sabato 23 maggio 2020

Apotropaico


Apotropaico [a-po-tro-pài-co] agg. (pl.m. -ci, f. -che) Dotato della facoltà magica di tenere lontano l'influsso degli spiriti maligni.

Etimologia: deriva dal greco apotrópaios, termine costituito da apo "da" e trepein "allontanare", dunque "da allontanare".

Immagine ritagliata, originale liberamente disponibile su Piqsels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Vinícius Vieira ft from Pexels


Chi non lo conosceva avrebbe pensato che Belial fosse ossessionato dalla sfortuna, dagli oggetti che la prevengono e dai riti apotropaici. Fin dall'esterno la nostra dimora nel bosco sembrava progettata per tenere lontani gli spiriti maligni: acchiappasogni, campane a vento, cornetti rossi e cristalli dondolavano ovunque, appesi ai davanzali, a chiodi piantati sui muri e ai rami degli alberi. Nei giorni di vento, il loro tintinnare generava un tale caos da risultare fastidioso. Inoltre erano costantemente impregnati di una mistura di erbe nauseabonde, così che l'aria attorno alla casa puzzava di rancido, dai muri fino al cerchio di protezione, un anello tracciato con il sale.
Sulla porta di casa, invece di un batacchio, era appeso un ferro di cavallo. Nessun campanello da noi: non ci aspettavamo ospiti, né li avremmo invitati.
All'interno ogni soprammobile pareva scelto per adempiere a una sola funzione. Avevamo i classici quadrifogli e coccinelle racchiusi in globi di vetro, assieme a specialità etniche quali Hamsa o mani di Fatima smaltate e decorate da gemme preziose, occhi di Horus, maschere antiche, scorpioni sotto resina, scarabei di turchesi, statuine di giada dagli attributi invidiabili, un teschio vero del quale ho evitato di chiedere spiegazioni su come se lo fosse procurato e perfino un maneki neko, un gatto della fortuna giapponese. E poi c'era l'armadio delle scorte di Belial, che traboccava di erbe, minerali, candele, boccette di pozioni di ogni forma e colore, libri dai glifi indecifrabili per chiunque non fosse come noi e amuleti apotropaici appesi in ordinate file di cordini e catenelle.
Insomma, pareva proprio che Belial credesse fermamente nella sfortuna e nel corso degli anni avesse ricercato ogni mezzo per allontanarla. E sarebbe stato bello, se fosse stato così. La sua ossessione, perlomeno, mi sarebbe parsa ridicola.
Per nostra sventura, il nemico per cui avevamo tutte quelle difese era molto più concreto di uno spirito maligno.

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