giovedì 31 agosto 2023

Audioracconto - Convivio


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di aliona zueva da Pexels


Bella idea, invitare il pasto al banchetto!

Convivio
(racconto breve adatto ai bambini e perché no, anche agli adulti!)

Convivio: Banchetto, convito; in senso figurato, riunione, insieme di persone.


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Tratto dal blog: La Piuma Tramante (http://lapiumatramante.blogspot.com/).
Il testo del racconto è leggibile qui: http://lapiumatramante.blogspot.com/2019/11/convivio.html

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Testo, lettura ed editing video di: La Piuma Tramante (Elisa Zaccaria).

Musica: Bumba Crossing di Kevin MacLeod (http://incompetech.com/)
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=xCLHUCzGizA).

Immagini di: aliona zueva (https://www.pexels.com/photo/table-decorated-with-flowers-and-toy-tiger-10810982/), Kaspersky 1111 (https://www.pexels.com/photo/lying-panda-eating-plants-17824674/), Erik Karits (https://www.pexels.com/photo/a-macaque-holding-a-banana-5396684/), ALENA MARUK (https://www.pexels.com/photo/a-walking-brown-tapir-14693325/), Magda Ehlers (https://www.pexels.com/photo/a-meerkat-in-the-wild-4740839/) e (https://www.pexels.com/photo/brown-and-white-deer-near-grass-469676/), Anca Silvia Orosz (https://www.pexels.com/photo/close-up-photo-of-a-porcupine-5030891/), Harvey Sapir (https://www.pexels.com/photo/wildlife-photography-of-elephant-during-golden-hour-1054655/), Alexander Isreb (https://www.pexels.com/photo/photo-of-tiger-eating-2642315/), da Pexels, distribuite ad uso gratuito (https://www.pexels.com/it-IT/license/).

lunedì 28 agosto 2023

Delitto al limone


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Lukas da Pexels


Il detective Mela e il commissario Arancia ne avevano affrontati di casi difficili nella loro lunga carriera. Avevano risolto la sparizione dei fratelli Mirtillo e l'incidente di miss Banana, ma mai nessun caso si rivelò tanto intricato e impegnativo quanto l'omicidio del signor Limone.
– Abbiamo per le mani un limonicidio in piena regola – disse il commissario Arancia, che tra l'altro conosceva la vittima, suo lontano parente.
– L'unica cosa certa è l'arma del delitto – fece il detective Mela, indicando un enorme coltello che Pera, il medico legale del dipartimento, aveva già identificato sul luogo del delitto.
– Qui abbiamo finito, mandate tutto alla scientifica – concluse il commissario Arancia.
Era un giorno come un altro alla stazione di polizia di Cestino della Frutta, brulicante di attività mentre una schiera di Ciliegie, ognuna seduta alla sua scrivania, batteva a macchina o rispondeva agli insistenti squilli di telefono. Gli agenti Fragola e Albicocca, freschi di accademia, si preparavano a uscire in risposta a una chiamata, i soliti punk Ananas che imbrattavano tutti i muri della città con i loro graffiti, valutò il detective Mela, ragazzotti dalla faccia piena di brufoli e croste e un gran ciuffo verde in testa, altrimenti il vecchio capo Noce, che sbraitava ordini dal suo angolo, avrebbe inviato qualcuno più esperto di loro.
– Clementina, che hai per me? – chiese il detective Mela alla giovane segretaria, appoggiandosi alla sua scrivania.
– Una testimone per il caso Limone – replicò lei, accennando al corridoio alle spalle della sua scrivania. – Si è presentata spontaneamente. Vi aspetta alla sala interrogatori 1.
Il detective Mela si intrattenne ancora un po' con Clementina per scambiare quattro chiacchiere, finché il commissario Arancia non lo spinse via dalla scrivania di Clementina dicendo: – Smettila di importunare mia sorella, abbiamo del lavoro da fare.
– Non la stavo importunando! – si giustificò il detective Mela con una smorfia.
Aveva ripreso il suo cipiglio professionale quando raggiunsero la sala interrogatori, per quanto professionale potesse essere uno che faceva battute come "io faccio il poliziotto dolce e tu quello aspro?".
– Bene, signorina Pesca – disse il detective Mela, accomodandosi di fronte a lei. – Ci dica tutto.
Il commissario Arancia rimase in piedi in un angolo.
– È stato orribile! – strillò la signorina Pesca, scoppiando in lacrime. – Povero, povero signor Limone... Non aveva fatto niente, davvero. Oddio, era un po' acido, alle volte, ma non si meritava una fine così... tagliato in due, spremuto fino all'ultima goccia...
Il detective Mela le porse la scatola dei fazzoletti e la esortò: – Si calmi e ci dica tutto.
Nella sala interrogatori il caos, l'andirivieni e il vociare dello stanzone che fungeva da ufficio comune giungeva ovattato, e pareva quasi di essere in una bolla, lontano da tutti e protetti.
Forse fu per questo che la signorina Pesca, dopo essersi soffiata il naso un paio di volte e asciugato le lacrime, riuscì davvero a calmarsi e iniziò a raccontare: – Ero di passaggio vicino alla pianta del signor Limone, assieme ai piccoli acini di Uva e ai giovani Mora e Lampone a cui faccio da maestra, sapete... a ogni modo, a un certo punto vedo il signor Limone allontanarsi con tre tipi loschi, uno enorme e glabro, dal colorito verdastro, un secondo un po' più piccolo e con la pelle che sembrava tutta piena di cicatrici, e un terzo peloso da far spavento. Tipi con la scorza dura, vi dico io, gente da cui è meglio stare alla larga.
– Anguria, Melone e Noce di Cocco, si fanno chiamare – disse il commissario Arancia dal suo angolo. – Sì, conosciamo il trio. Vada avanti.
– Insomma, a vederli appartarsi così, tutti e quattro, ho affidato i piccoli alla mia collega Melagrana e sono andata a curiosare, sapete come sono... origliando, ho sentito che i tre discutevano di volerlo pestare, a quanto pare il signor Limone doveva loro qualcosa, una storia di liquidi da versare e poi... e poi...
I due, detective Mela e commissario Arancia, ascoltarono senza interrompere, in attesa che la provata signorina Pesca ritrovasse la voce.
– Non so da dove, ma è sbucato quell'odioso Pompelmo, lo sapete quanto ha sempre invidiato il signor Limone perché è molto più popolare e benvoluto e...
La signorina Pesca mimò l'atto di colpire qualcuno con un'arma affilata, e a quel punto, un'ombra cupa calò dall'alto sulla sala interrogatori, oscurando la rivelazione in atto.

