sabato 2 febbraio 2019

Noria

Sembrerebbe il nome di una città incantata, o del personaggio di una maga, o di un intero mondo parallelo. E invece si chiama così un attrezzo della nostra realtà, qualcosa di semplice eppure utilissimo.

Noria [nò-ria] s.f. Macchina costituita di una serie di tazze poste a uguale distanza su un nastro rotante a moto continuo intorno a due pulegge, usata per sollevare acqua, sabbia o altri materiali minuti.

Irrigation Treadmill, di A.Davey, licenza Creative Commons BY 2.0. Immagine ritagliata e modificata con l'aggiunta di scritte.


Trattandosi di una macchina, un'invenzione, ho pensato fin da subito di affidare il brano a un personaggio che potesse averla costruita. Poi mi sono resa conto di non aver mai scritto la storia di un inventore nei miei vecchi racconti. Nei vecchi racconti no, ma fortunatamente, proprio per il blog, ho scritto l'inizio della storia di Talon e Rachele... e lui, si potrebbe più o meno definire un inventore.


Il meccanismo, nella sua semplicità, era ingegnoso. E, cosa ancora più sorprendente, Talon lo aveva costruito un'ora, usando solo ciò che poteva trovare a bordo e il poco che aveva portato qui dal suo mondo. Aveva fissato le scodelle per la colazione e tutti i miei contenitori di plastica a un tubo di gomma, tagliato nel senso della lunghezza e aperto per farne un nastro verde. Non so dove avesse trovato i cerchi di metallo per le pulegge, ma l'asta che le collegava era di sicuro il mio mezzomarinaio. Quanto alla manovella, quella che Talon stava girando per dimostrarmi il funzionamento della sua invenzione, ero sicura di averla già vista sul mio winch. Che era soltanto un nome complicato per il verricello che serve a manovrare le vele, nulla di preoccupante se gli mancava un pezzo, no?
Inarcai un sopracciglio. Avevo anche un altro motivo per fermarlo, oltre al desiderio di riprendermi ciò che mi aveva sottratto. Sapevo che Talon voleva solo rendersi utile, ma il suo aiuto in quel momento stava facendo più male che bene.
– Va bene, va bene, ho, capito, ora basta – gli dissi, nel protendermi ad afferrargli la mano con cui girava la manovella. La noria si fermò, e ogni singola tazza e scodella e ciotola e secchiello colmo d'acqua restò bloccato lungo la strada di gomma verde. Gli indicai la pozzanghera che il suo marchingegno aveva formato ai nostri piedi. – Immagino che non te lo abbia mai detto nessuno che non è quasi mai una buona idea portare d'acqua da fuori la barca a dentro la barca, vero?
Talon mi guardò, accigliato, poi mollò la manovella e mi consegnò la noria. Era stato fin troppo facile convincerlo. Di solito, quando aveva un'idea per un'invenzione, non c'era verso di farlo ragionare. Ricambiai il suo sguardo, lo sguardo di qualcuno che già macinava nuove idee, e mi sembrò di essere come Topolino apprendista stregone: avevo appena trionfato su una singola scopa incantata, e mi aspettavo da un momento all'altro di scoprire di aver soltanto peggiorato le cose.

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