giovedì 31 dicembre 2020

48 - Yawn - Sbadiglio

#inktober #inktober52



Le storie della buonanotte


Mio padre è bravo a raccontare favole della buonanotte. Così bravo, che sul più bello comincia a sbadigliare e si addormenta da solo. E io non ho mai sentito come vanno a finire.

lunedì 28 dicembre 2020

47 - Stairs - Scale

#inktober #inktober52



Dove vado?


Dicono che la vita è fatta a scale, e c'è chi scende e c'è chi sale. E poi ci sono io, perso in un labirinto di gradini, che non so più da che parte è l'alto e dov'è il basso.

sabato 26 dicembre 2020

Bitorzolo

Bitorzolo [bi-tór-zo-lo] s.m. Piccolo rigonfiamento della pelle, della buccia o della corteccia degli alberi.

Etimologia: etimologia incerta, forse deriva dal latino bis, "due volte", usato come particella intensiva o peggiorativa, e tortùs, participio passato di tòrquere, "torcere, piegare".


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La creatura era rossa, alta due metri, e tutta un bitorzolo. Aveva due braccia e due gambe e qualcosa che poteva essere definita una testa, sebbene non vi fosse traccia di occhi, o naso, o bocca; ma per il resto sembrava più un enorme ramo di corallo che un essere umano.
– Indietro, indietro! – urlarono le guardie, non so se alla creatura che avanzava lenta, strascicando le grosse gambe, o se alla folla che, al riparo di lance e scudi delle guardie cittadine, vociava e non smetteva di fissare inorridita il mostro coralloso.
– Ora è meglio se ce ne andiamo – bofonchiai rivolto ad Alcyone. La presi sottobraccio e cercai di tirarmela appresso, ma lei non sembrava intenzionata ad assecondarmi.
– No, aspetta, guarda! Non è bellissima? – mi chiese. Aggrottai la fronte. Fissai la creatura, poi la ragazza che l'ammirava estasiata. E capii che stavamo per finire nei guai fino al collo, perché se ad Alcyone piaceva qualcosa, era certo che quella cosa avrebbe finito col volerci mangiare, ammazzare, o catturare per chissà quale nefando motivo. E, di sicuro, c'entrava la magia.
– Quella cosa? Bellissima? – sbottai, indicando la creatura che torreggiava sulle guardie, con le braccia bitorzolute protese in avanti. Una delle guardie la infilzò con una lancia, e dalle profondità della creatura si levò un muggito lamentoso.
– Sì, è carino... – replicò Alcyone, prima di accorgersi che qualcuno aveva aggredito la cosa che, probabilmente, lei aveva preso per un animale domestico. "No, non possiamo tenercelo" stavo già per replicare, quando lei scattò in avanti tra la folla. – No, smettetela, non fategli del male, basta!
Lì per lì mi battei una mano sulla fronte e mi preparai mentalmente a qualunque disgrazia stava per caderci addosso, ma alla fine, posso dire che per una volta fu un bene che Alcyone si sia intromessa. Altrimenti nessuno avrebbe scoperto che il mostro era in realtà Franz il pasticcere, a cui era scoppiata addosso l'ultima creazione al sapore di ciliegia.

giovedì 24 dicembre 2020

46 - Hurt - Ferita

#inktober #inktober52



Parole cattive


La cicatrice sulla guancia non faceva male. Era vecchia e a volte le dava fastidio, ma non faceva male. Le parole taglienti delle compagne, i loro bisbigli alle spalle, invece, bruciavano più di una ferita aperta.

lunedì 21 dicembre 2020

45 - Satellite

#inktober #inktober52



Attrazione


Da bambina credevo che i satelliti girassero attorno a un pianeta perché ne erano innamorati. Poi ho scoperto che a legarli era una forza più antica e universale dell'amore, e me ne sono invaghita io.

sabato 19 dicembre 2020

Iperboreo

Iperboreo [i-per-bò-re-o] agg., s. lett. 1. agg. Dell'estremo nord, settentrionale. 2. s. (iniziale maiuscola, pl.) Popolo favoloso che, secondo gli antichi Greci, viveva nelle regioni più settentrionali del mondo abitato.

Etimologia: dal greco hyperbóreos, composto da hypér, "oltre, al di là", e boréas, "vento di borea" e quindi "settentrione".

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– Non ho mai festeggiato il Natale come gli altri.
Seduta sul pavimento di tappeti, nella camera comune, Mayaselena parla con l'unico estraneo che sia stato ammesso lì dentro. Il ragazzo potrebbe avere un'aria comune, fuori di qui, ma nella casa della famiglia è lui quello strano.
– So di Babbo Natale e dell'albero e del presepe perché ne ho sentito parlare a scuola, e perché li ho visti in città. In più di una città – ammette Mayaselena, accennando alla natura girovaga della sua famiglia. Il ragazzo fa per aprire bocca, ma lei lo precede e allora lui sta zitto, in ascolto.
– Da noi, in inverno, quando si avvicina il solstizio si raccontano altre storie. Anche in estate a dire il vero, quando si avvicina l'altro solstizio, ma... quando fa buio, fa più paura.
Mayaselena sospira e si gratta la cicatrice che le sfregiava la guancia sinistra. – Nonna Tamesi ci parla del mondo iperboreo, a nord del nord del mondo, dove viveva la gente azzurra in un'eterna primavera. Loro avevano tutto: la luce, il calore, l'abbondanza, la bellezza, la pace. Ma non gli bastava. Volevano il sole tutto per loro.
Mayaselena bisbiglia in tono cupo, poi s'interrompe e sbircia le bambine che si sono avvicinate ad ascoltare. Il ragazzo rivolge loro un sorriso, che le giovani ricambiano con un'occhiata diffidente.
– E allora? – chiede il ragazzo.
– Allora... – Mayaselena agita le mani e finge di ghermire qualcosa. – Gli Iperborei rubarono la luce al resto del mondo, precipitandolo nell'oscurità, e rinchiusero tutta la luce nel loro mondo. Ma la luce prigioniera divenne viva, e si ribellò ai suoi padroni, li combatté e li sconfisse, guadagnandosi il diritto di tornare a illuminare il mondo.
Le bambine sospirano e si mettono a chiacchierare tra di loro a bassa voce. Ma il ragazzo non è soddisfatto. – Quella luce... sono le Potenze, vero? Una volta mi hai spiegato che sono come luci.
Mayaselena annuisce. – Nonna Tamesi non ce lo ha mai detto, ma... io ci credo. Io credo che sia proprio così.

giovedì 17 dicembre 2020

Inktober 2020 17 & 18 - Tempesta e Trappola

#inktober #inktober2020



17 - Storm - Tempesta
18 - Trap - Trappola


Di "Tempesta" ho scritto più di una volta in questo blog, ma forse il racconto in cui la tempesta è descritta in maniera più dettagliata è La più segreta tra le società segrete (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/05/la-piu-segreta-tra-le-societa-segrete.html):

Ebbi la mia risposta in una notte di tempesta in cui mi ero attardato più del solito a cercare di decifrare i suoi appunti alla luce delle candele, sprofondato nel vortice dei suoi deliri massonici e complottisti. Un lampo, e nel rettangolo di luce sul pavimento si allungò un'ombra. Alzai gli occhi e lo vidi, pallido e grinzoso, contro lo sfondo scuro delle nubi temporalesche.