– Bambini, quante volte vi devo dire di non giocare con la frutta! – li rimproverò la mamma, raccogliendo nel cestino tutti i frutti che i due monelli avevano sparso sul tavolo.
– Ma mamma! – tentò di protestare il più grande. – Avevamo quasi risolto il caso!
– Niente ma, venite tutti e due, la limonata è pronta.
I bambini si guardarono, poi il più piccolo fece spallucce e scese dalla sedia su cui si era messo in ginocchio. Il commissario Arancia si era arreso, a quanto pare quel caso sarebbe rimasto irrisolto, ma come diceva il detective Mela: se la vita ti dà un delitto col limone... tu fatti una limonata.

sabato 26 agosto 2023

Falesia

Falesia [fa-lè-sia] s.f. geol. Costa con pareti rocciose che scendono a picco sul mare.

Etimologia: dal francese falaise, a sua volta derivante dal franco falisa, "rupe".


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Foto di Pixabay da Pexels

Celine atterrò sul bordo della falesia e richiuse le ali dietro la schiena. Piegò il ginocchio sinistro a terra, sulla ruvida roccia, e posò la mano destra in avanti per sporgersi oltre il bordo, verso le onde cupe e schiumose nella luce livida di una luna malata. L'odore salmastro le riempì i polmoni, e Celine socchiuse gli occhi.
Era a casa, l'unico luogo che avrebbe mai potuto chiamare tale.
A differenza degli altri Gargoyle, cresciuti in volo tra le rovine del vecchio mondo, lei aveva trascorso i suoi giorni migliori in una grotta nel cuore della falesia, con un unico ingresso sotto il livello dell'acqua per impedirle di uscire a esplorare il mondo nella letale luce del sole, quando aveva imparato a camminare. Poi, quando era stata abbastanza grande da affrontare l'oceano, aveva viaggiato con il banco di Acquatici che le aveva salvato la vita, la famiglia che Celine non aveva mai dimenticato.
Si augurava che loro non avessero dimenticato lei, né la promessa che le avevano fatto.
Alle sue spalle sentì atterrare Jean, poi, a uno a uno, gli altri Gargoyle che avevano appoggiato la sua folle idea.
Celine si alzò in piedi e si girò.
– Devo andare da sola – disse agli altri, mentre traeva da una borsa appesa alla vita la conchiglia forata, l'ultimo dono della sua prima famiglia. – Non verranno se sarete con me.
Era una mezza bugia, perché non ne era sicura. Ma Celine conosceva meglio di tutti loro i pericoli dell'acqua, e non intendeva rischiare inutilmente altre vite.
Il vecchio Jean si fece avanti, con espressione dubbiosa. – Sei certa che verranno? È passato molto tempo, e l'oceano è grande...
– Sì, l'oceano è grande, ma acquatici hanno le loro tradizioni. – Celine indicò la luna rossa sopra la falesia. – Questo è il tempo. Verranno qui per ricordare me, per cantare la mia canzone. È giunto il momento che io mi unisca al canto.
Senza aggiungere altro, Celine si lanciò dalla scogliera, a capofitto tra le onde nere gonfie di rischi e cariche di promesse.

giovedì 24 agosto 2023

Audioracconto - Storia di un'apocalisse mancata


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Foto di Raman deep da Pexels


Se c'è qualcosa che questi ultimi anni ci hanno insegnato, è che la vita umana è una serie di apocalissi mancate...

Storia di un'apocalisse mancata
(racconto breve di genere fantascienza)

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Tratto dal blog: La Piuma Tramante (http://lapiumatramante.blogspot.com/).
Il testo del racconto è leggibile qui: https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/03/storia-di-unapocalisse-mancata.html

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Testo, lettura ed editing video di: La Piuma Tramante (Elisa Zaccaria).

Musiche: Big Screen di Silent Partner
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=WiH6Aoo7mj4);
Alternate History di HolFix (https://soundcloud.com/holfix)
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=LNBfOLbNCD0);
Harsh Alien Machine di Audionautix (http://audionautix.com)
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=41izBiob7RI).


Effetti sonori: Videogame SFX // 'Shield acquired' di insaind (https://freesound.org/people/insaind/sounds/613893/), da freesound, sotto licenza Creative Commons: By Attribution 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/).

