sabato 12 gennaio 2019

Ineluttabile

Ci sono volte che nemmeno apro il dizionario, perché sento una parola, o la leggo, o semplicemente s'infila tra i miei pensieri e... quando, come in questo caso, inizia proprio con la lettera giusta, è ineluttabile sceglierla!

Ineluttabile [i-ne-lut-tà-bi-le] agg. A cui non ci si può opporre, inevitabile.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Ash @ModernAfflatus from Pexels


Speravo di allontanarmi dall'associazione più classica del termine, quella che può venire in mente a chiunque conosca il termine. Eppure, avendo la personificazione del Destino come personaggio di una storia, non potevo esimermi dal coinvolgerlo.


Il Destino ineluttabile. Così lo definivano. Non avrei mai immaginato di poterlo vedere.
Sembrava una statua di cera, immobile sul suo trono. Gli occhi aperti e fissi, le braccia incrociate, la tunica blu scuro mai mossa da un respiro del corpo alto, pallido e magro.
Mi voltai. – Non sarà mica morto, vero? – chiesi in un bisbiglio.
Sara mi rivolse un'occhiata di rimprovero. Già, stupido da parte mia averlo pensato.
Un'altra domanda mi salì alle labbra. – Che facciamo se prova a fermarci? Insomma, se non si può combatterlo, lui...
Lei mi pose un indice davanti alle labbra. – Non ci fermerà. Siamo qui per aggiustare ciò che io ruppi. Siamo qui perché lui lo vuole.
Mi indicò uno spazio vuoto tra file di scaffali con piccole anfore in terracotta annerite dal tempo. Mi avvicinai senza leggere i nomi impressi, di sicuro tutti di gente già morta. Sara mi seguì. La sentii trattenere il respiro. Forse le bastava essere lì per conoscere la sorte di quelle persone.
Qualcosa scricchiolò sotto i miei piedi. Mi chinai. Era un frammento di terracotta arancio, il colore ancora vivo e lucido. Un pezzo della giara appartenuta a Sara.
Scrutai il pavimento costellato dai frammenti, ma quello che stavamo cercando non c'era. Mi misi carponi e guardai sotto l'ultimo ripiano. Un bagliore di metallo rispose al mio sguardo. Allungai un braccio, afferrai l'oggettino e lo tirai fuori.
Eccola, sul mio palmo, la ruota del destino di Sara.
Alzai lo sguardo al suo viso eternamente giovane. Non ce la facevo. Ero lì per quello, ma non ce la facevo. – Sei sicura che lo vuoi? Davvero... insomma, davvero sicura?
– Mattia, lo so che hai paura. – Sara si inginocchiò al mio fianco. – Ma lui ti ha plasmato affinché arrivassi a questo. Qualunque tua scelta ti avrebbe portato qui. Io lo so. E sì, io lo voglio. Non voglio più esistere. Voglio tornare a vivere, anche se per un giorno soltanto.
Annuii. Distolsi lo sguardo. Non riuscivo a guardarla mentre compievo la scelta che non avevo. La mia scelta ineluttabile.

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