Di "Trappole" metaforiche ne avevo parecchie, ma come disegnarle? E pensare che di classiche tagliole ce n'è una nel romanzo, ma qui niente... quindi ho optato per una trappola nominata ma mai descritta nel brano ispirato alla parola Cuora (https://lapiumatramante.blogspot.com/2019/04/cuora.html):

Kokroshyd si fermò e indicò al cacciatore più anziano un gruppo di alberispina alla sua destra. Il suo compagno scorse la trappola e digrignò i denti in risposta. Non era ancora il momento di distruggerla: se la preda non si fosse mostrata di fronte al loro numero esiguo e alla loro goffaggine, forse si sarebbe reso necessario fingere di essere caduti nell'inganno.

lunedì 14 dicembre 2020

Inktober 2020 15 & 16 - Avamposto e Razzo

#inktober #inktober2020



15 - Outpost - Avamposto
16 - Rocket - Razzo


Di avamposti non ne avevo, perciò, sapendo di doverne disegnare uno, ho fatto in modo di inserire "Avamposto" in un brano recente ispirato alla parola Sinergia (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/11/sinergia.html):

Lì, sulla frontiera che confinava con i sentieri dei giganti, avevamo costruito un avamposto tra i rami, una casupola camuffata da nido di uccello, in caso a qualche gigante fosse venuto in mente di arrivare fin sotto al nostro albero e guardare in su.

Stessa cosa per "Razzo", in questo caso ho approfittato dell'ultimo sabato e della parola Firmamento (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/12/firmamento.html) per nominare un razzo... giocattolo:

– Avrei dovuto immaginare che sarebbe andata così, no? Fin da quand'ero piccola... non che il mio primo giocattolo sia stato un razzo di plastica. – Silvia ridacchiò, oltrepassando la soglia della sua camera. – Perché è stato il secondo. O così mi hanno detto, io nemmeno lo ricordo.

sabato 12 dicembre 2020

Firmamento

Firmamento [fir-ma-mén-to] s.m. 1. Volta celeste, cielo. 2. fig. Ambiente, specialmente artistico e culturale, considerato nei suoi esponenti più alti.

Etimologia
: dal tardo latino firmamentum, "sostegno (del cielo)" derivato da firmare, "rendere fermo, stabile".

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– Avrei dovuto immaginare che sarebbe andata così, no? Fin da quand'ero piccola... non che il mio primo giocattolo sia stato un razzo di plastica. – Silvia ridacchiò, oltrepassando la soglia della sua camera. – Perché è stato il secondo. O così mi hanno detto, io nemmeno lo ricordo.
Silvia si voltò. Dietro di lei entrava la ragazza dai capelli rossi, con gli occhi colmi di un'eterna, divertita meraviglia, che Silvia aveva conosciuto davvero soltanto quell'estate. Invitare Laura in camera sua aveva tutto un altro significato, adesso, e Silvia non si vergognava più dei suoi poster e dei suoi modellini di astronave, non da quando sapeva.
– E tua nonna – aggiunse Laura, avvicinandosi con il suo fare aggraziato, leggero, alla porta-finestra.
Silvia annui e affiancò il telescopio. Doveva ancora abituarsi al fatto che sua nonna fosse considerata una specie di vip, un astro del firmamento in quella società sotterranea formata dai pochi che erano al corrente del segreto meglio custodito dell'intero pianeta.
– Già, lei – mormorò Silvia, in tono un po' scocciato. Era ancora risentita dal fatto che non le avesse detto nulla, durante il suo soggiorno presso di lei quella primavera, tanto più quando aveva conosciuto William. Il resto dell'anno sarebbe stato assai diverso se sua nonna avesse parlato quel giorno, pensò Silvia; poi alzò gli occhi al cielo serale e scrollò le spalle. Inutile rimpiangere le occasioni perse in passato, non quando l'intero firmamento con la sua promessa di avventure e le sue luci non più tanto lontane si rivelava di fronte ai suoi occhi curiosi.
Per il resto della serata, Silvia giocò con Laura a puntare una stella e a chiederle che cosa mai ci fosse da quelle parti.

giovedì 10 dicembre 2020

Inktober 2020 13 & 14 - Duna e Armatura

#inktober #inktober2020



13 - Dune - Duna
14 - Armor - Armatura


Con "Duna" è facile, avendo una storia ambientata interamente in un deserto! Tra i vari brani che riguardano le disavventure di Jashira e Holy, ho scelto l'incipit di quello ispirato dalla parola Zenit (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/08/zenit.html):

Il sole era quasi allo zenit sul deserto. Non c'era una strada davanti a noi, nessuna oasi, né ombra, né un segno della nostra meta. Arrancavamo sudando sull'ennesima duna, del tutto identica alle cento altre che l'avevano preceduta.

Quanto ad "Armatura", avrei potuto sceglierne una qualsiasi, ma no, dato che devo sempre complicarmi la vita ho preferito l'armatura molto particolare di Julian in Diafano (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/09/diafano.html):

Accennai all'esoscheletro di demone che le faceva da armatura. Non osavo pensare a come lo avesse svuotato di quello che c'era dentro.

lunedì 7 dicembre 2020

Inktober 2020 11 & 12 - Disgustoso e Scivoloso

#inktober #inktober2020



11 - Disgusting - Disgustoso
12 - Slippery - Scivoloso


Pausa dai miniracconti per continuare con le parole dello scorso Inktober. Due aggettivi stavolta, il primo, "disgustoso", ben si adatta al liquido mutageno descritto nel brano ispirato dalla parola Mucido (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/04/mucido.html):

– E il muco verde! – mi esortò la bambina, togliendo le mani dagli occhi.
Storsi la bocca. – E il liquido verde nella brocca d'argento, sì, quello che ti fa cambiare. Anche quello sapeva di mucido, era disgustoso. Tu non te lo ricordi perché eri troppo piccola.

Per "scivoloso" invece avevo due possibilità, la neve o l'acqua. Ho scelto quest'ultima nel bagno che fa da ambientazione al racconto molto inquietante intitolato Il rumore della pioggia (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/10/il-rumore-della-pioggia.html):

La vasca è piena d'acqua che trabocca rosea sul pavimento, rendendolo umido e scivoloso. Un braccio femminile è adagiato fuori dal bordo, ma riesco a vedere solo dal gomito al polso. Non c'è la mano.

sabato 5 dicembre 2020

Amorfo

Amorfo [a-mòr-fo] agg. 1. Che non ha forma definita, informe. 2. fig. Con valore spregiativo, privo di personalità, di carattere; inconsistente, insulso. 3. fis., chim. Di corpo solido che non ha struttura cristallina.

Etimologia
: dal greco ámorphos, "informe" composto da morphḗ, "forma", e dal prefisso privativo a-.