Video di:
Pixabay (https://www.pexels.com/it-it/video/video-time-lapse-di-notte-856136/),  (https://www.pexels.com/it-it/video/animazione-cg-di-un-asteroide-rotante-854240/), (https://www.pexels.com/it-it/video/il-tempo-passa-cosi-velocemente-855017/) e (https://www.pexels.com/it-it/video/spazio-856309/),
Anna Shvets (https://www.pexels.com/it-it/video/mano-terra-medico-ambiente-4339994/),
Free Videos (https://www.pexels.com/it-it/video/video-in-bianco-e-nero-di-una-strada-trafficata-853946/),
Karolina Grabowska (https://www.pexels.com/it-it/video/donna-ufficio-seduto-tavolo-5981354/),
Pressmaster (https://www.pexels.com/it-it/video/calcolo-digitale-in-simmetria-geometrica-3141210/),
Julia M Cameron (https://www.pexels.com/video/a-woman-holding-a-globe-6894122/),
MART PRODUCTION (https://www.pexels.com/it-it/video/uomo-laptop-slow-motion-pensando-7255366/),
Yan Krukau (https://www.pexels.com/video/man-teaching-algebra-to-students-8197044/),
Dan Cristian Pădureț (https://www.pexels.com/video/a-burst-of-white-powder-thrown-in-the-air-3045163/),
Ron Lach (https://www.pexels.com/it-it/video/sabbia-deserto-secco-rami-7944943/) e (https://www.pexels.com/video/young-man-in-front-of-blast-projection-7958862/),
da Pexels, distribuite ad uso gratuito (https://www.pexels.com/it-IT/license/).

Apocalyptic Planet di Mark Schellenberg (https://www.videvo.net/video/apocalyptic-planet/2858/) da Videvo, distribuito ad uso gratuito (https://help.videvo.net/article/29-royalty-free-license?_gl=1*yka47i*fp_ga*MTYyODMwNTAwMi4xNjkyMzg3Mjkx*fp_ga_83FH29D8Q8*MTY5Mjk5NDI1Ny4xMS4xLjE2OTI5OTYxMjcuNjAuMC4w*fp_ga_NHWE9BKX1G*MTY5Mjk5NDI1Ny4xMS4xLjE2OTI5OTYxMjcuNjAuMC4w).

ImagesInMotion (https://pixabay.com/it/videos/video-gioco-arcadico-123972/) da Pixabay, distribuito ad uso gratuito (https://pixabay.com/it/service/license-summary/)

lunedì 21 agosto 2023

Una sola forma


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Foto di Hakeem James Hausley da Pexels


Sono ancora stanca quando scendiamo dalla nave che ci ha portati sul sentiero d'acqua.
Jasmen dice che siamo arrivati, ma questo posto non ha lo stesso odore di quello dove ha costruito la sua tana. Puzza di ruamaku, sì, di umani, ma in modo diverso.
Un uccello dalle ali lunghe e bianche mi passa in volo davanti, con uno strido, e resisto a stento all'istinto di afferrare una facile preda. Non avrei un posto dove nascondermi per mangiarlo, lontano da questi umani schizzinosi che non catturano mai il loro cibo. Ma intanto ho allungato una mano verso la preda sfuggita.
La guardo. Pelle chiara come sangue di Shidvelkhm, morbida come fango sulla riva di uno stagno, indifesa, senza artigli. La mia mano. Da quando è diventata la mia mano?
Non sono miei nemmeno gli occhi che la guardano. Tutta questa luce una volta mi avrebbe accecato.
Non mi piace essermi abituata a tutto questo. A stare in mezzo agli umani come se fossi una di loro. Stupidi, chiassosi ruamaku, che non hanno mai capito, non si sono mai accorti che non sono come loro. Vanno e vengono attorno a me, senza nemmeno guardarmi, spostano scatole e comandano gli alberi di ferro che fanno un rumore infernale mentre si piegano e si sollevano, e non lo sanno.
Mi piace pensare che se uno di questi umani imparasse a mutare e venisse nella nostra casa sotto forma di Shidvelkhm, noi capiremmo subito che non è uno di noi. Anche se la sua forma è perfetta.
Tutti i ruamaku che ho incontrato finora si sono lasciati ingannare dalla mia forma perfetta.
Sento dietro di me il passo di Jasmen e la sua voce che mi raggiunge.
– Ylenia! Ylenia, vieni, non restare indietro. Da qui non manca molto, dobbiamo solo... tutto bene?
Distolgo gli occhi dalla mia mano che si staglia contro l'acqua scintillante di riflessi di luce oltre il bordo netto della riva. Un rombo accompagna il passaggio in cielo di una di quelle scatole volanti in cui ho viaggiato anch'io molti giorni fa, e da qualche parte, tra le tane degli umani strette le une alle altre come radici di mangrovie, risuona un rintocco acuto che mi costringe a tapparmi le orecchie.
Nessun pericolo, non per Jasmen, almeno. Le pietre sui nostri polsi non brillano.
Ma anche se i ruamaku sono stupidi e non sanno che cosa sono, non è detto che seguire Jasmen ancora una volta in mezzo a molti di loro non sia pericoloso per me.
Eppure non è il rischio a trattenermi sulla riva. So quello che mi spaventa più che venire scoperta.
– Io no cambia da tanto – mormoro a Jasmen, in risposta alla sua domanda. Ma lui non capisce.
– È un bene, no? – mi chiede invece, scoprendo i denti. – Vuol dire che stai imparando. Andiamo, Leda e Matt stanno già cercando un mezzo che ci porti a...
Le sue parole si confondono con le strida aspre degli uccelli dalle ali bianche e col frastuono assordante di una nave che riparte.
Mi dico che non è colpa sua, lui è un ruamaku, possiede una sola forma e non può capire. Non capisce il mio dilemma, il terrore che mi fa tremare in questa pelle non mia, in questa forma che non mi appartiene.
Se smetterò di mutare, finirò col diventare una di loro?

sabato 19 agosto 2023

Dialettica

Dialettica [dia-lèt-ti-ca] s.f. (non com.pl. -che) 1. Capacità di svolgere un ragionamento con logica ineccepibile, ricchezza di argomentazioni, e forza persuasiva. 2. Confronto proficuo (e anche scontro inevitabile) tra posizioni diverse.

