giovedì 31 dicembre 2020

48 - Yawn - Sbadiglio

#inktober #inktober52



Le storie della buonanotte


Mio padre è bravo a raccontare favole della buonanotte. Così bravo, che sul più bello comincia a sbadigliare e si addormenta da solo. E io non ho mai sentito come vanno a finire.

lunedì 28 dicembre 2020

47 - Stairs - Scale

#inktober #inktober52



Dove vado?


Dicono che la vita è fatta a scale, e c'è chi scende e c'è chi sale. E poi ci sono io, perso in un labirinto di gradini, che non so più da che parte è l'alto e dov'è il basso.

sabato 26 dicembre 2020

Bitorzolo

Bitorzolo [bi-tór-zo-lo] s.m. Piccolo rigonfiamento della pelle, della buccia o della corteccia degli alberi.

Etimologia: etimologia incerta, forse deriva dal latino bis, "due volte", usato come particella intensiva o peggiorativa, e tortùs, participio passato di tòrquere, "torcere, piegare".


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
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La creatura era rossa, alta due metri, e tutta un bitorzolo. Aveva due braccia e due gambe e qualcosa che poteva essere definita una testa, sebbene non vi fosse traccia di occhi, o naso, o bocca; ma per il resto sembrava più un enorme ramo di corallo che un essere umano.
– Indietro, indietro! – urlarono le guardie, non so se alla creatura che avanzava lenta, strascicando le grosse gambe, o se alla folla che, al riparo di lance e scudi delle guardie cittadine, vociava e non smetteva di fissare inorridita il mostro coralloso.
– Ora è meglio se ce ne andiamo – bofonchiai rivolto ad Alcyone. La presi sottobraccio e cercai di tirarmela appresso, ma lei non sembrava intenzionata ad assecondarmi.
– No, aspetta, guarda! Non è bellissima? – mi chiese. Aggrottai la fronte. Fissai la creatura, poi la ragazza che l'ammirava estasiata. E capii che stavamo per finire nei guai fino al collo, perché se ad Alcyone piaceva qualcosa, era certo che quella cosa avrebbe finito col volerci mangiare, ammazzare, o catturare per chissà quale nefando motivo. E, di sicuro, c'entrava la magia.
– Quella cosa? Bellissima? – sbottai, indicando la creatura che torreggiava sulle guardie, con le braccia bitorzolute protese in avanti. Una delle guardie la infilzò con una lancia, e dalle profondità della creatura si levò un muggito lamentoso.
– Sì, è carino... – replicò Alcyone, prima di accorgersi che qualcuno aveva aggredito la cosa che, probabilmente, lei aveva preso per un animale domestico. "No, non possiamo tenercelo" stavo già per replicare, quando lei scattò in avanti tra la folla. – No, smettetela, non fategli del male, basta!
Lì per lì mi battei una mano sulla fronte e mi preparai mentalmente a qualunque disgrazia stava per caderci addosso, ma alla fine, posso dire che per una volta fu un bene che Alcyone si sia intromessa. Altrimenti nessuno avrebbe scoperto che il mostro era in realtà Franz il pasticcere, a cui era scoppiata addosso l'ultima creazione al sapore di ciliegia.

giovedì 24 dicembre 2020

46 - Hurt - Ferita

#inktober #inktober52



Parole cattive


La cicatrice sulla guancia non faceva male. Era vecchia e a volte le dava fastidio, ma non faceva male. Le parole taglienti delle compagne, i loro bisbigli alle spalle, invece, bruciavano più di una ferita aperta.

lunedì 21 dicembre 2020

45 - Satellite

#inktober #inktober52



Attrazione


Da bambina credevo che i satelliti girassero attorno a un pianeta perché ne erano innamorati. Poi ho scoperto che a legarli era una forza più antica e universale dell'amore, e me ne sono invaghita io.

sabato 19 dicembre 2020

Iperboreo

Iperboreo [i-per-bò-re-o] agg., s. lett. 1. agg. Dell'estremo nord, settentrionale. 2. s. (iniziale maiuscola, pl.) Popolo favoloso che, secondo gli antichi Greci, viveva nelle regioni più settentrionali del mondo abitato.