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La parodia amorfa di un corridoio era comunque meglio dell'oscurità misteriosa in cui poteva nascondersi qualunque creatura ostile o anomalia dimensionale, pensò Vera, sollevando un pezzo di metallo contorto e arrugginito. Lo spostò di lato e si guardò indietro: non aveva percorso che qualche metro in mezzo a quei detriti, ma almeno lì la luce c'era. E luce equivaleva ad elettricità, il che era una buona cosa, nel caso avesse avuto bisogno di difendersi. Aveva ancora, all'incirca, metà della carica assorbita dall'ultimo cavo scoperto: Vera la sentiva danzare tra le braccia e le dita, pronta a scattare con un singolo pensiero per colpire chiunque osasse minacciarla. E che fosse stato alieno o umano, a lei non importava.
Vera scavalcò un ammasso informe che un tempo era stato parte di chissà quale apparecchiatura scientifica, e si lasciò scivolare dall'altra parte. "Troppo lento", pensò, "e troppo faticoso." A quel ritmo ci avrebbe messo un'eternità a raggiungere l'uscita, e se lei aveva tempo, potevano non averlo tutti coloro che erano rimasti intrappolati nel laboratorio al piano inferiore. Vera avrebbe voluto pensare al dottor Eastfield, l'unica persona al mondo che ancora contasse qualcosa per lei da quando Marta e Luisa, le sue migliori amiche, erano morte in quello stesso laboratorio; eppure si sorprese a pensare a un altro scienziato, un omuncolo amorfo di nome John Moss, e a come l'aveva guardata, quasi con odio, quando la paratia si era abbassata tra di loro.
Era l'ultimo essere umano che Vera avesse visto vivo in quel caos, e anche per lui, anche se lo trovava insopportabile e probabilmente il sentimento era ricambiato, Vera doveva sbrigarsi a trovare aiuto.

giovedì 3 dicembre 2020

44 - Shoes - Scarpe

#inktober #inktober52


L'investigascarpe


Conoscevo un uomo una volta che era in grado di leggere le scarpe. Gli bastava osservare le calzature di una persona per sapere tutto di lei: la sua provenienza, la sua professione, persino il suo gusto di gelato preferito.

lunedì 30 novembre 2020

43 - Chef - Cuoco

#inktober #inktober52



Sapori alieni


Non conosci davvero i piaceri della tavola finché non hai assaggiato la cucina arturiana. Solo dopo un cucchiaio della famosa Zuppa di tentacoli alla Mod capirai quanto sono buone le Razioni Spaziali Standard in scatola.

sabato 28 novembre 2020

Sinergia

Sinergia [si-ner-gì-a] s.f. Cooperazione tra più elementi per il raggiungimento di un risultato comune. fisiol. Azione simultanea di più muscoli che concorrono a una stessa funzione; in farmacologia, sinergismo.

Etimologia:  il termine proviene dal greco synergía o synérgeia, derivato da synérgō, "coopero", il quale è composto da érgō, "opero, agisco", e dal prefisso syn-, "con, insieme".

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Ero molto lontano dai villaggi, perciò, se qualcosa fosse andato storto, potevo contare solo sui pochi volontari che come me avevano scelto di vivere tra i pericoli delle terre esterne. Lì, sulla frontiera che confinava con i sentieri dei giganti, avevamo costruito un avamposto tra i rami, una casupola camuffata da nido di uccello, in caso a qualche gigante fosse venuto in mente di arrivare fin sotto al nostro albero e guardare in su.
Le giornate erano scandite dai turni di guardia, con una vedetta sui rami più alti, per controllare le attività dei giganti in lontananza, e una in basso, per avvisarci in caso qualcuno di loro avesse lasciato il sentiero e si fosse diretto all'interno, verso i villaggi. Era un lavoro da svolgere in perfetta sinergia, perché al fischio di questa seconda vedetta, che per noi significava guai in vista, il messaggio doveva subito essere trasmesso ai cavalcapasseri, in modo che partissero al più presto possibile per allertare i villaggi vicini; e, allo stesso tempo, il fischio metteva all'opera gli scaglialibellule, che inviavano ogni sorta di insetti, di cui i giganti avevano paura, a rallentare o deviare il loro cammino. I giganti erano molto veloci, pur essendo così lenti rispetto a noi, e ogni istante di ritardo poteva essere fatale. Non volevamo certo ripetere il disastro del Funesto Anno della Caduta, in cui uno dei giganti era riuscito a raggiungere un villaggio e ci era disgraziatamente finito sopra! Ma quella era storia passata, e una nuova rete di avamposti era stata costruita per scongiurare il ripetersi di una tale evenienza Se tutti avessimo svolto il nostro compito in sinergia come le membra di uno stesso corpo, quell'incidente non si sarebbe ripetuto.
Io e i miei compagni potevamo sembrare degli esiliati, dei reietti, e invece secondo me eravamo i più fortunati tra gli gnomi, perché potevamo osservare così da vicino i giganti che per molti di noi erano poco più che una leggenda, e allo stesso tempo proteggere nostri cari.

giovedì 26 novembre 2020

42 - Outpost - Avamposto

#inktober #inktober52



Là dove nessun uomo...


Ci siamo spinti molto lontano tra le stelle, e io più di tutti. Mi piace questo lavoro, ma ci si può sentire soli in questo avamposto sperduto, il faro alla fine dell'universo.

lunedì 23 novembre 2020

41 - Teeth - Denti

#inktober #inktober52


Incidenti di laboratorio


Scienziato pazzo? No, è stato un errore. Per sbaglio ho usato la formula ingrandente al posto della supercolla sulla dentiera del nonno, ma il vero problema è sorto quando invece di rimpicciolirla, l'ho animata.

sabato 21 novembre 2020

Adusto

Adusto [a-dù-sto] agg. lett. 1. Riarso, inaridito, secco. 2. Bruciato dal sole, abbronzato.

Etimologia
: dal latino adustus, participio passato del verbo adurere, "bruciare".

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Volavamo di notte, e alla luce delle stelle cavalcavamo il vento sopra lande aduste, terre abbandonate da ogni forma di vita e di speranza. I nostri anziani ci parlavano di un tempo in cui i nostri antenati non volavano, bensì calcavano alla luce del giorno quelle stesse terre un tempo vive e floride. Per noi bambini nati nel mondo del dopo, quei racconti erano soltanto una favola. Non avevano la stessa concretezza della polvere velenosa sollevata dal vento, né dell'aria che ci accarezzava le ali. Il nostro mondo era soltanto un eterno viaggio, in fuga dalla mortale luce del sole. I palazzi diroccati sui cui tetti atterravamo per far riposare le ali erano sempre stati lì, e non ci era mai passato per la mente che qualcuno, molto tempo prima, potesse averli costruiti.
Ma lo so, lo so che a te il nostro peregrinare non sembra reale, più di quanto non paresse a me il mondo degli uomini senz'ali. Che a te la pelle adusta del mio braccio sinistro non ricorda il giorno che non mi sono affrettato abbastanza per trovare un riparo dalla micidiale luce del sole. Tu che sei nato nel mondo del dopo del dopo, in seguito alla guerra contro gli ultimi uomini che camminano e le loro città sottomarine, non conosci affatto la fatica e la miseria della mia gioventù. Da sotto la cupola che protegge la nostra bella Avyon City, tu puoi guardare la notte e il giorno con gli stessi occhi, e non provarne paura. Non ti spaventa la tempesta, con la sua pioggia radioattiva, perché tanto non ne sentirai mai il morso sulla pelle. La cupola è una comodità che darai sempre per scontata.
E adesso che ti narro tutto questo e nei tuoi occhi vedo la perplessità in risposta alle mie parole, mi chiedo se il nostro vagare senza una meta e senza alcuna certezza di sopravvivere non fosse meglio di quest'epoca stagnante fatta solo di agi e di piacevolezze.

giovedì 19 novembre 2020

40 - Fish - Pescare

#inktober #inktober52


L'esca perfetta


Un giorno gli abitanti del mare capiranno che farsene di tutta la plastica che abbiamo gettato negli oceani, e allora rimpiangeremo quando per attirarci a fondo usavano il canto.

lunedì 16 novembre 2020

Inktober 2020 9 & 10 - Tirare e Speranza

#inktober #inktober2020



9 - Throw - Tirare
10 - Hope - Speranza


La prima parola poteva essere sia un verbo che un sostantivo; io l'ho tradotta come verbo per l'uso che ne ho fatto nel mostrare il carattere della protagonista del brano ispirato dalla parola Princisbecco (http://lapiumatramante.blogspot.com/2017/07/princisbecco.html):

Lo guardo, lui e quel suo brutto sorriso sotto il naso storto. Afferro un sassolino da una crepa e glielo tiro. La pietruzza lo colpisce a una gamba e lui mi sorride ancora di più.

