giovedì 28 maggio 2020

La mappa più grande

 
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Il Pianeta Mappa era esattamente ciò che il suo nome diceva.
Escludendo, ovviamente, il fatto che non si trattava di un pianeta, bensì di una luna; e nemmeno una luna vera, quanto piuttosto una costruzione artificiale che rappresentava in dimensioni ridotte il pianeta attorno al quale era stato messo in orbita. Un tempo, il Pianeta Mappa era stato consultato dai viaggiatori in visita al Pianeta Origine per comprendere il luogo migliore in cui far scendere gli equipaggi, o farsi un'idea dei confini dei vari stati, perennemente in guerra tra loro e in costante mutamento. All'epoca era sufficiente restare in orbita con la propria astronave per consultarlo, tanto le scritte che identificavano paesi e città erano grandi, e il personale residente sulla luna, unici esseri viventi autorizzati a calcarne il suolo, si assicurava che fosse costantemente aggiornato per rispecchiare in tempo reale la mutevole situazione sul Pianeta Origine.
Un tempo era stato così, ma le cose, da allora, erano cambiate.
– Che cosa vuol dire che non posso portarmi dietro il fucile a impulsi? – sbottò Handel, irrompendo in plancia di comando con tutta la grazia di un'Elefoca Gauriana.
Cinde alzò gli occhi dagli schermi che mostravano una sezione dell'emisfero nord del Pianeta Mappa. – Vuol dire che da quando il Pianeta Origine è stato obliterato nella Guerra Finale, quel posto è diventato un maledetto parco divertimenti – replicò, in tono vagamente stizzito, la donna abbigliata di bianco e d'argento. – Hai presente? Famiglie, bambini... le armi non sono ammesse.
Handel sbuffò, ignorato dal terzo membro dell'equipaggio, un arturiano con qualche vago accenno di rettile nella struttura umana. Mod, questo era il suo nome, continuò a studiare il Pianeta Mappa in lungo e in largo, spostandosi per tutta la sezione schermi della plancia. Cinde lo raggiunse e mormorò: – Hai trovato il punto? Le indicazioni che ci hanno dato non sono chiare, ma forse qui...
Cinde indicò uno dei paesi più piccoli, interamente colorato di rosa.
– Nell'Ultima Era i confini cambiavano in modo talmente rapido sul Pianeta Origine che gli abitanti di Pianeta Mappa smisero di perdere tempo ad aggiornarlo – replicò Mod l'arturiano, seguendo con le dita lunghe e sottili le ramificazioni di una linea che rappresentava un fiume. – Nemmeno chi ci ha fornito la mappa per il Pianeta Mappa era sicuro di dove fosse finita esattamente la Chiave. Sono spiacente capitano, ma dovremo scendere e cercarla sul posto.
L'arturiano si raddrizzò e scambiò un cenno con Cinde, che ingiunse: – Prepariamoci, allora.
Handel, però, piantò i piedi nel mezzo della plancia, ritto in una posa marziale. – Vi avverto. Se il mio fucile a impulsi resta qui, io resto qui.
Mod lo adocchiò un solo istante, prima di soffiar fuori dalle labbra una risata che pareva il verso gracchiante di una raganella notturna. – Grazie – concluse tra un verso e l'altro. – Vorrà dire che stavolta divideremo il compenso per due.
– Cosa... – Alla vaga minaccia di lasciarlo senza paga, Handel traballò e si voltò a seguire con gli occhi l'uscita dell'arturiano, tallonato da Cinde che si stringeva nelle spalle con un sorriso. – Non ci provare dannata lucertola! Ehi! Io ero parte di questa ciurma quando tu ancora non eri uscito dall'uovo, ricordatelo bene!
Urlando imprecazioni alla volta dell'arturiano, Handel si affrettò a seguirli, e sulla plancia calò il silenzio. Sugli schermi luminosi, non visti, i confini e la geografia di Pianeta Mappa iniziarono a mutare, lentamente e inesorabilmente.
Nessuno dei tre capì, finché per loro non fu troppo tardi, che stavano per infilarsi in un labirinto grande quanto un intero pianeta.

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