sabato 17 ottobre 2020

Versipelle

Versipelle [ver-si-pèl-le] agg., s.m. e f. (pl. -li) lett. Che/chi è doppio, simulatore, opportunista; estens. Che/chi muta parere per tornaconto personale.

Etimologia: dal latino versipellis, composto da versus participio passato di vertĕre, "volgere, girare", e pellis, "pelle".


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Metà della ciurma non si fidava di me. Non potevo biasimarli, nemmeno io mi sarei fidata di me stesso. Confinata negli spazi ristretti di una nave, dove nessuno poteva scendere o salire, le mie maschere erano trasparenti. Eppure continuavo a cambiarle, anche se era illogico e inutile. Era diventato un bisogno, era più forte di me. Non potendo andare altrove, cambiare orizzonte e compagnia, modificavo l'unica cosa su cui ancora avevo il completo controllo: il volto che mostravo al mondo. Così ero un giorno un uomo, un giorno una donna, a volte un ragazzino, e altre volte un vecchio. E con il mio volto cambiava il mio nome, la mia storia, ma mai il mio scopo.
Ogni mia maschera voleva andarsene dalla nave che era diventata la nostra prigione.
Con alcuni membri dell'equipaggio, quelli abbastanza folli, il mio talento funzionava davvero. Un po' li invidiavo perché, grazie a me, avevano l'impressione che a bordo vi fossero molte più persone di quante ce n'erano realmente.
Altri invece avevano capito, ma stavano al gioco, e ogni volta mi accettavano per come mi presentavo. Non avevo mai avuto un amico, non ne sentivo il bisogno, ma queste erano le persone più vicine ad essere definite tali che avessi mai incontrato.
E infine c'erano quelli che mi guardavano con sospetto, che bisbigliavano alle mie spalle, che spiavano ogni mia mossa. Furfante, mi chiamavano, impostore, versipelle.
Avrei volentieri buttato fuoribordo i più ostili, se poi non avessi avuto tutti gli altri ad accusarmi, e a ripagarmi con la stessa moneta.
Volevo scappare dalla nave volante, ma precipitare di sotto non era il modo più consigliabile di farlo.
E così sopportavo, anche quando tentavano di convincere i pazzi che mi credevano a smettere di farlo. – Non dare retta a quella truffatrice versipelle – dicevano. – Se le permetti di prenderti in giro, ti ruberà tutto e ti lascerà in mutande.
Che ingenui. Credevano di essere svegli, ma non avevano capito che io non ero in cerca di tesori, bensì a caccia di segreti.

Nessun commento:

Posta un commento