lunedì 17 febbraio 2020

Una sola volta


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero. 
Foto di Engin Akyurt da Pexels


Non sono una persona generosa.
Innanzitutto, non sono una persona. Io sono Thanatos, Ankou, Yama, Azrael, Xolotl, Anubi, Death, Morte. Sono la personificazione di un'idea astratta, e sì, sono esattamente come voi mi immaginate.
Quanto a me, non ho immaginazione.
La mia esistenza è scandita dalla necessità: fin da quando esiste la vita, io svolgo il mio compito, mai troppo tardi, né troppo presto. Al momento giusto, anche se voi potete non ritenerlo tale. In questo, non ho mai commesso errori, né fatto eccezioni.
Perciò avrei preso il ragazzo comunque. Non perché mi aveva visto, non perché mi aveva combattuto per sottrarmi una vita. O forse proprio per questo, ma non per punizione, né per premiarlo. Semplicemente perché, nel compiere quello sforzo, il suo cuore ha ceduto. Un cuore malato, per quanto coraggioso, resta sempre malato.
Ciò che ho fatto in seguito è stato l'eccezione. Un atto di gentilezza sebbene, con mio rammarico, il ragazzo non lo ha mai considerato tale.
Ho strappato la sua anima all'inevitabile oblio, gli ho dato una nuova forma, ho intriso la sua consapevolezza nella necessità della mia esistenza. Lui è me, nonostante la memoria della sua vita umana gli impedisca di riconoscerlo. E non l'ho fatto, come potreste pensare, perché mi serviva un aiutante, o per il desiderio di compagnia. Spazio e tempo non sono nulla per un'idea astratta, e non mi hanno mai impedito di svolgere il mio compito in maniera impeccabile.
Perché ho scelto lui tra i tanti di cui mi sono occupato nel corso dei millenni, non saprei dirlo. È stato un caso. Una gentilezza nei confronti di uno sconosciuto.
Questa è la storia dell'unica volta in cui ho fatto qualcosa che non era necessario.

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