sabato 19 agosto 2023

Dialettica

Dialettica [dia-lèt-ti-ca] s.f. (non com.pl. -che) 1. Capacità di svolgere un ragionamento con logica ineccepibile, ricchezza di argomentazioni, e forza persuasiva. 2. Confronto proficuo (e anche scontro inevitabile) tra posizioni diverse.

Etimologia: dal latino dialectica, a sua volta derivato dal greco dialektiké (sottinteso téchne, "arte"), femminile di dialektikos, "pertinente al parlare", da dialektos, "dialogo, colloquio".



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Avrei dovuto capirlo la prima volta in cui lo vidi. La sua dialettica ingannevole non avrebbe portato altro che una marea di guai.
Quando lo scorsi camminare a piedi nudi sulla spiaggia di una delle mie isole, invece, non immaginai che potesse essere pericoloso. Io non avevo mai pronunciato la parola "pericolo", dunque non poteva esistere, nel mio mondo, qualcosa in grado di minacciare me o le creature a cui avevo dato vita con la mia voce.
Eppure, c'era qualcosa di sbagliato in lui, di questo fui certa fin dall'inizio. Qualcosa di impossibile.
Io non avevo mai pronunciato il suo nome, e la mia voce era l'unico modo in cui qualcosa o qualcuno poteva esistere nel mio mondo.
Decisa a interrogarlo per svelare l'enigma, emersi dalle onde in cui nuotavo e mi mostrai a lui.
– Eccoti qui – disse lui, volgendo nella mia direzione occhi chiari, splendenti di riflessi di cielo su una lastra di vetro. – Mi chiedevo quando ti saresti decisa a uscire dal tuo nascondiglio.
Le sue parole dapprima mi indussero al sorriso. Perché mai avrei dovuto nascondermi?
Sventai senza saperlo la sua prima trappola e non gli posi la domanda che conteneva una delle parole che non avevo mai pronunciato, non una delle più pericolose, ma tuttavia proibita. Piuttosto, gli domandai invece: – Chi sei, e come fai a essere qui, se io non ho pronunciato il tuo nome?
– Puoi pronunciarlo ora – disse lui, camminando lento verso il bagnasciuga. – Puoi chiamarmi Shinji. Quanto al come ho infranto le tue regole, quello è il mio dono. Amo pensare a me stesso come a un mago, e ho visitato molti mondi, e credimi quando ti dico che il tuo non è nemmeno il più grande, o il più complesso.
Rabbrividii nel sentire un'altra delle parole proibite uscire dalle sue labbra, "infrangere". Avrei dovuto capire allora che Shinji non era un semplice visitatore, bensì un distruttore, e che la sua arma era la dialettica di cui lui disponeva senza limiti, mentre il mio eloquio era ostacolato dal mio stesso potere.

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