giovedì 30 luglio 2020

14 - Green - Verde

#inktober #inktober52


Come le foglie divennero verdi


Tra le fate dei colori, Verde era la più distratta. Un giorno, all'alba dei tempi, Verde cadde dall'arcobaleno. La salvò una foglia, e per ringraziarla Verde donò a lei e a tutte le altre foglie la sua tinta.

lunedì 27 luglio 2020

13 - Joy - Gioia

#inktober #inktober52


Al momento giusto


La gioia è spesso una questione di tempismo e di sincronia. Troppo tardi o troppo presto, o non assieme, possono trasformare una lieta notizia in un problema da affrontare.

sabato 25 luglio 2020

Colluvie


Colluvie [col-lù-vie] s.f.inv. Versamento di liquidi putridi. fig. spreg. Gran quantità di cose o persone spregevoli o volgari che si riuniscono insieme.

Etimologia:  il termine proviene dal latino collùvies, "acque reflue, guazzabuglio", derivato di collùere, "sciacquare", il quale è composto da cum, "con, insieme", e lùere, "lavare".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Lisa Fotios from Pexels


Avevo avuto giornate no, pessime giornate, giornate schifose; ma mai nessuna era stata peggiore di quella. Penso di aver toccato il fondo, quella volta, tra i vicoli di Vasàrz.
Uno di quegli energumeni mi teneva per il braccio destro, e l'altro mi stritolava il sinistro, e il terzo, davanti a me, faceva scrocchiare le nocche prima di darmi un pugno.
Il dolore fu familiare, e caldo, e mi lasciò con la vista offuscata e il respiro spezzato; non era la mia prima volta, e sapevo che non sarebbe stata l'ultima. L'uomo mi afferrò per i capelli per sollevarmi la testa e io lo guardai dritto in faccia.
– Oh, ma che bravi – gli sputai addosso quelle parole tra i denti digrignati. – In tre contro una donna. Schifosa colluvie di vigliacchi, io vi di...
Non finii la frase. Un altro pugno mi tolse le parole di bocca, e per qualche istante non vidi più nulla.
– Zitta, ladra – mi ingiunse l'uomo che avevo di fronte. Come se ce ne fosse stato bisogno.
Pregai di non svenire nel mio debole corpo diurno, e cercai nella mia mente annebbiata un modo per prendere tempo, ma il dolore era una foschia rossa che danzava tra la nuca e la fronte. La vista tornò con qualche battito di ciglia, ma la lucidità no.
Se fossi stata lucida, avrei capito che era meglio togliermi di dosso quello sguardo sfrontato e il ghigno che rivelava ciò che pensavo, "io vi uccido".
I tre mi gettarono tra le colluvie fetide che sgorgavano dagli scoli del vicolo e mi presero un po' a calci e poi fui fortunata, penso, che qualcuno che aveva una qualche autorità su di loro passasse di lì e li chiamasse con una certa urgenza.
Non oso immaginare quello che mi avrebbero fatto, altrimenti.
Ma immaginavo benissimo quello che gli avrei fatto io di lì a poche ore. Era quasi il tramonto, e con il crepuscolo avrei riavuto il mio corpo notturno: un corpo più forte e resistente e abituato a maneggiare una spada.
Il corpo di una guerriera.
A quel punto, mi bastava solo trovarli, e avrei messo in atto i propositi del mio ghigno.

giovedì 23 luglio 2020

12 - Elephant - Elefante

#inktober #inktober52



Un genio puntiglioso


La colpa è tua, padrone. Come potevo sapere che quando hai detto "Desidero un elefante" intendevi "avere un elefante" e non "essere un elefante"? Ora, muovi la proboscide se desideri tornare umano... ecco fatto. Adesso ti resta un ultimo desiderio, padrone.

lunedì 20 luglio 2020

11 - Tower - Torre

#inktober #inktober52


Il peso della cultura


I guerrieri che pensano che un mago sia tutto cervello e niente muscoli, evidentemente non hanno mai dovuto portare alla Torre di Magia una torre di libri per ogni anno di apprendistato.

sabato 18 luglio 2020

Artefice


Artefice [ar-té-fi-ce] s.m. e f. Chi compie un lavoro che richiede creatività, sapere e specifica abilità manuale; artigiano. 2. Autore, orditore, responsabile.