Etimologia: dal latino dialectica, a sua volta derivato dal greco dialektiké (sottinteso téchne, "arte"), femminile di dialektikos, "pertinente al parlare", da dialektos, "dialogo, colloquio".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di cottonbro studio da Pexels


Avrei dovuto capirlo la prima volta in cui lo vidi. La sua dialettica ingannevole non avrebbe portato altro che una marea di guai.
Quando lo scorsi camminare a piedi nudi sulla spiaggia di una delle mie isole, invece, non immaginai che potesse essere pericoloso. Io non avevo mai pronunciato la parola "pericolo", dunque non poteva esistere, nel mio mondo, qualcosa in grado di minacciare me o le creature a cui avevo dato vita con la mia voce.
Eppure, c'era qualcosa di sbagliato in lui, di questo fui certa fin dall'inizio. Qualcosa di impossibile.
Io non avevo mai pronunciato il suo nome, e la mia voce era l'unico modo in cui qualcosa o qualcuno poteva esistere nel mio mondo.
Decisa a interrogarlo per svelare l'enigma, emersi dalle onde in cui nuotavo e mi mostrai a lui.
– Eccoti qui – disse lui, volgendo nella mia direzione occhi chiari, splendenti di riflessi di cielo su una lastra di vetro. – Mi chiedevo quando ti saresti decisa a uscire dal tuo nascondiglio.
Le sue parole dapprima mi indussero al sorriso. Perché mai avrei dovuto nascondermi?
Sventai senza saperlo la sua prima trappola e non gli posi la domanda che conteneva una delle parole che non avevo mai pronunciato, non una delle più pericolose, ma tuttavia proibita. Piuttosto, gli domandai invece: – Chi sei, e come fai a essere qui, se io non ho pronunciato il tuo nome?
– Puoi pronunciarlo ora – disse lui, camminando lento verso il bagnasciuga. – Puoi chiamarmi Shinji. Quanto al come ho infranto le tue regole, quello è il mio dono. Amo pensare a me stesso come a un mago, e ho visitato molti mondi, e credimi quando ti dico che il tuo non è nemmeno il più grande, o il più complesso.
Rabbrividii nel sentire un'altra delle parole proibite uscire dalle sue labbra, "infrangere". Avrei dovuto capire allora che Shinji non era un semplice visitatore, bensì un distruttore, e che la sua arma era la dialettica di cui lui disponeva senza limiti, mentre il mio eloquio era ostacolato dal mio stesso potere.

giovedì 17 agosto 2023

Audioracconto - Gli unicorni non esistono


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Foto di mark glancy from Pexels


Merry non credeva agli unicorni. Ma tornando al vecchio appartamento, scoprii cosa nascondeva...

Gli unicorni non esistono
(racconto breve adatto ai bambini e perché no, anche agli adulti!)


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Tratto dal blog: La Piuma Tramante (http://lapiumatramante.blogspot.com/).
Il testo del racconto è leggibile qui: http://lapiumatramante.blogspot.com/2020/04/gli-unicorni-non-esistono.html

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Testo, lettura ed editing video di: La Piuma Tramante (Elisa Zaccaria).

Musiche: Clear air - Somewhere Sunny di Kevin MacLeod (http://incompetech.com/)
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=u1Krgh7zOY0).
Millicent di Max Surla & Media Right Productions dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=0qgP2CpjkB8).

Immagini di: mark glancy (https://www.pexels.com/photo/boston-terrier-wearing-unicorn-pet-costume-1564506/), Kaboompics .com (https://www.pexels.com/photo/child-holding-unicorn-toy-6191/), KoolShooters (https://www.pexels.com/photo/girl-wearing-a-jacket-thinking-7327772/), Ketut Subiyanto (https://www.pexels.com/photo/empty-apartment-with-packed-carton-boxes-before-moving-4246119/), Maria Orlova (https://www.pexels.com/photo/cobblestone-street-between-masonry-residential-houses-4916146/), Brett Sayles (https://www.pexels.com/photo/a-white-horse-dressed-with-flowers-9611322/) da Pexels, distribuite ad uso gratuito (https://www.pexels.com/it-IT/license/).

Effetti sonori da FreeSound (https://freesound.org/) sotto licenza Creative Commons 0 (https://creativecommons.org/publicdomain/zero/1.0/).

lunedì 14 agosto 2023

Anche gli alieni vanno in vacanza


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Foto di Roberto Nickson da Pexels


