Sapori alieni
Non conosci davvero i piaceri della tavola finché non hai assaggiato la cucina arturiana. Solo dopo un cucchiaio della famosa Zuppa di tentacoli alla Mod capirai quanto sono buone le Razioni Spaziali Standard in scatola.
Lo guardo, lui e quel suo brutto sorriso sotto il naso storto. Afferro un sassolino da una crepa e glielo tiro. La pietruzza lo colpisce a una gamba e lui mi sorride ancora di più.
La Valle si stendeva ai miei piedi nella brezza vespertina, e con lei la speranza di una nuova vita.
Estate o inverno, non lo avevo mai visto privo di una tutina candida, con tanto di cappuccio da cui spuntava un cornino dorato. Mi era sembrato bizzarro che Merry lo avesse chiamato Nuvola Rosa e che insistesse nel farlo vestire così, dato che non credeva agli unicorni.
Nyxi mi lascia il polso, e alla fioca luce della lanterna lontana scopro sulla mia pelle il segno che hanno lasciato le sue dita bianche e fredde, dalle unghie nere. Alzo lo sguardo al suo viso emaciato, dagli occhi vitrei, guance scavate, e un sorriso a denti aguzzi.
Se non la conoscessi, potrei averne paura.
Mentre raccontavo loro di quel duello orribile riaffiorarono tutte, una dopo l'altra, le ferite e le botte che ancora bruciavano nella mia memoria. Le staffilate alla schiena e alla spalla sinistra con il lato piatto della lama. La ferita superficiale che mi aveva intorpidito un avambraccio. Il taglio sulla coscia, e il colpo in testa con i petali argentati e taglienti che ricoprivano l'elsa.
Suré è immobile, sdraiata sulla pancia a braccia conserte per sostenere il mento, e fissa il topo con l'aria di una gattina famelica.
Che fa quell’armadio ambulante? Mi sta fissando. È già da un po’ che mi fissa. E poi si muove. Non credevo che riuscisse a muoversi, ma lo fa. E allora mi prende il panico. Non verrà mica da me, quello? Strillo alle mie compari.
La vecchia autoradio suonava la melodia struggente di "Perfect day", e fuori dal finestrino appannato scorrevano le luci intermittenti e variopinte delle decorazioni natalizie.
– A saperlo potevo chiederti di trasformarti nel pesce di fuoco volante, invece di continuare a parlarne a vuoto – mormorai.
La nebbia fitta impediva di vedere qualsiasi cosa, ma subito, come per un incantesimo, la nebbia si disperse e una strana creatura emerse dalle grigie e informi profondità di quel cielo anonimo. La creatura aveva un volto e un corpo femminile, ma candide ali al posto delle braccia. Era una donna-angelo, e stava sorridendo. Poi il filo che saliva tornò a essere piatto e le figure che aveva fino ad allora creato si dispersero nella semioscurità della tenda.