Speranza è uno degli spunti più difficili da rendere graficamente in questo Inktober, fortunatamente ho un personaggio che ripone le sue speranze in una valle misteriosa nel brano Vespertino (http://lapiumatramante.blogspot.com/2020/07/vespertino.html):

La Valle si stendeva ai miei piedi nella brezza vespertina, e con lei la speranza di una nuova vita.

sabato 14 novembre 2020

Crapulone

Crapulone [cra-pu-ló-ne] s.m. (f. -na) non com. Chi ama gozzovigliare.

Etimologia: deriva dal latino crapŭla, che a sua volta proviene dal greco kraipàle, "ubriachezza", forse composto da kara, "testa", e da pallô, "agito, faccio oscillare".

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Era difficile restare seri mentre il governatore s'ingozzava di tartine al formaggio e gamberi fritti e uccelletti allo spiedo. Non invidiavo le guardie che se ne stavano impettite davanti alla porta, men che meno quelle che mi avevano scortato fin lì e che restavano vigili, un passo dietro di me, con le mani sull'elsa delle spade e un cipiglio quanto più dignitoso possibile. No, mi correggo: guardando indietro vidi che quella di destra stava facendo le contorsioni con ogni muscolo del volto pur di non ridere in faccia al grasso crapulone che pagava il suo stipendio.
– Mio caro ragazzo – esordì il governatore, sporcando un tovagliolo con l'unto della sua faccia. Non lo avevo mai sentito rivolgersi a me in tono così bonario, e la cosa mi mise subito in allarme. – Ci stai dando non pochi grattacapi con le tue scorribande.
Il governatore alzò le dita a disegnare delle virgolette, quindi posò il tovagliolo e mi fissò con aria truce. – Devi imparare un po' di autocontrollo, se desideri vivere... in mezzo alla brava gente di questa società civile.
No, non mi era sfuggita la minaccia. L'ultima volta che mi avevano catturato le guardie mi stavano scortando alla forca, e ci sarei finito se non fosse stato per Mavel. Ma quella è un'altra storia.
Il governatore continuò il sermone, ma di tanto in tanto rivolgeva gli occhi a una montagna di frittelle o al vassoio carico di arrosti, le dita scalpitavano e la lingua passava sulle labbra. E alla fine non resistette più, afferrò una fetta di dolce e la ingoiò intera. Mi venne da ridere.
Un sopracciglio si sollevò in quel viso dalle guance gonfie.
"Un crapulone ingordo come voi pretende di insegnare a me l'autocontrollo?" era la frase che avevo in mente, e invece dissi: – Vedo che siete impegnato con il pranzo. Conviene che io passi più tardi, governatore
Feci per voltarmi, ma lui disse: – Mia figlia ha qualcosa da dirti.
A quel punto la vidi, e capii che il governatore aveva preparato per me un altro tipo di cappio al collo.

giovedì 12 novembre 2020

Inktober 2020 7 & 8 - Bizzarro e Denti

#inktober #inktober2020



5 - Fancy - Bizzarro
6 - Teeth - Denti


Prima parola astratta di questo Inktober, tra l'altro dai molteplici significati. Tra i tanti ho scelto di tradurla con "stravagante, bizzarro", ovvero quello che mi ha ricordato subito l'unicorno travestito da cane travestito da unicorno (ha senso in contesto, lo giuro!) del racconto Gli unicorni non esistono (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/04/gli-unicorni-non-esistono.html):

Estate o inverno, non lo avevo mai visto privo di una tutina candida, con tanto di cappuccio da cui spuntava un cornino dorato. Mi era sembrato bizzarro che Merry lo avesse chiamato Nuvola Rosa e che insistesse nel farlo vestire così, dato che non credeva agli unicorni.

Per i denti, mi pareva ovvio che avrei scelto un vampiro o una creatura simile.  Per non essere troppo banale ho optato per una creatura di mia ideazione, la mezza Notturna di Nictofobia (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/01/nictofobia.html):

Nyxi mi lascia il polso, e alla fioca luce della lanterna lontana scopro sulla mia pelle il segno che hanno lasciato le sue dita bianche e fredde, dalle unghie nere. Alzo lo sguardo al suo viso emaciato, dagli occhi vitrei, guance scavate, e un sorriso a denti aguzzi.
Se non la conoscessi, potrei averne paura.

lunedì 9 novembre 2020

Inktober 2020 5 & 6 - Lama e Roditore

#inktober #inktober2020



5 - Blade - Lama
6 - Rodent - Roditore


Nessuna idea per come continuare Inktober 52, e allora mi porto avanti con questi.

Per il primo disegno ho provato a mettere su carta la mia idea per la spada di Dhamantin, il Giunco d'Argento (https://lapiumatramante.blogspot.com/2019/04/personaggio-dhamantin-il-giunco-dargento.html). Nei miei appunti l'ho descritta più in dettaglio, però è già possibile farsene un'idea da questo brano sul blog:

Mentre raccontavo loro di quel duello orribile riaffiorarono tutte, una dopo l'altra, le ferite e le botte che ancora bruciavano nella mia memoria. Le staffilate alla schiena e alla spalla sinistra con il lato piatto della lama. La ferita superficiale che mi aveva intorpidito un avambraccio. Il taglio sulla coscia, e il colpo in testa con i petali argentati e taglienti che ricoprivano l'elsa.

Non credevo di avere roditori nei miei racconti, e invece eccolo lì, un topolino di campagna che rischia i baffi nel trovarsi a due passi da una bambina-drago nel brano ispirato dalla parola Adombrarsi (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/11/adombrarsi.html):

Suré è immobile, sdraiata sulla pancia a braccia conserte per sostenere il mento, e fissa il topo con l'aria di una gattina famelica.

sabato 7 novembre 2020

Abbindolare

Abbindolare [ab-bin-do-là-re] v.tr. (abbìndolo ecc.) [sogg-v-arg] 1. Avvolgere il filo attorno al bindolo per fare il gomitolo. 2. fig. Raggirare, ingannare qualcuno.

Etimologia: verbo derivato da bindolo, altro nome dell'arcolaio, che a sua volta proviene dal tedesco Winden, "girare, torcere".


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– Non riesco a credere che qualcuno si sia lasciato abbindolare da quel ciarlatano – mi lamentai con Alcyone mentre passeggiavamo attorniati da gente che filava per strada. O meglio, che tentava di filare, perché la paglia difficilmente si prestava a un'attività così lontana dalla sua naturale inclinazione. Come tutti gli altri, anche noi avevamo assistito allo spettacolino che il Magnifico Dottor Trem... endamente Senzanome aveva allestito in piazza, ma non avevamo creduto a una sola parola di quell'imbroglione. O forse dovrei dire che io non avevo creduto, perché Alcyone, se non l'avessi fermata, si sarebbe precipitata come tutti gli altri ad acquistare uno degli "Auriferi Girapaglia" che quel truffatore aveva così generosamente messo a disposizione per una cifra spropositata.
– L'unico che è riuscito a trovare il modo di filare l'oro dalla paglia è lui. Ma guarda quanti ne ha venduti! – sbottai, indicando ad Alcyone gli sprovveduti che ancora tentavano invano di abbindolare le pagliuzze, consigliandosi l'un l'altro sul modo migliore di avvolgerle. – Però... – mormorai, considerando la faccenda da un'altra prospettiva. – Devo ammettere che un po' gli invidio la bravura come venditore. Quella almeno è vera, al contrario del trucco con cui ha sostituito la paglia con un gomitolo di filo d'oro. Tu che ne dici, Alcyone? Alcyone?
Mi resi conto solo in quel momento che lei non era più al mio fianco. Avrei dovuto capirlo prima che un tale silenzio da parte sua era innaturale.
Poi una voce mi chiamò per nome da dietro le spalle, ma la voce non era la sua. E la voce, vicinissima, appena un passo indietro rispetto a me, mi apostrofò con queste parole: – Giovanotto, dubiti forse del mio talento? Scommetto la seta di Potior che porti nascosta sotto la camicia, e la sicurezza della tua amica, che entro il tramonto non potrai più spargere simili illazioni sulla mia augusta persona; anzi, canterai le mie lodi di tua spontanea volontà.