Etimologia: dal greco hyperbóreos, composto da hypér, "oltre, al di là", e boréas, "vento di borea" e quindi "settentrione".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
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– Non ho mai festeggiato il Natale come gli altri.
Seduta sul pavimento di tappeti, nella camera comune, Mayaselena parla con l'unico estraneo che sia stato ammesso lì dentro. Il ragazzo potrebbe avere un'aria comune, fuori di qui, ma nella casa della famiglia è lui quello strano.
– So di Babbo Natale e dell'albero e del presepe perché ne ho sentito parlare a scuola, e perché li ho visti in città. In più di una città – ammette Mayaselena, accennando alla natura girovaga della sua famiglia. Il ragazzo fa per aprire bocca, ma lei lo precede e allora lui sta zitto, in ascolto.
– Da noi, in inverno, quando si avvicina il solstizio si raccontano altre storie. Anche in estate a dire il vero, quando si avvicina l'altro solstizio, ma... quando fa buio, fa più paura.
Mayaselena sospira e si gratta la cicatrice che le sfregiava la guancia sinistra. – Nonna Tamesi ci parla del mondo iperboreo, a nord del nord del mondo, dove viveva la gente azzurra in un'eterna primavera. Loro avevano tutto: la luce, il calore, l'abbondanza, la bellezza, la pace. Ma non gli bastava. Volevano il sole tutto per loro.
Mayaselena bisbiglia in tono cupo, poi s'interrompe e sbircia le bambine che si sono avvicinate ad ascoltare. Il ragazzo rivolge loro un sorriso, che le giovani ricambiano con un'occhiata diffidente.
– E allora? – chiede il ragazzo.
– Allora... – Mayaselena agita le mani e finge di ghermire qualcosa. – Gli Iperborei rubarono la luce al resto del mondo, precipitandolo nell'oscurità, e rinchiusero tutta la luce nel loro mondo. Ma la luce prigioniera divenne viva, e si ribellò ai suoi padroni, li combatté e li sconfisse, guadagnandosi il diritto di tornare a illuminare il mondo.
Le bambine sospirano e si mettono a chiacchierare tra di loro a bassa voce. Ma il ragazzo non è soddisfatto. – Quella luce... sono le Potenze, vero? Una volta mi hai spiegato che sono come luci.
Mayaselena annuisce. – Nonna Tamesi non ce lo ha mai detto, ma... io ci credo. Io credo che sia proprio così.

giovedì 17 dicembre 2020

Inktober 2020 17 & 18 - Tempesta e Trappola

#inktober #inktober2020



17 - Storm - Tempesta
18 - Trap - Trappola


Di "Tempesta" ho scritto più di una volta in questo blog, ma forse il racconto in cui la tempesta è descritta in maniera più dettagliata è La più segreta tra le società segrete (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/05/la-piu-segreta-tra-le-societa-segrete.html):

Ebbi la mia risposta in una notte di tempesta in cui mi ero attardato più del solito a cercare di decifrare i suoi appunti alla luce delle candele, sprofondato nel vortice dei suoi deliri massonici e complottisti. Un lampo, e nel rettangolo di luce sul pavimento si allungò un'ombra. Alzai gli occhi e lo vidi, pallido e grinzoso, contro lo sfondo scuro delle nubi temporalesche.

Di "Trappole" metaforiche ne avevo parecchie, ma come disegnarle? E pensare che di classiche tagliole ce n'è una nel romanzo, ma qui niente... quindi ho optato per una trappola nominata ma mai descritta nel brano ispirato alla parola Cuora (https://lapiumatramante.blogspot.com/2019/04/cuora.html):

Kokroshyd si fermò e indicò al cacciatore più anziano un gruppo di alberispina alla sua destra. Il suo compagno scorse la trappola e digrignò i denti in risposta. Non era ancora il momento di distruggerla: se la preda non si fosse mostrata di fronte al loro numero esiguo e alla loro goffaggine, forse si sarebbe reso necessario fingere di essere caduti nell'inganno.

lunedì 14 dicembre 2020

Inktober 2020 15 & 16 - Avamposto e Razzo

#inktober #inktober2020



15 - Outpost - Avamposto
16 - Rocket - Razzo


Di avamposti non ne avevo, perciò, sapendo di doverne disegnare uno, ho fatto in modo di inserire "Avamposto" in un brano recente ispirato alla parola Sinergia (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/11/sinergia.html):

Lì, sulla frontiera che confinava con i sentieri dei giganti, avevamo costruito un avamposto tra i rami, una casupola camuffata da nido di uccello, in caso a qualche gigante fosse venuto in mente di arrivare fin sotto al nostro albero e guardare in su.