Etimologia: proviene dal latino artifĭce(m), composto da ărs, ărtis, "arte", e  facĕre, "fare".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Gustavo Fring from Pexels


Sapevo che se avessi avuto successo sarei stato ricordato come l'artefice del futuro, eppure non mi ero fermato un solo instante a considerare che tipo di futuro volevo che fosse. Non facevano per me le questioni morali.
L'unica domanda che mi interessava era questa: era davvero possibile? E non intendo sul piano economico, sebbene la nostra piccola startup iniziata, come tante altre, in un garage, non avesse gli stessi mezzi dei colossi multinazionali che con squadre di ingegneri e programmatori facevano passi da gigante nel campo della robotica e dell'intelligenza artificiale. Andava un po' meglio da quando un misterioso finanziatore aveva dato una notevole spinta al nostro budget, con l'unica condizione che il nostro androide fosse di aspetto femminile. Come se contasse qualcosa, per una macchina. I miei soci avevano fantasticato per mesi sull'idea che l'anonimo benefattore si aspettasse da noi una robo-prostituta, ma non io.
Per me non cambiava nulla.
Il problema era che quello che stavamo tentando di creare, noi non l'avevamo mai definito. Schiere di filosofi e di psicologi non avevano saputo spiegare, figuriamoci misurare, la parte del cervello che ci rendeva consapevoli di essere vivi. Di esistere.
Come avremmo capito di essere riusciti a ricrearlo, se non sapevamo cos'era? Lo chiesi a Dennis, l'artefice della pelle e delle sembianze esteriori del nostro ultimo modello, il più promettente, ma lui mi rispose di non farmi tanti problemi e di concentrarmi sulle mie stringhe di numeri.
Dennis era così: un genio quando si trattava di sperimentare nuovi materiali, ma non ne sapeva nulla di programmazione.
La notte in cui sciogliemmo la nostra società in modo non troppo pacifico, con la fuga dell'androide e la distruzione del laboratorio, pensai di aver perso anni interi di lavoro e che non sarei mai riuscito a raggiungere il mio obiettivo.
Finché non sentii la sua voce artificiale, divenuta più espressiva e vitale di quanto non fosse mai stata, cantare alla radio.

giovedì 16 luglio 2020

10 - Elf - Elfo

#inktober #inktober52


Tradizioni elfiche


Dato che tra gli elfi era consuetudine tirare la punta delle orecchie del festeggiato tante volte quanti gli anni trascorsi dalla nascita, al suo duecentesimo compleanno le orecchie di Lhorandyl avevano ormai assunto la forma caratteristica di quelle della sua razza.

lunedì 13 luglio 2020

9 - Wave - Onda

#inktober #inktober52


Onda anomala


Ero per mare da tutta una vita, e sulla stessa zattera da giorni, e non avevo mai visto un'onda più alta. Ma la cosa veramente strana fu quando l'onda si aprì e iniziò a cantare.

sabato 11 luglio 2020

Vespertino


Vespertino [ve-sper-tì-no] agg. Del vespro, della sera.

Etimologia: il termine proviene dal latino vespertinus, derivato di vesper, "sera".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Quando attraversai il passo montano, la sera stava già raffreddando i suoi colori dopo un tramonto lussurioso che si era rotolato in coltri di nubi vermiglie. Alle mie spalle il cielo vespertino era livido e carico di bufera, ebbro dell'ira di chi mi ero lasciata indietro. La mia famiglia, che mi aveva venduta. E l'uomo che mi aveva comprata, che non mi amava e che aveva già seppellito una moglie con i segni di percosse addosso.
Avevo giurato che non avrei fatto la stessa fine.
Ero partita da sola, seguendo il sogno fatto al tempio di Dorania, in cerca di una promessa che poteva sciogliere ogni altra promessa. Ero partita con nient'altro che me stessa, gli abiti che indossavo e pochi viveri in una sacca. Pensavo fosse un miracolo, essere riuscita a percorrere tanta strada, per me che non ero mai andata oltre la capitale. O forse era destino.
La Valle si stendeva ai miei piedi nella brezza vespertina, e con lei la speranza di una nuova vita. Alle mie spalle si addensavano nubi di tempesta, ma di fronte a me si preannunciava una notte limpida, lucente di pace e di stelle. Più in basso, nel tempio e nelle dimore dei Guardiani della Valle, si accendevano i primi fuochi. Erano la mia meta.
Pensavo che il sogno mi aveva guidata fin lì affinché mi votassi al servizio del tempio. Ed ero pronta, davvero, qualunque fosse la divinità che veneravano i suoi sacerdoti.
Non avrei mai immaginato che sarei divenuta io stessa l'incarnazione di quella divinità.