La spiaggia era affollata e le urla dei bambini e le chiacchiere degli adulti erano già una distrazione sufficiente, senza che ci si mettessero le loro menti affaccendate, che facevo del mio meglio per tenere al di fuori della mia. Ma questo significava anche escludere i pensieri delle mie compagne di vacanza, e costringerci a parlare ad alta voce come chiunque altro, sebbene avessimo il beneficio di una lingua straniera che lì nessuno poteva comprendere.
Distolsi gli occhi con un sospiro dall'andirivieni di bimbi ciarlieri che si trascinavano dietro materassini e salvagenti odorosi di gomma e di salsedine tra gli ombrelloni e il bagnasciuga, e li rivolsi a Juste, che mi sorrise tranquilla, gli occhi celati da occhiali da sole dalle lenti scurissime. Se proprio lei, tra tutte, non aveva indossato le lenti che usavamo sempre quando eravamo in mezzo a tanta gente...
– Sei agitata – mi disse Saya, protendendosi a toccarmi un ginocchio dal lettino dov'era seduta. Ovvio, lei non aveva bisogno di lasciar cadere la barriera per percepire le nostre emozioni, era parte del suo dono.
Rivolsi un'occhiata a un gruppo di ragazzi che ridacchiava alla nostra destra. – Non usare i tuoi trucchetti con me. Vorrei solo che Christel avesse scelto un luogo più... appartato per le nostre vacanze.
Saremmo potute andare ovunque, letteralmente ovunque nel mondo, persino in un'isola deserta; oppure, dato che Sylva in via eccezionale aveva lasciato il suo posto di Guardiana del nontempo per poter passare qualche giorno assieme al resto della vecchia squadra, avrebbe potuto guidarci lei attraverso la sua dimensione verso un'epoca antecedente la comparsa degli esseri umani.
Era la prima volta che eravamo di nuovo tutte insieme, e mi seccava doverla passare nel bel mezzo di una marea di estranei.
L'unica consolazione era che il calore del sole scottava al punto giusto sulla pelle per nutrire il mio fuoco, ma con la carnagione chiara che mi ritrovavo, anche con una crema ad altissima protezione, a fine giornata avrei rischiato di avere la pelle dello stesso colore delle mie squame. A quel punto, sarebbe stato meglio se avessi lasciato che fossero queste ultime ad assorbire il calore del sole, ma non potevo farlo in mezzo a tanti umani, non senza causare un certo scompiglio.
Mi venne da ridere al solo pensiero.
– No, grazie, molto gentili davvero, ma... sono a posto così – mormorò la voce allegra di Shiri, alla mia sinistra, a un trio di giovanotti che l'avevano seguita dalla cabina fin qui. Sbirciai nella sua direzione: era uno splendore con i capelli biondi acconciati in morbide onde e la pelle dorata al punto giusto fin dal primo giorno, così che c'era da scommettere che anche senza il suo dono, avrebbe avuto comunque gli occhi di tutti gli uomini puntati addosso.
Nel vederla in difficoltà, Christel si alzò dal lettino, squadrò i tre, e disse una sola parola: – Andatevene.
Non aveva bisogno di aggiungere altro, perché quando Christel parlava con quella voce nessuno, umano o alieno, poteva resisterle. Infatti i tre girarono i tacchi e lasciarono in pace Shiri senza dire una parola.
– Grazie – disse Shiri, lasciandosi cadere sulla sdraio.
Hamar ridacchiò, trattenendo tra le mani un bicchiere di plastica con una bibita ghiacciata. Era l'unica tra noi che sopportasse di bere qualcosa a quella temperatura. – Fa piacere sapere che sei sempre la solita rubacuori, anche dopo aver incontrato il tuo fuoco gemello.
Shiri le lanciò una ciabatta, mancandola in larga misura. – Si è un po' attenuato, per tua informazione, ma non credo che quel lato del mio dono scomparirà mai del tutto. Irradio bellezza, che ci posso fare?
Scossi la testa. Hamar aveva ragione: Shiri non sarebbe mai cambiata.
– A proposito di fuochi gemelli – disse Sylva, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla contemplazione dell'umanità chiassosa che ci circondava. Lunghi capelli corvini che rivaleggiavano con i miei, occhi antichi a dispetto delle lenti di un verde naturale che celavano il nero profondo che solitamente rendeva indistinguibili fra loro l'iride e la pupilla, e un portamento regale pari solo a quello di Christel. – Cometh e Kindra non avrebbero già dovuto essere di ritorno?
Feci spallucce. Inginocchiata nella sabbia, Heru alzò gli occhi e disse: – Si saranno infrattate da qualche parte ad amoreggiare.
Poi fece a Sylva una linguaccia e riprese a costruire un sontuoso castello di sabbia con paletta e secchiello. Non li avevamo portati con noi, ma immaginai che fosse facile per lei, con tanto materiale a disposizione, alterare la sabbia per creare qualunque oggetto le venisse in mente. Tra di noi, Heru sembrava la più giovane, una ragazza che aveva passato da poco l'adolescenza, ma aveva un dono unico che a volte le invidiavo: il potere creativo del sole.
Vyoll, invece, era davvero la più giovane, anche se come noi aveva parecchie decadi alle spalle, più di quante il suo aspetto ne dimostrasse: – Sono andate a nuotare, proprio come avevano detto che avrebbero fatto nel luglio del...
– Ok, mostro di memoria – le dissi, un po' seccata, come sempre quando Vyoll faceva la saputella. – Non serve che tu faccia sfoggio del tuo talento...
– Uno dei miei talenti – mi corresse lei, facendo baluginare per un attimo l'illusione di squame bianche sopra la pelle. Era nella mia testa, nessun altro poteva vederlo, ma era comunque fastidioso.
– A volte sembra che qualcuno vi abbia cancellato i ricordi... – disse Vyoll, accennando al terzo modo in cui poteva impiegare il suo dono. Fortunatamente venne interrotta dal ritorno di Cometh e Kindra, mano nella mano, con la pelle e i capelli gocciolanti salsedine.
– Dovreste andare anche voi, l'acqua è bellissima! – disse Kindra, che tra le due era la più interessata all'elemento.
Shiri, Hamar e Juste accolsero con entusiasmo la proposta, seguite poco dopo da Christel che andò loro dietro con la scusa di sorvegliarle, ma io scossi il capo. – No, grazie. Acqua e fuoco non vanno troppo d'accordo. Preferisco crogiolarmi al sole.