Stessa cosa per "Razzo", in questo caso ho approfittato dell'ultimo sabato e della parola Firmamento (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/12/firmamento.html) per nominare un razzo... giocattolo:

– Avrei dovuto immaginare che sarebbe andata così, no? Fin da quand'ero piccola... non che il mio primo giocattolo sia stato un razzo di plastica. – Silvia ridacchiò, oltrepassando la soglia della sua camera. – Perché è stato il secondo. O così mi hanno detto, io nemmeno lo ricordo.

sabato 12 dicembre 2020

Firmamento

Firmamento [fir-ma-mén-to] s.m. 1. Volta celeste, cielo. 2. fig. Ambiente, specialmente artistico e culturale, considerato nei suoi esponenti più alti.

Etimologia
: dal tardo latino firmamentum, "sostegno (del cielo)" derivato da firmare, "rendere fermo, stabile".

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
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– Avrei dovuto immaginare che sarebbe andata così, no? Fin da quand'ero piccola... non che il mio primo giocattolo sia stato un razzo di plastica. – Silvia ridacchiò, oltrepassando la soglia della sua camera. – Perché è stato il secondo. O così mi hanno detto, io nemmeno lo ricordo.
Silvia si voltò. Dietro di lei entrava la ragazza dai capelli rossi, con gli occhi colmi di un'eterna, divertita meraviglia, che Silvia aveva conosciuto davvero soltanto quell'estate. Invitare Laura in camera sua aveva tutto un altro significato, adesso, e Silvia non si vergognava più dei suoi poster e dei suoi modellini di astronave, non da quando sapeva.
– E tua nonna – aggiunse Laura, avvicinandosi con il suo fare aggraziato, leggero, alla porta-finestra.
Silvia annui e affiancò il telescopio. Doveva ancora abituarsi al fatto che sua nonna fosse considerata una specie di vip, un astro del firmamento in quella società sotterranea formata dai pochi che erano al corrente del segreto meglio custodito dell'intero pianeta.
– Già, lei – mormorò Silvia, in tono un po' scocciato. Era ancora risentita dal fatto che non le avesse detto nulla, durante il suo soggiorno presso di lei quella primavera, tanto più quando aveva conosciuto William. Il resto dell'anno sarebbe stato assai diverso se sua nonna avesse parlato quel giorno, pensò Silvia; poi alzò gli occhi al cielo serale e scrollò le spalle. Inutile rimpiangere le occasioni perse in passato, non quando l'intero firmamento con la sua promessa di avventure e le sue luci non più tanto lontane si rivelava di fronte ai suoi occhi curiosi.
Per il resto della serata, Silvia giocò con Laura a puntare una stella e a chiederle che cosa mai ci fosse da quelle parti.

giovedì 10 dicembre 2020

Inktober 2020 13 & 14 - Duna e Armatura

#inktober #inktober2020



13 - Dune - Duna
14 - Armor - Armatura


Con "Duna" è facile, avendo una storia ambientata interamente in un deserto! Tra i vari brani che riguardano le disavventure di Jashira e Holy, ho scelto l'incipit di quello ispirato dalla parola Zenit (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/08/zenit.html):

Il sole era quasi allo zenit sul deserto. Non c'era una strada davanti a noi, nessuna oasi, né ombra, né un segno della nostra meta. Arrancavamo sudando sull'ennesima duna, del tutto identica alle cento altre che l'avevano preceduta.

