lunedì 8 luglio 2024

Guastafeste


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di cottonbro studio da Pexels


Il cortile era un viavai di studenti chiassosi quando Mark avvicinò colei che non era Vivienne per la prima volta dopo quel fatidico pomeriggio. La afferrò per un braccio e la costrinse a voltarsi, poi la squadrò da capo a piedi con un'occhiata critica. Mark non poteva immaginare di non avere di fronte Vivienne, poiché la donna che stava trattenendo aveva lo stesso identico volto della timida bibliotecaria che aveva imparato a conoscere, e a cui si stava suo malgrado affezionando, almeno, aveva pensato di provare qualcosa prima di quella crudele presa in giro mascherata da appuntamento. Le labbra della donna, di un rosso deciso, erano piegate in un sorriso sprezzante che Vivienne non gli aveva mai rivolto prima di quel pomeriggio, e la postura e lo sguardo diretto erano quelli di una donna carismatica e sicura di sé, e l'abito nero dalla profonda scollatura e lo spacco che lasciava in evidenza la gamba destra era volgare e inappropriato per qualcuno che faceva parte del personale scolastico, e non importava che a Vivienne fosse stato negato il contatto con gli studenti in attesa di ulteriori decisioni. L'avevano vista tutti lì nel cortile, e alcuni dei ragazzi le avevano fischiato dietro, fatto commenti e scattato foto senza che lei facesse nulla per fermarli o cercare di farli smettere.
– Ma guardati – sibilò Mark, mollando la presa come se il solo toccarla lo disgustasse. – Sei indecente.
Colei che non era Vivienne gli rivolse uno sguardo lascivo e replicò: – Grazie.
Avanzò di un passo verso di lui, cercando di addossarsi al suo corpo, ma Mark scattò indietro.
Colei che non era Vivienne rise. – Sei un uomo molto represso, Mark. Dovresti divertirti un po'.
Al suo orecchio giunsero i commenti dei ragazzi che avevano assistito alla scena. I nomignoli che le davano le ragazze, i propositi dei ragazzi se si fossero trovati al suo posto. Mark si rese conto che stavano attirando troppi sguardi, ma non poteva farci niente. Doveva sapere perché lei si stava comportando in quel modo.
– Prenderci in giro tutti. Terrorizzare un'intera classe. Fingere che ti importi qualcosa di... – Mark si morse un labbro prima di pronunciare la parola successiva. "Me". No, non voleva renderlo personale, anche se in fondo già lo era. – ...di qualcuno che non sia te stessa. È questa la tua idea di divertimento, Vivienne?
– Mh, Mark. – La donna si passò la lingua sulle labbra dopo aver pronunciato il suo nome. – Sei tanto arrabbiato per qualche studentello a cui ho mostrato la verità, o perché non ero sola quando sei venuto a casa mia? Saresti potuto restare, sai. Tu, io, e l'aitante vicino di casa. Ci saremmo potuti divertire moltissimo, ma no, tu hai voluto fare il guastafeste e andartene... sì, proprio con la stessa espressione schifata che hai adesso.
Il capannello di studenti che ronzava loro intorno si stava ampliando, notò Mark, e il solo pensiero dell'esempio che doveva dare ai ragazzi lo trattenne dal rivolgersi alla donna che aveva di fronte con uno degli epiteti che aveva udito prima dal gruppetto di studentesse in cerca di gossip.
– Non si tratta di me – replicò Mark, anche se sapeva che era una bugia. Cercò di vincere il ribrezzo che provava, la afferrò per un braccio e disse: – Dobbiamo parlare, ma... non qui. Non ti permetterò di dare spettacolo...
Colei che non era Vivienne però fece resistenza e si mantenne salda al suo posto, nonostante i tacchi alti. – Io sono esattamente dove voglio essere. Se devi dirmi qualcosa, lo farai qui e ora.
– Non mi sembra il caso di... – Mark s'interruppe. Qualcosa, nelle parole di Vivienne, aveva fatto breccia. Si scostò da lei.
