sabato 4 giugno 2022

Arcigno

Arcigno [ar-cì-gno] agg. Severo, immusonito, scostante.

Etimologia: etimo incerto, forse deriva dal francese antico rechigner, "torcere la bocca, fare un viso severo".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Crypto Crow da Pexels


Ero bloccata in quella tana da uomini assieme a un essere spaventoso, mentre fuori pioveva. Sentivo i cani latrare e raspare all'esterno. Non erano più dietro la porta, avevano fatto il giro seguendo il mio odore prima che la pioggia lo cancellasse, e avevano trovato l'asse divelta da cui ero entrata. Per mia fortuna il buco era grande a malapena per me, perciò quelle bestie enormi sarebbero rimaste fuori a bagnarsi e sporcarsi le zampe di fango, ma m'inquietava lo stesso sentirle ringhiare.
Avevo un problema più pressante in quel momento.
L'uomo col fucile che mi fissava arcigno.
Il cacciatore non poteva sapere che io ero la volpe che aveva inseguito e perso tante volte. O almeno speravo che non lo potesse sapere. Mi ero trasformata prima che lui arrivasse, e mi ero messa una di quelle scomode pelli che gli umani usavano per coprirsi il corpo privo di peli, un vestito, mi pareva si chiamasse. Stavo cominciando a capire i loro versi, dopo averli ascoltati di nascosto, ma non avevo mai provato a parlare come loro.
– Tu... – disse l'uomo. – Mi ricordo di te. Nel campo...
Anch'io mi ricordavo di lui. Non il suo aspetto, uguale a quello di tanti altri umani, ma il suo odore. C'era lui a darmi la caccia la prima volta che mi ero trasformata.
Sentii le mie labbra arricciarsi sui denti e un ringhio farsi strada nella mia gola. Lo repressi, e invece modellai la mia faccia a ricalcare l'espressione arcigna della sua. Incrociai le braccia come le donne umane che avevo spiato.
Lui vide il fango sulle mie mani e scattò ad afferrarmi un polso. – Che cos'hai fatto? Nascondi la volpe, tu l'aiuti a scappare, la perdo sempre da queste parti!
L'uomo mi strattonò il braccio. Gli diedi uno schiaffo con l'altra mano, lasciandogli un'impronta di fango sulla guancia. Era una scena che avevo già visto, a parte il fango.
– No! – urlai, e mi sorpresi di riuscire a pronunciare i versi umani. – Fuori di casa mia!
Forse non lo dissi in modo così chiaro, ma l'uomo col fucile recepì il messaggio.

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