All'imbrunire, la spiaggia fu tutta per noi. Raccogliemmo della legna dal vicino boschetto, e io accesi un fuoco, attorno al quale potevamo continuare a scaldarci. Senza gente attorno, ci sentimmo libere di abbassare le barriere e percepire i pensieri le une delle altre.
Smettetela, voi due, pensai, sentendo fin da subito le paroline dolci che si scambiavano telepaticamente Kindra e Cometh. Si conoscevano fin da quando vivevamo su Earanphies, eppure sembravano sempre due innamorate ai loro primi giorni.
Non datele retta, Rheia è solo invidiosa perché non ha potuto portare il suo di fuoco gemello a questa riunione tra ragazze, s'intromise il pensiero di Shiri, come non ho potuto io, e Sylva, e Christel...
Silenzio! echeggiò la voce mentale di Christel, autoritaria come quando parlava. Per un po' mi sentii la mente svuotata, colma solo del fragore delle onde sul bagnasciuga, del crepitio delle fiamme verso il cui tepore tendevo un'avida mano e del frinire dei grilli. Poi Christel riprese. Purtroppo questa non è una vacanza, non del tutto. Ho voluto che vedeste per chi combattiamo, per chi dovremo di nuovo combattere. Ci sarà molto da fare, negli anni a venire...
Juste si alzò in piedi. Fu la prima tra tutte noi a capire. Stanno arrivando... qui?
Il pensiero ci colpì come una frustata. Tutte noi ricordavamo l'invasione di Earanphies, le creature fameliche come locuste che in innumerevoli sciami avevano devastato la nostra terra natale. All'epoca noi eravamo state il piano, fin dall'inizio, le Prime figlie di entrambe le razze che condividevano il pianeta, destinate a respingere i terribili invasori. C'era stato chi sapeva, chi aveva preparato tutto in modo da indirizzarci verso il nostro fato. Ma qui sulla Terra, non c'era un piano, né una razza di progenitori longevi e sapienti, né una profezia a guidarci.
Eravamo sole. Noi e un intero pianeta ignaro. Certo, avevo il mio dono, il fuoco, ma come potevo combattere e allo stesso tempo mantenere il segreto? Avvertii i pensieri sgomenti delle altre chiedersi le medesime cose.
A quel punto, il tocco gentile di Saya giunse a placare i nostri animi con il suo dono sulle emozioni.
Ci vorranno decenni prima che siano qui, spiegò Kindra. Era ovvio, era stata lei a vederlo grazie al suo dono di precognizione, e ad avvertire Christel. Oppure era stata Sylva a visitare il futuro...? No, non ce la vedevo la Guardiana del nontempo, distaccata e imperturbabile com'era, a intromettersi.
Abbiamo tutto il tempo, pensò invece Sylva. Ma c'è molto da fare, e dovremo cominciare ora.
Prima di quell'estate, la mia unica preoccupazione era stata il mio fuoco gemello ritrovato, per la terza volta, con la peculiare bizzarria che era venuto lui a cercarmi perché ricordava le due vite precedenti in cui ci eravamo incrociati. Dopo, capii che stavo per coinvolgerlo in una battaglia per la salvezza della terra e dell'umanità che aveva appena dichiarato di volersi lasciare alle spalle

sabato 12 agosto 2023

Cruciale

Cruciale [cru-cià-le] agg. Difficile, critico, che richiede una scelta risolutiva; decisivo.

Etimologia: dall'inglese crucial, che a sua volta deriva dal latino crux crucis, "croce", propriamente "che pone di fronte a un bivio, a un crocevia".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di James Wheeler da Pexels


Ogni scelta ha le sue conseguenze. Il giorno ormai lontano in cui Rayen, il primo fra noi, abbandonò la sua terra per viaggiare in compagnia di una donna saggia e gentile, legato a lei dalla promessa di proteggere la sua discendenza, una parte della luce di cui Rayen era il portatore lasciò quella terra per sempre, e il deserto non fu mai più lo stesso. Tutti noi veniamo da qualche parte, e abbiamo compiuto una scelta cruciale: proteggere un luogo, o proteggere una famiglia. Una famiglia speciale, che a differenza di molti sa che esistiamo, ha il potere di entrare in contatto con noi, e comunicare, per quanto sia possibile farlo con le parole. Non conoscerci, non del tutto. Ma quello che sono in grado di offrirci è più di quanto sia possibile per un comune essere umano.
Loro sono la nostra porta su un altro mondo.
L'aiuto che offrivamo gli uni agli altri era equo e reciproco: noi dispensavamo saggezza, compagnia e aiuto, e loro, le discendenti della prima donna che aveva stretto il patto con Rayen, ci davano in cambio una forma per poter agire nel mondo, e la loro luce a nutrire la nostra.
Non è mai stata la mia intenzione cambiare le regole del patto. Ho solo fatto una scelta.
A differenza di tutti gli altri, la bambina era una porta aperta. Priva di chiave. Molti avrebbero potuto approfittarne, rubare la sua luce fino a consumarla. A meno che uno di noi non si facesse avanti per proteggerla.
In quel giorno cruciale, l'unico in cui le abbia mai fatto del male, sfidai le consuetudini che paralizzavano i miei simili, e la rabbia di una madre, per fare di Mayaselena la mia segnata. E mi impegnai, da quel giorno in avanti, a vigilare a guardia di quella porta aperta.

giovedì 10 agosto 2023

Audioracconto - La rivincita del marinaio


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero


Prima di partire, Ulisse ne ha combinata una delle sue a Circe...

La rivincita del marinaio
(racconto breve adatto ai bambini e perché no, anche agli adulti!)


Trovi gli altri racconti sul canale YouTube: https://www.youtube.com/@lavocedellapiuma

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Tratto dal blog: La Piuma Tramante (http://lapiumatramante.blogspot.com/).
Il testo del racconto è leggibile qui: http://lapiumatramante.blogspot.com/2017/09/la-rivincita-del-marinaio.html

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Testo, lettura ed editing video di: La Piuma Tramante (Elisa Zaccaria).

Musica: Investigations di Kevin MacLeod (http://incompetech.com/)
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=I4Q5ME8guj4).

Immagini di: Rahul Pandit (https://www.pexels.com/photo/scenic-view-of-sky-during-sunset-2086748/; Dmitry Sidorov (https://www.pexels.com/photo/close-up-photograph-of-a-pig-7013008/), Luna Lovegood (https://www.pexels.com/photo/close-up-photo-of-sliced-cheese-on-brown-wooden-chopping-board-4087610/), Aleksei Andreev (https://www.pexels.com/photo/monochrome-photo-of-woman-playing-harp-8659662/) da Pexels, distribuite ad uso gratuito (https://www.pexels.com/it-IT/license/).


