta invece delle canzoni e dei tormentoni famosi.
Silvia sputò nel piattino un grumo biancastro. Sospirò, infilò in bocca un altro spicchio e fissò il puntino luminoso in cielo.
Non troverò nessuno a cui piace le stesse cose che piacciono a me. O almeno, che non mi prende in giro per questo.
Silvia ancora non lo sapeva, ma di lì a poche ore avrebbe conosciuto Laura.

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