giovedì 5 novembre 2020

Inktober 2020 3 & 4 - Ingombrante e Radio

#inktober #inktober2020



3 - Bulky - Ingombrante
4 - Radio


Ho visto che sono state aggiunte altre parole per Inktober 52, e finalmente il mistero è risolto: hanno scelto alcune parole dell'Inktober ufficiale per riempire le settimane corrispondenti (potevano dirlo prima, no?). In conclusione, dovrò disegnare un altro pesce appena riprenderò con i mini racconti che alternerò a questi, a seconda di tempo e ispirazione.

Il primo ovviamente non poteva che rappresentare la disavventura di una sedia nel racconto, il cui titolo già dice tutto, Un uomo di un certo peso (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/10/un-uomo-di-un-certo-peso.html):

Che fa quell’armadio ambulante? Mi sta fissando. È già da un po’ che mi fissa. E poi si muove. Non credevo che riuscisse a muoversi, ma lo fa. E allora mi prende il panico. Non verrà mica da me, quello? Strillo alle mie compari.

Per il secondo, la radio che ascolto è l'autoradio, e l'ascolto così tanto da citarla in uno dei miei rari brani autobiografici, Perfect day (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/12/perfect-day.html):

La vecchia autoradio suonava la melodia struggente di "Perfect day", e fuori dal finestrino appannato scorrevano le luci intermittenti e variopinte delle decorazioni natalizie.

lunedì 2 novembre 2020

Inktober 2020 1 & 2 - Pesce e Filo di Fumo

#inktober #inktober2020


1 - Fish - Pesce
2 - Wisp - Filo di fumo


Nessuna parola ad accompagnare i disegni stavolta, a parte i titoli; ma se vuoi qualcosa da leggere, questi sono i racconti da cui ho tratto ispirazione:

Il primo è il pesce di fuoco volante citato nel brano Ircocervo (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/10/ircocervo.html):

– A saperlo potevo chiederti di trasformarti nel pesce di fuoco volante, invece di continuare a parlarne a vuoto – mormorai.

Per il secondo, avrei tanto voluto disegnate un fuoco fatuo (un altro significato del termine inglese wisp) ma non ne ho trovati tra i miei racconti, perciò ho ripiegato sul filo di fumo del racconto Nebbia (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/05/nebbia.html):

La nebbia fitta impediva di vedere qualsiasi cosa, ma subito, come per un incantesimo, la nebbia si disperse e una strana creatura emerse dalle grigie e informi profondità di quel cielo anonimo. La creatura aveva un volto e un corpo femminile, ma candide ali al posto delle braccia. Era una donna-angelo, e stava sorridendo. Poi il filo che saliva tornò a essere piatto e le figure che aveva fino ad allora creato si dispersero nella semioscurità della tenda.

sabato 31 ottobre 2020

Torvo

Torvo [tór-vo] agg. Che esprime astio, rancore; bieco.

Etimologia
: dal latino torvus, "minaccioso, feroce", forse connesso con torquēre, "torcere".

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La donna mi guardava dall'alto con espressione torva, occhi selvaggi e un coltello in mano. Sembrava pronta a saltare giù dalla trave da un momento all'altro, nonostante le mormorassi di stare buona e di non fare nulla di cui si sarebbe potuta pentire.
Non avevo posti in cui nascondermi e la porta era stata sprangata dietro di me.
Io non ci volevo nemmeno entrare in quella casa.
Ma facciamo un passo indietro.
Era la mattina del 31 ottobre quando i miei amici mi proposero "un'esperienza che non avrei mai potuto dimenticare". Ormai cacce al tesoro, case stregate, escape room non erano più una novità per me, perciò all'inizio fui un po' scettico.
– Sarà la solita baggianata di Halloween – dissi loro. – Qualche ragnatela finta, qualche manichino, e se va bene due o tre persone in maschera pronte a spuntare da dietro l'angolo. E hanno il coraggio di chiamarla casa degli orrori?
La mia occhiata torva avrebbe dovuto farli desistere, ma loro mi ripeterono con insistenza che questo era diverso da qualunque altra cosa avessi provato prima. Mi passarono un volantino che prometteva "una notte da brividi", "un'esperienza mostruosa", e terminava chiedendo "Riuscirai a sopravvivere fino all'alba?" Per farli contenti, tra le varie opzioni scelsi "La fuga dell'uomo-zucca" e promisi che mi sarei presentato puntuale all'appuntamento.
Al mio arrivo, mi ritrovai in quella che sembrava una banalissima festa in maschera, annaffiata da alcol in quantità spropositate come da tradizione. Bevvi, come tutti. Solo quando la gente cominciò ad addormentarsi capii che qualcosa non andava.
I miei amici avevano ragione: questa era un'esperienza diversa da qualunque altra avessi sperimentato prima. Perché quando mi svegliai, capii che il mostro qui ero io.
Sissignore, non so dire come, ma ero diventato io l'uomo-zucca, e mio era l'onere di fuggire da una pazza intagliatrice di zucche intenzionata a rifarmi il sorriso.

giovedì 29 ottobre 2020

Inktober 52... in pausa

Come avevo già spiegato altrove, Inktober 52 è una versione di Inktober (che prevede un disegno al giorno per tutto il mese di ottobre) allargato all'intero anno e al ritmo più abbordabile di un disegno a settimana.
Avendo cominciato tardi, io avevo raddoppiato a due disegni a settimana, un ritmo comunque ancora fattibile, e di questo passo avevo calcolato di raggiungere gli altri a fine novembre, rallentando così per l'ultimo mese dell'anno. Ma... ma non avevo calcolato che con l'arrivo di Inktober, già impegnativo di suo, l'altro progetto sarebbe stato messo in pausa.
E così mi ritrovo oggi senza più una parola su cui basare i miei disegni e i mini racconti che li accompagnano. Inktober 52, a quanto ne so, dovrebbe riprendere il giovedì della prima settimana di novembre. Ancora non so in che modo, se continuerà togliendo le settimane di ottobre (spero di no... così salterebbe tutta la numerazione dei disegni!), se per recuperare raddoppieranno il numero di spunti alla settimana come avevo fatto io o se continueranno a fornire una parola alla settimana fin dopo capodanno, sforando nei primi mesi dell'anno prossimo fino ad arrivare a completare tutte e cinquantadue le "caselle", che però a questo punto non corrisponderanno più alla numerazione delle settimane dell'anno. In qualunque modo sceglieranno di proseguire, io a questo punto mi ritrovo senza spunti per continuare, come fino ad ora, con due mini racconti a settimana. Ed è per questo motivo che entrerà in gioco un altro quadernetto.


L'ennesimo quadernetto troppo bello per scriverci i miei appunti disordinati.


