giovedì 23 aprile 2020

Il posto preferito per leggere


Immagine ritagliata, originale liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Toni Ferreira Ph da Pexels
 

Fin da bambina, il suo posto preferito per leggere era a letto. Sotto le coperte, con una torcia elettrica, mentre tutti gli altri dormivano. Il materasso era la sua personale zattera per affrontare il viaggio verso mondi inesplorati, o per tornare a visitare una seconda volta, o anche di più, le terre che le avevano rapito il cuore e la mente. Il lenzuolo sopra la sua testa era la tenda in cui accogliere gli amici di tante avventure, affrontate una pagina dopo l'altra. D'altra parte, se si chiamava "letto", e se le copertine non erano che delle coperte piccole, di sicuro un motivo doveva pur esserci. Non poteva essere una mera coincidenza.
C'erano altri posti, ovviamente, ma non erano speciali e tranquilli come il suo angolino e il suo tempo preferito. C'era il terrazzo, in cui nei pomeriggi di sole si sedeva sempre con la schiena rivolta al mondo per non essere distratta, un posto buono per le avventure fantastiche da dipingere con le macchie e le ombre sul muro del palazzo. Per i racconti spaventosi prediligeva la solitudine inquietante della soffitta, con i suoi angoli bui dai quali era facile immaginare di veder spuntare un mostro o un assassino. Le storie buffe, magari con un tocco di quella comicità che fa anche riflettere, le leggeva in salotto, ma non sul divano, no: sdraiata a terra, con le gambe in alto, appoggiate a una delle colonnine che incorniciavano la libreria, per un cambio di prospettiva. E se si ribaltava dalle risate, tanto meglio. Quando c'era di mezzo un tuffo nel passato, in un medioevo di cortigiani e cavalieri, sapeva di trovare sempre libera una vecchia sedia nell'angolo più remoto del giardino, dove potersi sistemare a cavalcioni; ma se era il futuro a chiamarla dalle pagine di un romanzo di fantascienza, allora si raggomitolava sui sedili posteriori dell'automobile, in viaggio o meglio ancora ferma dentro il garage, dove poteva immaginare di aver trovato posto a bordo di un'astronave.
A volte non si accorgeva del tempo che passava se non quando era ora di cena o quando, arrivata all'ultima pagina, sospirava o aggrottava la fronte chiudendo il libro.
Allora correva a tavola, e cenava con impazienza, pregustando già il suo tempo e il suo posto preferito. Bramosa di riprendere la lettura, o di cominciarne una nuova sotto le coperte, con una torcia elettrica, mentre tutti gli altri dormivano.

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