giovedì 9 luglio 2020

8 - Spider - Ragno

#inktober #inktober52


Mai scordarsi del ragno


Pensavo di aver parlato alla sognatrice di ogni membro della bizzarra compagnia che mi aveva dato rifugio. Mi ero dimenticato di nominare Nya, e come scoprii ben presto, la ragazza ragno poteva essere un pochino permalosa.

La lezione del ragno


Quando la rugiada imperlò la tela, io la scoprii incantevole, e mi meravigliai che una bestia così brutta potesse creare una cosa tanto bella. Imparai così che l'apparenza inganna, e che non sempre il fuori corrisponde al dentro.

lunedì 6 luglio 2020

7 - Dinner - Cena

#inktober #inktober52


Cenare di corsa


All'ora di cena, io vi invidio sommamente. Il vostro cibo non vi sfugge da sotto i denti. Io invece, se dico di aver preso uno spuntino veloce, significa che davvero ho dovuto rincorrere il mio pasto.

sabato 4 luglio 2020

Marezzato


Marezzato [ma-rez-zà-to] agg. Che presenta striature; in particolare, detto del pelame di animale che presenta chiazze di diverso colore.

Etimologia: participio passato del verbo marezzare, dal sostantivo marezzo che deriva dal latino  mărĕ, maris, ovvero "mare", per la lavorazione simile a onde su stoffe e dipinti.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Andrea Piacquadio from Pexels


Negli anni precedenti, prima di scoprire il suo segreto, gli avevo confidato che amavo cavalcare. Gli avevo raccontato di una giumenta marezzata, con una striscia più chiara sul muso e macchioline brune sui fianchi, che avevo montato da bambina. Jake aveva risposto che anche a lui, a suo modo, piaceva la sensazione del vento sul viso quando andava al galoppo, e il cuore che batteva forte in petto, pompando il sangue come se dovesse spingere le zampe del cavallo sotto di lui, e la solidità della terra che gli sembrava di sentir rimbombare dagli zoccoli fin dentro le orecchie. O almeno, così avevo inteso io i suoi discorsi, e mi ero rallegrata che avessimo quell'esperienza in comune, nonostante la distanza che ci separava per tutto il resto dell'anno.
Il giorno in cui cambiò tutto, la verità di Jake mi costrinse a mettere in discussione quelle che avevo creduto delle metafore. Lui non era mai montato a cavallo, non nel modo in cui lo intendevo io. Lui era tutto quanto, cavallo e cavaliere, poiché poteva essere un centauro, tra le altre cose, se lo voleva. Si era ricordato quello che gli avevo detto e, senza che glielo chiedessi, si presentò una mattina in quella forma al nostro solito posto, nel folto di un boschetto in riva al lago. Fu incredibile vedermelo venire incontro così elegante e alto, le zampe sottili e il manto della sua metà equina dello stesso bruno dei suoi capelli, marezzato solo dalle ombre delle foglie che si agitavano nella brezza. Non riuscii a non guardarlo a bocca aperta mentre mi tendeva la mano da lassù con una risata.
– È un piacere riuscire a sorprenderti ancora – mormorò, con un sorriso sornione che gli danzava sulle labbra, nel battere uno zoccolo a terra. – C'è qualche variante umana del futuro che ancora non ti ho mostrato, dopotutto. Pronta per una passeggiata?
Annuii, e lui mi tirò su senza sforzo. Mi aggrappai alla sua vita. Non ci fu alcun galoppo, con mio rammarico, tra gli alberi del bosco. Ma il mio cuore corse veloce ugualmente.

giovedì 2 luglio 2020

6 - Hammer - Martello

#inktober #inktober52


Strani amici


La gente di terra mi guarda strano quando gli dico che il mio migliore amico è un martello.
Forse... forse dovrei specificare che io intendo dire il pesce?