giovedì 16 aprile 2020

Il giusto numero


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Photo by Magda Ehlers from Pexels


Quando hai dei figli, e loro diventano abbastanza grandi e loquaci, la casa si anima di un sacco di conversazioni interessanti. Come quella che mi è capitato di origliare mentre ero intenta alle mie faccende, e le mie figlie facevano i compiti.
– Perché si dice "battere il cinque"? – chiede Rugiada, un fagotto di curiosità e domande di appena sei anni.
– La tua mano ha cinque dita, no? – ribatte Luna, con l'impazienza tipica di una preadolescente che ha di meglio da fare che badare alla sorellina.
Rugiada annuisce, mordicchia la matita e subito dopo torna all'attacco. – Però... se le mani che si battono sono due, non si dovrebbe dire "battere il dieci"?
Luna mugola e pensa di tagliare corto quando afferma: – Si conta solo una mano. Perché è così e basta, Rugi.
Oh, quanto si sbaglia se pensa di aver placato in questo modo tutti i dubbi di Rugiada.
– E se sono due gatti a battere le mani insieme? Allora si dice "battere il quattro"?
Rugiada fissa la sorella, attendendo il suo responso. Luna alza gli occhi dal libro di algebra e aggrotta la fronte. – Intanto, i gatti hanno le zampe, e non le mani – la corregge. – Per il resto non lo so, puoi anche dire battere il quattro se ti fa piacere, anche se non ho mai visto due gatti che si battono le zampe per congratularsi tra loro.
– Io sì – sentenzia Rugiada. Sdraiata pancia in sotto sul pavimento, solleva i piedi e li agita in aria. – Ho visto il famiglio di zia Atena che lo faceva con il nostro.
Luna scrolla le spalle. – Ma perché un famiglio è più intelligente di un gatto comune. Questo lo sanno tutti. – Seduta alla scrivania, Luna assume la sua classica aria da saputella, e si bea del vantaggio di avere il doppio degli anni di sua sorella, finché può. Ovvio, la differenza non si ridurrà, ma diventerà molto meno importante, un giorno.
– Mmmhh... anche i delfini sono intelligenti, vero? E i cavalli, e gli elefanti. Se lo fanno due elefanti, si dice "battere l'uno"?
– Gli elefanti non si battono le zampe. Le usano per camminare e basta. Al massimo, lo fanno con la proboscide. – Luna incrocia le braccia. Ormai ha perso di vista i compiti, completamente assorbita dal mondo ipotetico di Rugiada.
Che ribatte: – Però, sempre uno è.
Luna annuisce. Stavolta non può che darle ragione.
– Lo stesso per i cavalli e i delfini, se non lo fanno con la pinna di dietro. Con la pinna di dietro, penso che si dice "battere il due". – Rugiada disegna nell'angolo della pagina la sagoma di un delfino. Lo fa spesso, e penso stia diventando un'ossessione, dopo aver visto un vecchio film su Flipper a casa di Atena. – Quindi, dire che si dice "battere il cinque" e basta, per me è ingiusto. – È risoluta, Rugiada, mentre alza gli occhi dal libro e fissa la sorella. – Quando divento grande, io lo voglio dire. È un'ingiustizia, e non va bene. Tutti gli animali devono poter battere le zampe con le dita che hanno. O la proboscide. O anche la pinna. Senza che nessuno gli possa dire che non si fa perché non è davvero battere il cinque se non hanno cinque dita.
Da lontano, scuoto la testa e sorrido. Quanto fervore e quanta convinzione nelle battaglie che scegliamo di combattere da bambini! Però, allo stesso tempo, non posso fare a meno di chiedermi dove sia finita tutta quell'energia quando, una volta adulti, vediamo più chiaramente che sono altre le cifre che definiscono un'ingiustizia.

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