Ho deciso che, per coprire questa pausa e i post che resteranno vuoti tra una parola di Inktober 52 e l'altra, sfrutterò questo quadernetto e le parole dell'Inktober ufficiale per qualche disegno senza racconto. O meglio, che illustra un racconto che ho già scritto o una storia che ho letto. L'idea era di scegliere tra i racconti presenti in questo blog, o illustrare qualche scena dal romanzo che dovrei darmi da fare a pubblicare, oppure omaggiare un libro o un racconto altrui.
Voi che ne dite, che cosa preferireste vedere in questa serie?

lunedì 26 ottobre 2020

39 - Dungeon - Prigione sotterranea

#inktober #inktober52


Una dentro l'altra


Ricetta per una matrioska di prigioni sotterranee: giocare a Dungeons & Dragons in una prigione sotterranea che si trova all'interno di un videogioco di Dungeons & Dragons giocato in una prigione sotterranea.

sabato 24 ottobre 2020

Anelito

Anelito [a-nè-li-to] s.m. Soffio vitale; l'estremo anelito, l'ultimo respiro. fig. Aspirazione, forte desiderio, brama, sete.

Etimologia:  il termine proviene dal latino anhelĭtus, sostantivo ricavato dal verbo anhelāre, "ansare", il quale è composto da an, "sopra, di nuovo", e halare, "spirare, soffiare".


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Respiro confusione. Ho memoria di una notte lunga, e oscura, che si estende all'infinito prima di questo momento, ma è un ricordo dai contorni sfilacciati come gli orli di una vecchia coperta. So che deve esistere qualcos'altro, che deve esserci qualcosa di più, ma non rammento in che pozzo ho lasciato il mio nome.
L'oscurità è scacciata dal chiarore di una fiamma, e da una voce di donna, e io comprendo di aver aperto gli occhi. La stanza è spoglia, spartana come la cella di un monaco. Non vedo la donna, ma continuo a udire la sua voce, una voce che scava nella mia testa divorando i pensieri come un tarlo nel legno.
Il suo mormorio non ha significato alle mie orecchie: lei pronuncia incantesimi parlando nella lingua del diavolo. "Strega!" vorrei accusarla, ma dalle mie labbra non esce alcun suono.
Non una sola, ma tre, ora ricordo. Erano tre le streghe che mi hanno tolto la vita perché non ho voluto cedere ai loro malefici.
Quando infine la voce cessa e io la vedo, non assomiglia ad alcuna di loro. La strega ha l'aspetto di una innocente fanciulla bionda, ma io lo so che è un inganno. L'Inferno ha travestito la sua servitrice da angelo.
– Ti ho riportato indietro – mi dice. – Ma non avrei potuto farlo, se non ci fosse stato in te un solo anelito di vita. Ciò che sarà d'ora innanzi, dipende solo da te.
Urlo in silenzio, consapevole che la strega mi ha strappato al Paradiso, al luogo a cui appartengo quale uomo di Chiesa retto e onesto, dannando per sempre la mia anima con la sua immonda stregoneria.
– Non desideri la vita? È un vero peccato. Saremmo potuti essere amici.
La vedo afferrare un coltello e avvicinarsi, e io mi affretto a rivolgere preghiere al Signore di riaccogliermi nel suo regno. In fondo non fu mia la colpa, se per mano di una strega dovrò rendere per la seconda volta il mio estremo anelito.

giovedì 22 ottobre 2020

38 - Hats - Cappelli

#inktober #inktober52



In testa


Quando il cappellaio del paese lasciò la sua attività senza nominare un successore, la brava gente di Capocoperto dovette ingegnarsi per mettersi qualcosa in testa.

lunedì 19 ottobre 2020

37 - Fragile - Delicato

#inktober #inktober52



Falsi miti


Delicate, hai detto? Sbagliato, quella è solo propaganda. I libri di fiabe le dipingono come creature fragili e leggiadre, simili a farfalle, ma in realtà le fate sono le guerriere più temibili e feroci di tutto il mondo magico.

sabato 17 ottobre 2020

Versipelle

Versipelle [ver-si-pèl-le] agg., s.m. e f. (pl. -li) lett. Che/chi è doppio, simulatore, opportunista; estens. Che/chi muta parere per tornaconto personale.

Etimologia: dal latino versipellis, composto da versus participio passato di vertĕre, "volgere, girare", e pellis, "pelle".


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Metà della ciurma non si fidava di me. Non potevo biasimarli, nemmeno io mi sarei fidata di me stesso. Confinata negli spazi ristretti di una nave, dove nessuno poteva scendere o salire, le mie maschere erano trasparenti. Eppure continuavo a cambiarle, anche se era illogico e inutile. Era diventato un bisogno, era più forte di me. Non potendo andare altrove, cambiare orizzonte e compagnia, modificavo l'unica cosa su cui ancora avevo il completo controllo: il volto che mostravo al mondo. Così ero un giorno un uomo, un giorno una donna, a volte un ragazzino, e altre volte un vecchio. E con il mio volto cambiava il mio nome, la mia storia, ma mai il mio scopo.
Ogni mia maschera voleva andarsene dalla nave che era diventata la nostra prigione.
Con alcuni membri dell'equipaggio, quelli abbastanza folli, il mio talento funzionava davvero. Un po' li invidiavo perché, grazie a me, avevano l'impressione che a bordo vi fossero molte più persone di quante ce n'erano realmente.
Altri invece avevano capito, ma stavano al gioco, e ogni volta mi accettavano per come mi presentavo. Non avevo mai avuto un amico, non ne sentivo il bisogno, ma queste erano le persone più vicine ad essere definite tali che avessi mai incontrato.
E infine c'erano quelli che mi guardavano con sospetto, che bisbigliavano alle mie spalle, che spiavano ogni mia mossa. Furfante, mi chiamavano, impostore, versipelle.
Avrei volentieri buttato fuoribordo i più ostili, se poi non avessi avuto tutti gli altri ad accusarmi, e a ripagarmi con la stessa moneta.
Volevo scappare dalla nave volante, ma precipitare di sotto non era il modo più consigliabile di farlo.
E così sopportavo, anche quando tentavano di convincere i pazzi che mi credevano a smettere di farlo. – Non dare retta a quella truffatrice versipelle – dicevano. – Se le permetti di prenderti in giro, ti ruberà tutto e ti lascerà in mutande.
Che ingenui. Credevano di essere svegli, ma non avevano capito che io non ero in cerca di tesori, bensì a caccia di segreti.

giovedì 15 ottobre 2020

36 - Drill - Trapano

#inktober #inktober52



Fai da folletto


– Ho come l'impressione che stiamo sbagliando qualcosa – borbottò il più anziano, mentre gli altri folletti roteavano aggrappati al trapano. Lo avevano "preso in prestito" per uno scherzo allo scoiattolo e al picchio, ma sembrava che lo scherzo fosse stato fatto a loro.

lunedì 12 ottobre 2020

35 - Balance - Equilibrio

#inktober #inktober52



Maestro felino


Niente insegna l'equilibrio quanto la convivenza con un gatto. Soprattutto se gli viene voglia di coccole quando tu stai facendo yoga.

sabato 10 ottobre 2020

Fanfara

Fanfara [fan-fà-ra] s.f. 1. Banda musicale perlopiù appartenente a un corpo militare, composta da strumenti a fiato e a percussione. 2. estens. Composizione musicale composta per tale banda.

Etimologia: proviene dal francese fanfare, voce di origine onomatopeica.