Quanto ad "Armatura", avrei potuto sceglierne una qualsiasi, ma no, dato che devo sempre complicarmi la vita ho preferito l'armatura molto particolare di Julian in Diafano (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/09/diafano.html):

Accennai all'esoscheletro di demone che le faceva da armatura. Non osavo pensare a come lo avesse svuotato di quello che c'era dentro.

lunedì 7 dicembre 2020

Inktober 2020 11 & 12 - Disgustoso e Scivoloso

#inktober #inktober2020



11 - Disgusting - Disgustoso
12 - Slippery - Scivoloso


Pausa dai miniracconti per continuare con le parole dello scorso Inktober. Due aggettivi stavolta, il primo, "disgustoso", ben si adatta al liquido mutageno descritto nel brano ispirato dalla parola Mucido (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/04/mucido.html):

– E il muco verde! – mi esortò la bambina, togliendo le mani dagli occhi.
Storsi la bocca. – E il liquido verde nella brocca d'argento, sì, quello che ti fa cambiare. Anche quello sapeva di mucido, era disgustoso. Tu non te lo ricordi perché eri troppo piccola.

Per "scivoloso" invece avevo due possibilità, la neve o l'acqua. Ho scelto quest'ultima nel bagno che fa da ambientazione al racconto molto inquietante intitolato Il rumore della pioggia (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/10/il-rumore-della-pioggia.html):

La vasca è piena d'acqua che trabocca rosea sul pavimento, rendendolo umido e scivoloso. Un braccio femminile è adagiato fuori dal bordo, ma riesco a vedere solo dal gomito al polso. Non c'è la mano.

sabato 5 dicembre 2020

Amorfo

Amorfo [a-mòr-fo] agg. 1. Che non ha forma definita, informe. 2. fig. Con valore spregiativo, privo di personalità, di carattere; inconsistente, insulso. 3. fis., chim. Di corpo solido che non ha struttura cristallina.

Etimologia
: dal greco ámorphos, "informe" composto da morphḗ, "forma", e dal prefisso privativo a-.


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Nandez Alvarado from Pexels


La parodia amorfa di un corridoio era comunque meglio dell'oscurità misteriosa in cui poteva nascondersi qualunque creatura ostile o anomalia dimensionale, pensò Vera, sollevando un pezzo di metallo contorto e arrugginito. Lo spostò di lato e si guardò indietro: non aveva percorso che qualche metro in mezzo a quei detriti, ma almeno lì la luce c'era. E luce equivaleva ad elettricità, il che era una buona cosa, nel caso avesse avuto bisogno di difendersi. Aveva ancora, all'incirca, metà della carica assorbita dall'ultimo cavo scoperto: Vera la sentiva danzare tra le braccia e le dita, pronta a scattare con un singolo pensiero per colpire chiunque osasse minacciarla. E che fosse stato alieno o umano, a lei non importava.
Vera scavalcò un ammasso informe che un tempo era stato parte di chissà quale apparecchiatura scientifica, e si lasciò scivolare dall'altra parte. "Troppo lento", pensò, "e troppo faticoso." A quel ritmo ci avrebbe messo un'eternità a raggiungere l'uscita, e se lei aveva tempo, potevano non averlo tutti coloro che erano rimasti intrappolati nel laboratorio al piano inferiore. Vera avrebbe voluto pensare al dottor Eastfield, l'unica persona al mondo che ancora contasse qualcosa per lei da quando Marta e Luisa, le sue migliori amiche, erano morte in quello stesso laboratorio; eppure si sorprese a pensare a un altro scienziato, un omuncolo amorfo di nome John Moss, e a come l'aveva guardata, quasi con odio, quando la paratia si era abbassata tra di loro.
Era l'ultimo essere umano che Vera avesse visto vivo in quel caos, e anche per lui, anche se lo trovava insopportabile e probabilmente il sentimento era ricambiato, Vera doveva sbrigarsi a trovare aiuto.

giovedì 3 dicembre 2020

44 - Shoes - Scarpe

#inktober #inktober52


L'investigascarpe


Conoscevo un uomo una volta che era in grado di leggere le scarpe. Gli bastava osservare le calzature di una persona per sapere tutto di lei: la sua provenienza, la sua professione, persino il suo gusto di gelato preferito.