lunedì 6 aprile 2020

"Morirai per l'acqua"


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Daria Sannikova from Pexels 

Nel retro del magazzino dove c'incontravamo, nascosti da cataste di casse, quel giorno stesi le dita tra noi e mi lamentai: – Guarda, ho già le mani di una vecchietta!
Kiirillin mi accarezzò con la punta delle dita, quelle dita così candide e perfette, e sussurrò nella sua voce dagli accenti melodiosi: – No, hai solo la pelle raggrinzita per averle tenute troppo in acqua. Hai lavato i panni, tra poco passerà.
Quella voce che sapeva di canti e di vento mi sorprese, ancor di più delle sue parole, sebbene l'avessi già sentita così come già altre volte lui era riuscito a indovinare cose del passato e del futuro.
– Ecco – sbuffai, sottraendo le mie mani al suo tocco. – La Voce del Drago aveva ragione, l'acqua sarà la mia fine. E dunque il mio epitaffio sarà "Qui giace Meilian Leifleghaist, figlia degli Adoratori dei Draghi, che morì consumata dal troppo bucato."
Gli sorrisi e poi mi concessi di ridere in sua compagnia quando Kiirillin iniziò. Era ridicolo, davvero. Ero in fuga dall'acqua da quando avevo ricevuto la profezia, e per quelle parole mio padre mi aveva trascinata in una città cinta da altissime mura ai confini del deserto e mi faceva sorvegliare ogni volta che lavavo qualcosa, fosse anche un solo piatto. Non potevo mettere un piede fuori di casa nei rarissimi giorni di pioggia, non potevo fare il bagno senza la compagnia di un'ancella, e non potevo nemmeno bere un sorso d'acqua senza sentire i suoi occhi addosso, e il peso di tutta la sua preoccupazione, come se fosse bastata una sola goccia a farmi annegare.
Le visite di Kiirillin erano il mio unico segreto. E io ero il segreto che lui manteneva con la sua gente: agli elfi non era permesso interferire nelle faccende umane, mi aveva detto lui una volta. Se lo avessero scoperto, non sarebbe mai più potuto tornare da me.
– La Voce del Drago non si è mai sbagliata? – mi chiese Kiirillin quando il nostro riso si fu placato.
Chinai la testa. A volte, quelle profezie di morte si avveravano in un modo che nessuno avrebbe immaginato, ma nondimeno si avveravano. – Quando guardi qualcuno, e sai ciò che è stato e ciò che sarà, tu ti sei mai sbagliato? – glielo chiesi a bassa voce, con timidezza, e sbirciai la sua reazione da sotto le ciglia. Kiirillin sospirò e non mi diede alcuna speranza, ma subito dopo intrecciò le sue dita alle mie. – Non vale la pena preoccuparsi per ciò che non si può evitare. Tutte le creature hanno un inizio e una fine nel loro viaggio in questo mondo.
– Facile da dire, per qualcuno che misura questo viaggio in millenni.
Ero più triste che arrabbiata, e lui lo sapeva. Sentii il tocco delicato delle sue braccia che mi stringevano, e il soffio delle sue labbra sulla fronte. – A volte, penso che vorrei essere nata elfo.
Sarebbe stato tutto più facile. Non solo quella profezia non avrebbe gravato come una scure sul mio collo, ma io e Kiirillin saremmo potuti stare insieme alla luce del sole, e non in segreto.
Avvertii il suo abbraccio farsi più stretto e il suo respiro accelerare. Alzai gli occhi.
– Che cosa succede?
Kiirillin mi lasciò andare e fece un passo indietro. – Nulla – disse, e per la prima volta fui certa che stesse nascondendo qualcosa a me. – È solo un pensiero. Un pensiero molto strano.
Solo qualche mese più tardi Kiirillin mi rivelò che i suoi antenati non erano nati elfi, bensì lo erano diventati bevendo da una fonte prodigiosa nel cuore della montagna, e quel pensiero strano mi condusse all'acqua che avrebbe segnato la mia fine.

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