Nessuno degli studenti della classe in cui Vivienne aveva fatto supplenza aveva voluto o potuto parlare dell'accaduto, eppure mostravano tutti gli stessi sintomi, a detta delle famiglie. Incubi, crisi di panico, tutti gli effetti di una sindrome da stress post traumatico. – Quale verità? – mormorò Mark, cauto. – Che verità hai mostrato agli studenti?
Sperava che anche lei gli rispondesse a bassa voce, poiché non intendeva rendere di pubblico dominio quel dettaglio, nel caso in cui come sospettava si fosse rivelato qualcosa di scabroso. Anche se non riusciva proprio a immaginare che cosa mai potesse aver turbato tanto i ragazzi di quella generazione, abituati com'erano a scoprire di tutto e di più da internet.
– Vedi, Mark, avrei dovuto leggere Dante – esordì la donna, alzando invece il tono di voce per farsi udire tra il cicaleccio del pubblico che avevano attirato. – ...ma quel poetucolo da strapazzo non è riuscito a rendere nemmeno la decima parte degli orrori che gli ho mostrato, perciò ho dato una dimostrazione diretta inviando ciascuno di loro, temporaneamente purtroppo, e solo in spirito, nel luogo a cui appartiene se continua la sua vita come ha sempre fatto. Dubito che lo faranno, dopo averne avuto un assaggio, perciò, grazie me – concluse la donna, portando le mani a incrociarsi sulla scollatura.
Mark sbuffò e distolse lo sguardo. Non si era aspettato da lei una totale onestà, ma nemmeno una presa in giro così plateale. – Gli orrori che che gli hai mostrato. A Dante – le rinfacciò Mark.
Colei che non era Vivienne fece una risatina maliziosa. – Ma no, sciocchino, è nato almeno un paio di secoli troppo presto. Mi stavo solo prendendo gioco di te. Però mi sarebbe piaciuto, essere la sua musa infernale. Se la sarebbe totalmente scordata quella Beatrice, se avesse avuto me.
La donna si protese e gli allacciò le braccia al collo, in un coro di mormorii dagli studenti che li circondavano. La campanella suonò, ma la maggior parte non scattò subito per tornare in classe. Erano troppo curiosi di vedere come sarebbe finita quella tresca. Mark scosse la testa, le afferrò le braccia e la respinse con delicatezza. Forse era la sua educazione, forse perché comprendeva la paura e la violenza meglio di chiunque altro, ma non riusciva a mostrarsi duro con lei, anche se Vivienne gli aveva spezzato il cuore. – Non intendo sorbirmi queste farneticazioni. Dimmi la verità, oppure non farlo, tieniti i tuoi segreti. Ma smettila di prendermi in giro, Vivienne.
– Oh, se sapessi... la tua testa esploderebbe, se solo sapessi... – alluse colei che non era Vivienne. Mark non poteva sapere, ma per un istante, per un solo istante, era stata sul punto di raccontargli tutto. Così, solo per vedere la sua faccia, solo per scoprire se le avrebbe creduto o se avrebbe continuato a negare l'evidenza. Ma poi si era ricordata che quella rivelazione non autorizzata avrebbe rovinato i suoi piani, e che poteva tirare la corda soltanto finché non fosse stata scoperta, e che d'altra parte era più divertente se lui avesse continuato a credere di avere a che fare con quella patetica nullità di Vivienne, quella buona e cara bibliotecaria troppo timida per ribellarsi quando veniva trattata come uno zerbino da tutti. Sì, era troppo divertente fingere che le fosse venuta abbastanza spina dorsale da prendersi finalmente una rivincita su tutti, anche su colui che l'aveva sempre relegata al ruolo di amica, che non l'aveva mai davvero vista.
– Guastafeste – concluse colei che non era Vivienne. Ora che sembrava che niente sarebbe accaduto, il loro pubblico si stava diradando. – Be' quando hai voglia di una cosa a tre, sai dove trovarmi.
Mark fece una faccia schifata e lei rise, prima di dargli la schiena e lasciarsi il cortile della scuola alle spalle.

Nessun commento:

Posta un commento