Effetti sonori da FreeSound (https://freesound.org/) sotto licenza Creative Commons 0 (https://creativecommons.org/publicdomain/zero/1.0/).

lunedì 7 agosto 2023

Luce di luna


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Julia Fuchs da Pexels


C'è una parola svedese che avevo imparato, assieme ad altre provenienti dalle più svariate lingue, a bordo della nave generazionale in cui ero nata. La parola era mångata, e definiva il riflesso della luce lunare su uno specchio d'acqua come una "strada di luna". Era una parola inutile, perché nessuno di noi aveva mai visto una luna, se non dagli schermi ad alta risoluzione della sezione osservatorio del ponte F, e comunque mai da abbastanza vicino, e dal lato giusto, per scorgerne il riflesso sull'acqua, se i pianeti attorno ai quali quelle lune orbitavano ne avessero avuta di acqua. Eppure coloro che la conoscevano avevano custodito quella parola come un tesoro, ed erano stati molto scrupolosi nel tramandarla, senza mutarne il senso o la pronuncia, alle nuove generazioni. I miei nonni non sapevano nemmeno più che tipo di paese fosse stato la Svezia, o come avevano vissuto i loro antenati in quella parte dell'antica Terra, eppure si erano assicurati che io conoscessi la parola mångata.
Forse immaginavano che, prima o poi, qualcuno di noi avrebbe di nuovo potuto usarla.
Questo pensavo, mentre cercavo di rilassarmi, la pelle nuda solleticata dalle bolle della vasca idromassaggio al limitare di spiaggia ghiaiosa di un mondo alieno. Mi riusciva difficile abbassare la guardia, nonostante la barriera che circondava il nostro avamposto e le sentinelle appostate su ogni torretta. Ci eravamo portati solo l'indispensabile sulle due navette di questa prima spedizione, materiale scientifico, pannelli e attrezzi da costruzione, armi e proiettori della barriera, kit di pronto soccorso, cibo e ovviamente una scorta di semi dalla serra idroponica per cominciare la coltivazione di un orto come stabilito nella riunione della squadra di colonizzazione. Solo l'indispensabile, a parte quel piccolo lusso, che i miei uomini erano riusciti a trafugare dalle scorte di ricambi della nave a mia insaputa. Avrei inflitto ai colpevoli una punizione esemplare, se non fossi stata estremamente grata di quel pensiero.
Li avevo comunque puniti, perché non potevo lasciar correre quell'insubordinazione, soprattutto considerando che il peso in più avrebbe potuto compromettere l'atterraggio; ma si era trattato solo di una strigliata in pubblico, dell'assegnazione al turno di guardia notturno, e di vedersi negato il beneficio di sfruttare a loro volta quel piccolo lusso sulla spiaggia.
Sospirai, scrutando le onde dell'oceano vicino, troppo vicino, e troppo vasto. Non avevo mai vissuto all'aperto, prima di allora.
– Sei pensierosa, questa sera, comandante – mormorò una voce maschile, e un braccio mi circondò mentre l'altro mi porgeva un calice colmo di un vino frizzante, contrabbandato assieme alla vasca.
Era il nostro primo anniversario, per questo la mia squadra mi aveva fatto quel regalo.
Mi piegai all'indietro mentre bevevo, la schiena adagiata al suo petto nell'acqua tiepida. Rowan apparteneva alla divisione scientifica, perciò non era obbligato a rivolgersi a me con il mio grado, ma io trovavo molto sexy quando lo faceva.
– Mmmh, non sono abituata al silenzio – mormorai, mentre lui si chinava a baciarmi dietro l'orecchio. Quello era il secondo motivo per cui ero grata di quel dono imprevisto, con cui io e Rowan stavamo festeggiando come si deve il nostro primo anniversario. Il pianeta non poteva essere definito silenzioso, perché anche dal nostro avamposto sorvegliato e riparato si udiva il fragore delle onde sulla spiaggia di sassi, e il vento che agitava il fogliame di alberi alieni fuori dalla barriera, e i richiami selvaggi delle creature che abitavano nella foresta. Ma tutto quel rumore non contava, perché non era il rumore giusto. Non riuscivo ad abituarmi all'assenza del ronzio di fondo che aveva accompagnato ogni giorno della mia vita a bordo della nave generazionale, le lievi fusa del motore che vibravano in ogni pannello e sotto ogni mio passo. Non mi ero resa conto che quel rumore esisteva finché non ne ero stata privata.
E così avevo avuto la sensazione, per i primi giorni mentre allestivamo la colonia, di avere le orecchie tappate dal silenzio. Gli scienziati che ci avevano preparato alle difficoltà che comportava l'adattamento alla superficie del pianeta ci avevano parlato di gravità, di composizione dell'atmosfera, di umidità e di possibili patogeni, oltre alla vita animale autoctona che poteva rivelarsi ostile. Non ci avevano detto che avremmo dovuto adattarci a guardare oltre, in spazi più ampi, e soprattutto al silenzio.
Il ribollire dell'acqua nella vasca, anche se era un rumore bianco di tipo diverso, attenuava almeno in parte la sgradevole sensazione.
– Già, e l'odore – biascicò Rowan, accarezzandomi la pelle sotto il pelo dell'acqua. – Quest'aria ha un odore strano. È respirabile, ma a volte preferirei portare una maschera filtrante per non doverne sentire l'odore.
– Non adesso, spero – scherzai, perché Rowan si era curvato ad annusarmi la pelle madida della spalla e i capelli bagnati.
Lui rise e mi afferrò per la vita, ma io opposi resistenza per non girarmi, non ancora.
Volevo guardare ancora un po' l'unico dettaglio di quel mondo alieno che immaginavo avrebbe sconvolto i miei antenati, quelli che migliaia di anni fa erano partiti dall'antica Terra a bordo della nave generazionale, e che invece non impensieriva affatto me. A quello, se non altro, era stato semplice abituarmi. Tanto, non avevo mai avuto una luna a rischiarare le mie notti con una strada di luce nell'acqua.
Sulle onde, lievemente scintillanti, le mångator che si riflettevano dal cielo erano due. Due lune, una più grande e candida, una più piccola e azzurrina, nell'oscurità lucente di stelle.
Appoggiai il calice vuoto sul bordo della vasca idromassaggio, poi con riluttanza diedi le spalle a quello spettacolo e accolsi tra le braccia mio marito, e lo baciai in quella notte che assomigliava così tanto, seppure in ritardo di un anno, ai vecchi racconti dei viaggi di nozze, lussi perduti nello spazio ristretto di una nave generazionale, ma che forse avremmo potuto ripristinare, per le generazioni a venire, nella nostra strana nuova casa rischiarata da due lune.