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Il primo segnale che stava per succedere qualcosa che probabilmente avrei preferito non vedere fu la gente che correva sciamandoci attorno; ma, contrariamente al solito, non stava scappando da un pericolo, bensì vi correva incontro con entusiasmo. Il secondo segnale fu la fanfara che si udì in lontananza, un motivetto ritmato con alti squilli di tromba e rulli di tamburi. Il terzo segnale, se mai ce ne fosse stato bisogno, fu il luccichio negli occhi di Alcyone.
– Ma che succede? Oh, dai, andiamo a vedere! – cinguettò la ragazza, voltandosi in un turbinio di gonna rossa e una totale assenza di un sano istinto di sopravvivenza.
"No. Non stavolta. Non ancora" volevo dirle, ma lei già mi aveva afferrato per un polso e mi trascinava avanti tra folla.
C'erano volte in cui la mente di Alcyone saltava da un'idea all'altra e non si fissava su nessuna abbastanza a lungo da metterla in pratica. Mentre arrancavo per starle dietro pregai che qualcosa, qualsiasi altra cosa la distraesse. Ma non avevo molte speranze, con la musica che si faceva sempre più alta e le famiglie che si chiamavano per restare unite e commentavano il corteo in arrivo. "Animali!" si sentiva gridare da più parti, e "Musicanti!", e ancora "Mai visto!", tanto che, mentre ci facevamo largo tra la ressa con contorsioni e spintoni per cercare di arrivare a vedere qualcosa, mi immaginai che quella in arrivo fosse una comune banda musicale che accompagnava un serraglio di animali esotici.
Ma con Alcyone non c'è mai niente di semplice.
Quando sbucammo oltre il muro di persone, la fanfara stava già passando e mi ritrovai a fissare una coda che spuntava da un'uniforme rossa. Alzai gli occhi. C'era un asino che strimpellava un mandolino, un gatto che suonava un flauto, un cane che batteva le zampe su un tamburo appeso al collo, un gallo che marciava impettito soffiando dentro una tromba e tanti, tantissimi altri animali che camminavano ritti su due zampe, avendo le altre impegnate con il proprio strumento.

giovedì 8 ottobre 2020

34 - Gauntlet - Guanto d'arme

#inktober #inktober52



Difesa inopportuna


Da quando era stata nominata cavaliere, lady Mildred indossava con orgoglio i suoi guanti d'arme ovunque. Persino durante i balli di corte, dove farle il baciamano era diventato per i suoi spasimanti un'attività rischiosa.

lunedì 5 ottobre 2020

33 - Brain - Cervello

#inktober #inktober52



Sfida tra cervelli


Non c'è nulla di più cervellotico di una partita a scacchi tra telepati. Il vero campo di battaglia non è la scacchiera ma la mente dei giocatori, dove ognuno cerca di carpire la strategia dell'altro mentre cela la propria dietro false informazioni.

sabato 3 ottobre 2020

Borborigmo

Borborigmo [bor-bo-rìg-mo] o Borborismo [bor-bo-rì-smo] s.m. med. Gorgoglio spontaneo dell'intestino.

Etimologia: deriva dal greco borborygmós, che a sua volta proviene dal verbo borborýzein, "gorgogliare, brontolare". Voce formata per onomatopea.


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– Hai fame?
Era la domanda più banale che avrebbe potuto rivolgergli. La pancia di Hilo era tutta un borborigmo. Certo che ha fame, avrebbe voluto gridare Maarit, e anch'io ne ho. Invece il bambino scosse la testa, stringendo più forte, con espressione risoluta, il pupazzo che gli aveva fatto Josef. – No che non ho fame. Posso camminare ancora un pochino, ce la faccio.
Hilo alzò la testa e rivolse alla sconosciuta un sorriso forzato, simile a quelli con cui aveva imparato a rispondere a Karol. Karol, la donna cattiva che aveva minacciato di ucciderli al primo lamento. O di lasciarli indietro, da soli, il che era praticamente la stessa cosa, anzi, era più spaventoso.
Ma poi Karol era morta e l'unico rammarico di Maarit era di non essere stata abbastanza forte da farlo lei stessa. Da allora stavano con Josef, che li aveva salvati. Erano stati con lui fino a tre giorni prima. Quando Josef non era tornato dalla consueta esplorazione per raccogliere cibo, Hilo e Maarit erano usciti dal rifugio per cercarlo, ma erano stati trovati da qualcun altro.
Lanyo, questo il nome della sconosciuta che li aveva trovati a vagare nelle terre desolate, era secondo il giudizio impietoso di Maarit una donna buona ma molto più ingenua di lei. Hilo però ne aveva paura, perché come madre non ricordava altri che Karol. Perciò pestava i piedi, in una sorta di marcia baldanzosa per coprire i borborigmi sempre più rumorosi. E sorrideva in un modo che a Maarit faceva male guardare, ma che Lanyo aveva scambiato per gioia sincera.
Non se ne accorgeva. Non si accorgeva di nulla, pensò Maarit, neppure che Hilo era trasalito nel sentire la sua mano scompigliargli capelli e la sua voce incurante dire: – Bravo bambino. Siamo quasi arrivati, vedrai.
Maarit cominciò a odiarla in quel momento, e ad augurarle in segreto la stessa sorte di Karol, anche se si rendeva conto che Lanyo non aveva alcuna colpa se non quella di essere troppo gentile con loro dopo che qualcun altro non lo era stato affatto.

giovedì 1 ottobre 2020

32 - Tail - Coda

#inktober #inktober52



L'arrogante


Nessuna meraviglia che avesse il nome di un dio come pseudonimo. Era il presidente di uno degli stati più piccoli, eppure si comportava come se fosse stato l'imperatore del mondo. Così vanitoso, che se gli fosse spuntata una coda da pavone non ne sarei stata sorpresa.

lunedì 28 settembre 2020

31 - UFO

#inktober #inktober52


Non identificato


E infine era accaduto. Avevamo tanto sentito parlare di ufo, oggetti volanti non identificati, senza immaginare che alla fine saremmo stati noi il mistero nei cieli di qualcun altro.

sabato 26 settembre 2020

Struggimento

Struggimento [strug-gi-mén-to] s.m. Sofferenza spirituale, acuta, ma anche dolce, che tormenta lentamente.

Etimologia: deriva dal verbo struggere, contratto da distruggere che ha la sua origine nel latino destruere, "ridurre a nulla, disfare", composto dal prefisso de privativo e da struere, "costruire, disporre".

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La mattina del terzo giorno di vacanza aprivo gli occhi in preda al consueto struggimento, che era solo un anticipo di quello che avrei patito per tutto il resto dell'anno. Era il nostro ultimo giorno assieme per quell'estate, e come al solito, era arrivato fin troppo presto. Ma l'ultima cosa che volevo era perdere tempo a crogiolarmi in quella malinconia, perciò mi alzavo alla svelta, mi vestivo in fretta, e quasi non facevo colazione nella foga di uscire di casa per andare a incontrarlo. Salutavo i miei genitori ancora assonnati - d'altra parte, era vacanza anche per loro - e di buon mattino, come mai mi capitava in una qualunque altra giornata, mi precipitavo all'appuntamento nella nostra radura segreta.
Jake di solito era già lì, come se non avesse dormito, o come se avesse dormito nel cuore del bosco. In sua presenza cercavo di essere la consueta me stessa, pronta a seguirlo in qualunque avventura mi avrebbe proposto e a meravigliarmi delle sue trasformazioni, senza lasciar trapelare nulla del mio tormento, per non rovinare le poche ore che ci restavano. A volte, di tanto in tanto, riuscivo perfino a dimenticare che il nostro tempo era contato. Ma per quanto desiderassi poter dilatare i minuti e rendere quella giornata infinita, il tramonto del terzo giorno arrivava sempre.
Quando, alla sera di quel terzo giorno, lo vedevo sparire oltre il portale, mi sentivo come svuotata, e allora mi voltavo, raggiungevo a passi lenti il pontile sul lago, e lì mi accasciavo e piangevo tutta la mia disperazione.
L'indomani avrei proseguito la mia vita come se nulla fosse, cercando di ignorare lo struggimento che mi s'insinuava sottopelle come un parassita ogni volta che mi capitava di ripensare ai tre giorni assolutamente fantastici vissuti in compagnia del mio ragazzo dal futuro.

