lunedì 20 aprile 2020

Il diario del caos


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Photo by Alina Vilchenko from Pexels 

La follia non era quello che mi aspettavo di trovare quando avevo scelto di imbarcarmi in quell'avventura. Era iniziato tutto con un diario, un vecchio quadernetto trovato nella soffitta della casa in cui mi ero trasferita. Fin dall'inizio, avevo avuto l'impressione che quella cosa volesse essere trovata. Insomma, chi lo aveva lasciato lì non si era nemmeno preso la briga di nasconderlo. Non lo aveva messo nell'intercapedine di un muro, sotto l'asse di un pavimento o in uno scomparto segreto di un cassetto, no: lo aveva lasciato in bella vista, sul ripiano della scrivania, a prendere polvere proprio di fronte alla sedia. Non sarebbe potuto essere più invitante nemmeno se lo avesse posto sotto un cartello con la scritta "leggimi".
Il contenuto in sé era un rompicapo, e quello era l'unica protezione e l'unico ostacolo che mi impediva di scoprire subito cosa ci fosse scritto. Chiamai il mio migliore amico, il mio compagno d'avventure come lo definivo, nella speranza che potesse darmi una mano a risolvere l'arcano, ma fu chiaro fin da subito che mi sarebbe stato utile come una spugna gettata nel mare per asciugarlo.
– Che roba è? Sembra una scritta in cinese – ipotizzò quando gli passai il diario sul tavolo del parco. Era intelligente, ma non certo un esperto di lingue e scrittura in codice.
– No, scemo, i caratteri cinesi li so leggere. Almeno, qualcuno. Questi sono completamente diversi e credo sia un alfabeto, solo... non il nostro.
E quello fu il suo unico contributo alla decifrazione del diario.
Pensavo di cavarmela in un pomeriggio, ma non fu così. Entro sera avevo solo capito che le righe non erano tutte nello stesso verso, il che complicava notevolmente il mio lavoro.
Ero sempre stata una persona metodica. Penne da un lato, in fila, divise per colore. Post-it in alto, allineati dal più grande al più piccolo, con il righello dietro e il blocchetto degli appunti alla mia destra. A mano a mano che proseguivo nei tentativi di tradurre le pagine misteriose, però, il caos dilagò sulla mia scrivania e nella mia vita.
Ossessionata da un compito che pareva insormontabile, declinai ogni invito e rimandai ogni appuntamento. Non avevo mai permesso, prima di allora, che qualcosa scombinasse la mia routine.
Forse fu per quello che divenni nervosa, e che litigai con tutti quelli che mi conoscevano. Perfino con il mio compagno di avventure, il giorno che gli rivelai che le pagine del diario cambiavano.
Non volle credermi.
Perché lo so che sembra folle, ma le scritte davvero erano diverse da un giorno all'altro. Ne avevo la prova: le avevo trascritte, simbolo per simbolo, nel mio blocchetto di appunti. Ma lui preferì pensare che avessi sbagliato la trascrizione, piuttosto che darmi ragione.
Non era rimasto sveglio assieme a me tutta la notte per guardare il mutamento scombinare le parole in codice. Ormai ero da sola in quell'avventura, e avevo una mia teoria.
Le parole cambiavano perché il futuro cambiava.
Se mai era esistito un libro che rivelava chiaramente e senza alcun errore gli eventi che ancora dovevano avvenire, era il diario che mi ero ritrovata fortuitamente tra le mani. A quel punto, nessuno avrebbe più potuto convincermi del contrario, e nessuno avrebbe potuto impedirmi di tradurlo e scoprire i suoi segreti.

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