sabato 5 agosto 2023

Demordere

Demordere [de-mòr-de-re] v.intr. (aus. avere; irr.: coniug. come mordere) [sogg-v] Cedere, arrendersi, usato specialmente in forma negativa; desistere.

Etimologia: composto dal prefisso de con funzione negativa e da mordere, sul modello del francese démordre.



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Keira Burton da Pexels


Non avevo intenzione di arrendermi. Andrew poteva non credermi, ma io sapevo con certezza assoluta che quello che gli avevo detto era vero. I miei genitori non erano i miei genitori. Io venivo da qualche altra parte, un altro pianeta, o un'altra dimensione.
– Pensavo volessi aiutarmi – gli dissi, arrabbiata, quando lui cercò per l'ennesima volta di convincermi mi stavo inventando le cose che come una bambina qualunque. Io non ero una bambina qualunque. – Ma non importa, anche senza il tuo aiuto, io non demordo.
Feci per andarmene, ma Andrew mi afferrò per una spalla. Sospirò e piegò un ginocchio a terra per guardarmi negli occhi dalla stessa altezza.
– Non ti sto chiedendo di demordere. È solo che... Kathy, quello che affermi è enorme. Non so se tu te ne rendi conto, ma se fosse vero... se fosse vero cambierebbe tutto. Tutto quello che sappiamo.
Restituii il suo sguardo senza battere le palpebre. Nello zaino sentivo il familiare peso della sfera viola. – È questo il punto – gli risposi. – È già cambiato tutto. Hai già visto accadere cose impossibili, eppure le neghi.
Non capivo perché Andrew non tenesse conto di ciò che avevamo vissuto. Gli altri potevano aver dimenticato, ma lui no, perché eravamo assieme quando aveva richiuso lo strappo nella realtà che avevo accidentalmente aperto. Gli avevo spiegato io come farlo, senza pronunciare una sola parola. Non era quello un indizio sufficiente del fatto che io non potevo essere umana?
Aprii la cerniera dello zaino e infilai dentro una mano a sfiorare la sfera. Subito Andrew sollevò di scatto la mano dalla mia spalla come se fosse stato scottato, barcollò e sul suo volto la sicurezza da adulto responsabile e da poliziotto lasciò il posto allo smarrimento di un bambino.
Lo sentiva. Lo sentiva ancora.
E mentre, grazie alla sfera, la mia mente correva più rapida raccogliendo informazioni ed elaborandole più in fretta di un computer, finalmente capii.
– Tu hai paura.
Andrew mi rivolse un mezzo sorriso. – Perché, tu no?

giovedì 3 agosto 2023

Audioracconto - Il bosco degli amanti sfortunati

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Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero


Nessuno va mai nel bosco di notte. E forse c'è un buon motivo.

Il bosco degli amanti sfortunati
(racconto breve di genere rosa - prima parte - e horror - seconda parte)

Trovi gli altri racconti sul canale YouTube: https://www.youtube.com/@lavocedellapiuma

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Tratto dal blog: La Piuma Tramante (http://lapiumatramante.blogspot.com/).
Il testo del racconto è leggibile qui: http://lapiumatramante.blogspot.com/2018/11/il-bosco-degli-amanti-sfortunati.html

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Testo, lettura ed editing video di: La Piuma Tramante (Elisa Zaccaria).

Musiche: Cold Morning di Audionautix (http://audionautix.com)
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=Pb-O3YcT7JQ);
Cornered di Myuu (https://soundcloud.com/myuu)
dal canale Audio Library (https://www.youtube.com/watch?v=0qjbLZg36uM);

Immagini di: Katerina Holmes (https://www.pexels.com/photo/romantic-couple-hugging-in-park-at-night-5911005), Damir Mijailovic (https://www.pexels.com/photo/white-moon-in-gray-sky-with-trees-5409941/) da Pexels, distribuite ad uso gratuito (https://www.pexels.com/it-IT/license/).
JordanStimpson da Pixabay (https://pixabay.com/it/photos/buio-lunatico-allarmante-sinistro-1936954/), distribuita ad uso gratuito (https://pixabay.com/it/service/license-summary/).

Effetti sonori: 030822_Leaves Rustling in Wind (https://pixabay.com/it/sound-effects/030822-leaves-rustling-in-wind-79518/), Deep Monster Growl (https://pixabay.com/it/sound-effects/deep-monster-growl-86780/), Angry Beast (https://pixabay.com/it/sound-effects/angry-beast-6172/), horror scream (https://pixabay.com/it/sound-effects/horror-scream-105029/) da Pixabay distribuiti ad uso gratuito (https://pixabay.com/it/service/license-summary/);
Woman Crying di aarrnnoo (https://freesound.org/people/aarrnnoo/sounds/516194/), heart beat increasing 116642 di klankbeeld (https://freesound.org/people/klankbeeld/sounds/181805/) da freesound, sotto licenza Creative Commons: By Attribution 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/).