giovedì 24 settembre 2020

30 - Sandy - Sabbioso

#inktober #inktober52



Il mondo di ghiaccio


Non ci sono clessidre a Olosje. Così come il nostro tempo, la nostra sabbia è immobile, i granelli legati da nodi di brina. Solo per un'estate impossibilmente calda il ghiaccio si è sciolto e il tempo ha ripreso a scorrere.

lunedì 21 settembre 2020

29 - Garden - Giardino

#inktober #inktober52


Il giardino della driade


Il mio non è solo un giardino: è il luogo dove tengo gli amici più cari. E nulla conta che la loro vita si nasconda dietro una ruvida corteccia, o che duri il tempo di una sola stagione.

sabato 19 settembre 2020

Edulcorare

Edulcorare [e-dul-co-rà-re] v.tr. (edùlcoro ecc.) [sogg-v-arg] 1. Rendere dolce un alimento. 2. fig. Presentare qualcosa come meno grave o sgradevole di quanto sia effettivamente, mitigare.

Etimologia: dal francese édulcorer, attraverso il latino medievale edulcorare che deriva da dŭlcor, "dolcezza", e da dŭlcis, "dolce".

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– Ancora? – esclamò Sharona, scoprendomi prostrata sul divano al suo ritorno a casa. Annuii e basta, perché entrambe sapevamo a cosa si riferiva.
Un mese fa avrei dovuto nascondere i lividi, oppure mentirle. Fingere di essere caduta in bicicletta, di essermi messa tra un ragazzino e un gruppo di bulli, o di aver incrociato un mio ex che non apprezzava la mia nuova, non convenzionale relazione. Mi era successo davvero un paio di volte, anche se si erano limitati a insultarmi.
Da qualche settimana, però, i sotterfugi non erano più necessari. Sharona sapeva del gioco, ne faceva parte, e aveva sperimentato lei stessa le conseguenze di una sconfitta. Ne ero sollevata, perché ultimamente mi capitava di perdere fin troppo spesso.
Mi alzai a sedere sul divano, facendo spazio a Sharona che portava due tazze di tè e una borsa del ghiaccio. Lasciò le tazze sul tavolinetto davanti a noi e si sedette.
– È uno schifo di periodo, questo – brontolai, trasalendo quando lei mi posò il ghiaccio sulla spalla. – Sembra che tutti i giocatori stranieri di alto livello si siano radunati in città apposta per prendere di mira me.
– Sai, a volte preferirei che ti fossi scelta un hobby meno violento. Qualcosa come il cucito, o la pittura. – Sharona sogghignò mentre edulcorava il suo tè con una pastiglietta dolcificante. – Ma non saresti più tu. Allora, ti va di parlarne? – mormorò in tono suadente.
La sua domanda mi lasciò perplessa. Vero, non ero più costretta a mentire, ma la battaglia di oggi era stata pesante. Non avevo mai incontrato nessuno che sapesse combattere come quell'uomo. Pareva conoscere tutti i miei punti deboli, e non so come, ma aveva capito la maniera in cui avrei odiato perdere. Mi aveva reso inerme. Mi aveva costretto a supplicarlo, prima di concedermi la fine della sfida nel modo più doloroso.
Le raccontai una versione edulcorata della battaglia, perché anche se non dovevo più nasconderle la causa, Sharona continuava preoccuparsi per i miei lividi.

giovedì 17 settembre 2020

28 - Wires - Cavi

#inktober #inktober52


Conto alla rovescia


Mi restavano pochi secondi prima che il cuore mi scoppiasse dalla gioia. Primo problema: non ricordavo le istruzioni. Dovevo tagliare il cavo blu, quello rosso... o forse il verde? Secondo problema: non ero del tutto sicura di voler fermare il conto alla rovescia.

lunedì 14 settembre 2020

27 - Eyes - Occhi

#inktober #inktober52



La Foresta dai mille occhi


L'intrepido esploratore si addentrava cauto nella Foresta dai mille occhi. Con un nome così era normale sentirsi osservati a ogni passo, ma è solo un'impressione, si disse.
Oh, come si sbagliava...

sabato 12 settembre 2020

Propalare

Propalare [pro-pa-là-re] v.tr. [sogg-v-arg] Diffondere, divulgare qualcosa, specialmente cose che dovrebbero restare segrete.

Etimologia: proviene dal latino medievale propalāre, composto da pro, "avanti", e pălăm,  "apertamente, palesemente".

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Avevo mantenuto il segreto fin da quando ne avevo veduto uno da bambino. Abitavo a nord a quel tempo, molto più a nord, in un luogo di lunghe notti striate da luci danzanti. Appena arrivato, una di quelle notti ero uscito da solo a guardarle, e me lo ero trovato di fronte a una distanza di dieci metri, forse meno. Sotto i nastri di luce ci eravamo fissati, come incuriositi l'uno dall'altro; poi la creaturina grigia, poco più alta di me, aveva sollevato una mano dalle lunghe dita davanti alla bocca sottile. L'intera mano, non un solo dito, eppure, istintivamente, io l'avevo capito.
La mattina dopo, a colazione, non avevo propalato l'insolito avvistamento ai miei genitori. Un po' me ne vergognavo: ci eravamo trasferiti lì perché entrambi erano scienziati, impegnati nello studio dei ghiacci, e gli omini grigi non esistevano nel loro universo.
Ancora non sapevo quanto sarebbero diventati parte integrante del mio.
Notte dopo notte continuai a incontrarli. Loro non parlavano, eppure era come se lo facessero. Ogni mattina mi svegliavo un po' più consapevole. Forse, anche un po' più saggio.
Anni dopo, credo di essere diventato presso di loro una specie di ambasciatore. La nomina non è mai stata ufficiale, ma sta di fatto che ovunque io sia, sebbene mi sia trasferito molto di frequente per evitare problemi con i vicini di quaggiù, i vicini di lassù mi trovano sempre. E la cosa non può che farmi piacere, perché mi piace aiutarli. Ma l'ultimo trasferimento, fin da subito, si era rivelato piuttosto problematico. Tutta colpa di una certa vicina, la signora Emilia, il cui principale passatempo consisteva nel propalare qualunque segreto le giungesse all'orecchio. Non appena la conobbi, ovvero venti minuti dopo essere entrato nella mia nuova casa, capii che avrei avuto bisogno di tutta la mia astuzia per tenerla lontana dai miei silenziosi amici.
La situazione si complicò il giorno in cui non fui più l'unico in zona ad averne avvistato uno.

giovedì 10 settembre 2020

26 - Half - Metà

#inktober #inktober52



Moltiplicare dividendo


Secondo alcuni, nascere con un gemello equivale a vivere una vita a metà. Dividere tutto, dal compleanno, ai vestiti, fino all'ultimo biscotto della scatola. Per me, invece, dividere la vita con la mia gemella significa vivere il doppio.

lunedì 7 settembre 2020

25 - Lunar - Lunare

#inktober #inktober52


Ingannevole


La Luna ti mette alla prova. La sua non è luce, è candore preso in prestito. Sta a te intuire che dietro tutto quel bianco si nasconde un lato oscuro.