lunedì 23 dicembre 2019

Radici


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by James Wheeler from Pexels 


Quando ho compreso che quello che mi dicevi era vero, che io ero davvero una driade, ho avuto un'immensa paura. Ero spaventata dal pensiero che un giorno mi sarei fermata su una zolla di terra e avrei messo radici, capisci, come un albero. D'altra parte quella sensazione, quella che proviamo quando siamo nella terra e nelle piante, e scorriamo come la linfa nei tronchi, è talmente intensa che a volte dubito di riuscire a tornare nel mio corpo.
Poi, quando la paura è passata, sono state altre radici a occupare i miei pensieri. Conoscevo già il mio nome quando mi hai rivelato chi ero davvero, e con il dottor Carrari, l'altro dottor Carrari, avevo fatto qualche svogliata ricerca sulla mia famiglia di origine. Ho vissuto in una casa famiglia da quando avevo dodici anni, lo sapevi? Ancora oggi, non mi ricordo quasi niente di quel periodo.
Ma non mi dispiace non ricordare. Ciò che mi dispiace è che ho una domanda a cui nessuno ormai potrà dare risposta. I miei genitori sapevano del patto delle driadi quando hanno scelto per me questo nome, Lily, il nome di un fiore? Oppure me lo hanno dato solo perché gli piaceva, senza sapere in che modo avrebbe influenzato la mia vita?
Lo so, lo so. Conoscere quella risposta non cambia di una virgola il mio presente. E adesso che so di te, che non sono l'unica, adesso che ho abbracciato la parte arborea della mia anima invece di rinnegarla, non vorrei che avessero scelto nessun altro nome per me.
Insomma, quanti altri a questo mondo, a parte te e me, possono dire di avere radici così profonde da essere saldamente piantate in un mito?

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