sabato 2 giugno 2018

Uzzolo

Ultimamente mi attirano molto le parole dal suono comico, e questa non fa eccezione. Appartiene al gergo colloquiale, ma allo stesso tempo mi sembra un termine dal sapore abbastanza antico da non essere usata così di frequente nella vita di tutti i giorni. Eppure è un peccato, perché è una parola carina, e descrive qualcosa che può capitarci abbastanza spesso.

Uzzolo [ùz-zo-lo] s.m. Nel linguaggio familiare, voglia intensa, capriccio.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Devo confessare che appena ho visto la parola, la situazione già ce l'avevo in mente. L'unico dubbio era se il personaggio che doveva pronunciarla fosse abbastanza in confidenza con l'altro, e di rango non troppo elevato da avere naturalmente una parola così sulle labbra. Non ero certa sulla confidenza, quindi ho modificato un po' le circostanze iniziali.


– Non la sopporto più – sbottò Cerre, facendo avanti e indietro lungo l'enorme tavolo che occupava parte della sala del consiglio. A quell'ora non era prevista alcuna riunione, solo i suoi due siahta personali, un fratello e una sorella appartenuti alla nobiltà di un regno sconfitto, attendevano in silenzio, a capo chino e con la schiena addossata al muro, un ordine del loro padrone. – Quella principessina viziata! Adesso le è tornato l'uzzolo di possedere una siaht, e non una qualunque, no! Proprio quella! – Cerre si fermò e scosse la testa. – Solemestis andrà su tutte le furie!
Dalla porta d'ebano entrò il capo del consiglio coperto di tutti i paramenti. Sbatté l'anta in faccia ai due siahta che lo seguivano e si avvicinò a grandi passi a Cerre, che lo attendeva strofinandosi le mani. Solemestis era già di per sé un uomo alto; con addosso il copricapo del suo ruolo era certo di poter troneggiare su chiunque altro, quindi non aveva problemi a imporre la sua statura a quell'ometto pavido e tozzo che sapeva essere di volta in volta il suo miglior alleato e la sua spina nel fianco.
Prima di iniziare a parlargli, Solemestis fissò di traverso i due siahta che facevano da tappezzeria e sibilò: – Fuori.
– Temete per la loro discrezione? – chiese Cerre, con la testa incassata tra le spalle. – Hanno la lingua tagliata, mio signore...
– Fuori. – Solemestis guardò Cerre nel ripeterlo, e quest'ultimo fece subito cenno ai due siahta di andarsene. Avrebbe potuto scegliere di non soddisfare un uzzolo della principessa Skalyssa, almeno finché restava una ragazzina priva di un reale potere; ma per Cerre il volere di Solemestis era legge.
– Mi è giunta voce di un problema – soggiunse Solemestis, una volta rimasti soli. – E come al solito, la tua scarsa intelligenza non ti permette di vedere la soluzione più semplice. Ovvero, dare alla principessa una siaht che somigli a quella che desidera, e che risponda allo stesso nome. Skalyssa non noterà la differenza. E così, saremo tutti contenti.

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